I leader mondiali alla Cop 26 hanno dichiarato guerra alla deforestazione. “Ma l’Italia ha già conseguito questo obiettivo, avendo abbandonato dal Dopoguerra ad oggi 10 milioni di aree agricole, un terzo dell’Italia, e conseguentemente aumentato la superficie forestale, che è passata da 5 ad 11 milioni di ettari”, sostiene Mauro Agnoletti, professore della scuola agraria dell’Università di Firenze. Ma sono boschi abbandonati, che vanno gestiti equilibrando il loro rapporto con l’agricoltura sostenibile a bassa intensità energetica. L’alleanza bosco-agricoltura tradizionale è una delle chiavi per ridurre le emissioni di CO2 e l’importazione di alimenti dall’estero. E con questo scopo è nato a Firenze il progetto di associare le 27 entità iscritte nel Registro dei Paesaggi Rurali Storici, progetto maturato al termine dei tre giorni di lavoro organizzati da Università di Firenze e Horizon, la startup che si occupa della valorizzazione del paesaggio rurale, con il patrocinio del Mipaf.

“Dobbiamo ricordare che alcune colture agricole, come gli oliveti, assorbono più CO2 di un bosco – ha spiegato Agnoletti – e possono contribuire sia alla produzione di alimenti che alla mitigazione del riscaldamento. L’Italia può contribuire alla salvaguardia del pianeta insegnando come si combina produzione alimentare e conservazione dell’ambiente, puntando su produzioni di qualità associate a qualità del paesaggio. I paesaggi storici italiani, collegati al programma mondiale FAO, sono esempi di adattamento a climi ed ambienti difficili e mutevoli, che hanno resistito alla prova del tempo”. Tra gli esempi di attività agricole virtuose per la mitigazione delle emissioni e la difesa del suolo a Firenze sono stati ricordati il giardino pantesco di Pantelleria; la tecnica dei muretti a secco; i limoneti di Amalfi; i vigneti eroici della Valtellina, con terrazzamenti che hanno uno sviluppo lineare di 2500 chilometri; i castagneti di Moscheta in Toscana; le colline di Valdobbiadene-Conegliano, recentemente iscritte tra i beni tutelati dall’Unesco. “La creazione del registro – ha detto Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao, intervenuto al convegno di Firenze- aiuta a combattere il cambiamento climatico, individuando una nuova via che permette di valorizzare le culture agricole, per produrre meglio e consumare meno”