Distorsioni, fratture, cadute violente hanno spesso reso difficile la vita a molti atleti nel corso delle ultime edizioni dei giochi costringendoli in alcuni casi a rinunciare a partecipare alle gare com’è successo alle Olimpiadi del 2020, a Giorgia Villa a causa di una distorsione alla caviglia e a Larissa Iapichino a seguito di una distrazione dei fasci anteriori del legamento deltoideo del piede destro.
In questi giorni, il pubblico dei giochi ha tremato per la stella della ginnastica americana Simone Biles che ha vissuto un momento di difficoltà durante le qualificazioni, manifestando segni di un possibile infortunio alla gamba. In tutti questi casi, spesso il ‘primo soccorso’ prestato è l’applicazione di ghiaccio, primo anestetico e anti-infiammatorio da sempre alleato degli sportivi. Per le Olimpiadi di Parigi si prevede l’utilizzo di una quantità di ghiaccio pari a 650 tonnellate (450 per le Olimpiadi e 200 per le Paralimpiadi). Ma un team di ricercatori in un editoriale pubblicato sul British Journal of Sports Medicine solleva dubbi sia sull’effettiva efficacia del ghiaccio come ‘terapia’ per gli atleti, sia sull’impatto ambientale del “livello straordinario” di ghiaccio richiesto, di gran lunga superiore a quello di Tokyo 2020.
Una richiesta straordinaria
Inizialmente la richiesta di ghiaccio, sulla base delle domande delle varie Federazioni Internazionali, era decisamente più alta: 1.624 tonnellate, per un costo di 2,5 milioni di euro. Una cifra rivista poi al ribasso perché nessuno riusciva a garantire una tale fornitura.
L’impatto ambientale del ghiaccio
Nell’editoriale sul British Journal of Sports Medicine, gli accademici provenienti da Francia, Qatar, India e Svizzera hanno ricostruito il percorso del ghiaccio verso Parigi, arrivando alla conclusione che è dannoso per il Pianeta. Tutto questo materiale richiede, infatti, una grande quantità di risorse: acqua ed energia per la produzione, la conservazione e il trasporto.
Il rischio degli sprechi
Circa 22 tonnellate di ghiaccio sono state consegnate ai luoghi di gara dei Giochi Olimpici estivi di Tokyo 2020 per scopi medici. Altre 42 tonnellate sono state fornite ai villaggi olimpici, in parte tramite distributori automatici di ghiaccio. Ma i ricercatori sottolineano che non è noto quanto sia stato effettivamente utilizzato e quanto sia stato sprecato.
Serve davvero?
Quello che non viene consumato per raffreddare cibi o bevande, viene impiegato per la crioterapia sotto forma di impacchi di ghiaccio, pompe di compressione, bagni di ghiaccio e immersione in acqua fredda, pratica ampiamente utilizzata dagli atleti e dai loro team di supporto per gestire infortuni e malattie e accelerare il recupero. Ma gli scienziati fanno notare: “Oltre alle sfide logistiche legate alla produzione, al trasporto e alla conservazione, il ghiaccio è spesso utilizzato per ottenere benefici che non sono basati su evidenze. Ancora più importante, il ghiaccio potrebbe avere l’effetto opposto a quello previsto, come il ritardo nella rigenerazione dei tessuti o il peggioramento del recupero”.
Immersioni in acqua fredda
Gli scienziati sottolineano nel loro editoriale che l’immersione in acqua fredda è utile per un rapido sollievo dall’esaurimento da calore dopo l’esercizio in temperature calde, per alleviare il dolore muscolare dopo un esercizio prolungato a temperature normali, ed è utile se si prevede dolore muscolare dopo diversi giorni di allenamento. Ma non dovrebbe essere usata per il recupero tra sessioni consecutive di allenamento ad alta intensità, né per il recupero immediato o a lungo termine dopo l’esercizio di resistenza. L’immersione in acqua fredda ha rappresentato circa il 10% dei trattamenti prescritti dai fisioterapisti alle cliniche olimpiche di Atene 2004 e Londra 2012, salendo al 44% a Rio 2016, principalmente per scopi di recupero (98%), con il resto per infortuni.
Pianificare meglio il fabbisogno
Sulla base di queste considerazioni, gli editorialisti del British Journal of Sports Medicine concludono: “La comunità di medicina sportiva e dell’esercizio ha bisogno di dati migliori sulla quantità effettiva di ghiaccio consumata nei grandi eventi sportivi, per quali scopi e a quali costi finanziari e ambientali. Quando si pianifica la fornitura di ghiaccio, gli organizzatori dovrebbero mirare a minimizzare l’uso di pratiche non basate su evidenze e promuovere una maggiore sostenibilità. Tuttavia, il ghiaccio dovrebbe rimanere disponibile per determinate situazioni, tra cui il sollievo dal dolore acuto, esigenze specifiche di recupero e la gestione del colpo di calore da sforzo”. Proprio la sostenibilità per Parigi 2024 è tra gli obiettivi principali, dato che l’organizzazione ha pensato a limitare l’impatto ambientale dell’evento in (quasi) tutti gli ambiti a parte quello del ghiaccio.