Come esseri umani – non c’è nulla di male – siamo pieni di pregiudizi, o bias, come li chiama la scienza, che influenzano le nostre scelte. In qualche caso, però, anche l’ambiente e il clima potrebbero risentirne. Uno studio condotto dall’Università di Ginevra ha infatti mostrato che la nostra resistenza all’acquisto di automobili elettriche è legata in buona parte ad un’errata convinzione, dunque a un bias cognitivo, per cui riteniamo che le prestazioni della batteria non possano assicurarci la percorrenza che ci serve. E, nonostante diverse agevolazioni, ancora oggi il numero di queste auto rimane molto basso, anche a fronte dei benefici per la riduzione delle emissioni di gas serra. I risultati della ricerca sono pubblicati su Nature Energy.
Siamo indietro
I veicoli a combustione interna, che si basano su carburanti quali benzina, gasolio, metano e Gpl, sono responsabili del 18% delle emissioni di gas serra. L’elettrificazione dei mezzi di trasporto è uno dei pilastri alla base della transizione ecologica. Per rientrare negli obiettivi fissati per il 2030, dovremmo arrivare a una diffusione dei veicoli elettrici del 12%, mentre oggi siamo fermi all’1%. Tuttavia, ci sono state e ci sono varie iniziative per facilitare il passaggio, da agevolazioni sui costi a incentivi fiscali fino a una maggiore concentrazione dei punti in cui ricaricare automobili e altri mezzi.
Viaggi senza interruzioni
In questa cornice, i ricercatori di Ginevra hanno voluto comprendere le motivazioni alla base del rifiuto. Per farlo hanno intervistato, tramite questionari online, più di 2mila proprietari di automobili, di varie età e con reddito differente, in Germania e negli Stati Uniti, nel periodo compreso da luglio 2020 a gennaio 2021. Gli autori chiedevano ai partecipanti se a loro avviso un’autovettura completamente elettrica (non ibrida) era in grado di garantire tutti gli spostamenti e i viaggi durante l’arco di un anno – dove nei viaggi si intende andata o ritorno senza doversi fermare per ricaricare la batteria. Successivamente si domandava la loro propensione o l’intenzione di acquistare un’auto elettrica.
Un “errore” pari al 30%
Il risultato? Le barriere sono psicologiche più che tecnologiche o economiche: molti partecipanti segnalavano una quota superiore, rispetto a quella effettiva, di viaggi non coperti da questi veicoli. “Abbiamo rilevato – commenta il coautore Thomas Bosch – che i partecipanti sottostimavano in maniera sistematica la compatibilità delle capacità delle batterie elettriche disponibili attualmente sul mercato con i loro reali bisogni”. Questa sottovalutazione era sostanziale, dato che stimata pari circa al 30%. In pratica il guidatore è erroneamente convinto nel 30% di casi in più, rispetto a quelli reali, che le sue esigenze di spostamento e di viaggio, durante l’arco di un anno, non possano essere coperte da un’automobile elettrica. Nella realtà le automobili elettriche esistenti rispondono molto spesso – quelle con più autonomia quasi sempre, almeno nel campione analizzato – ai bisogni del consumatore.
Informare correttamente
Ma c’è una buona notizia: possiamo fare qualcosa. Oltre ad aumentare il numero di stazioni di ricarica e la dimensione delle batterie, come già sta avvenendo, è importante informare i cittadini sulle reali performance dei veicoli elettrici, correggendo eventuali bias cognitivi. Nello studio, infatti, questo tipo di intervento è risultato efficace nel diminuire la diffidenza verso il cambiamento. Gli autori segnalano che la resistenza era sicuramente minore per chi traeva un vantaggio economico maggiore nel passaggio. In generale la ricerca dimostra che è importante tenere in considerazione anche i fattori psicologici che guidano i nostri comportamenti, quando si tratta di politiche e scelte che riguardano la collettività e che possono avere un impatto sull’ambiente e sulla salute di tutti.