Un borgo medievale e due valli per un weekend tra storia e natura nell’estremo nord di Piemonte, a pochi chilometri dal confine svizzero. Il borgo medievale è Domodossola con il suo centro storico raccolto attorno alla rinascimentale piazza del Mercato, che il sabato si anima con i banchi di uno dei più grandi e antichi mercati della valle. Sono infatti oltre mille anni che tra case padronali a balconate e loggette e portici quattrocenteschi, si vendono prodotti alimentari e abbigliamento, mobili e oggetti dell’artigianato. Nelle vie circostanti la torre trecentesca dell’antico palazzo del Vescovo; l’ottocentesco palazzo di Città; il cinquecentesco palazzo Silva, raro esempio di casa nobile tardo rinascimentale esistente in zona, e palazzo San Francesco, costruito sui muri perimetrali di una chiesa del 1200 e sede del Museo di Scienze Naturali, dove sono conservati la diligenza del Sempione e i cimeli dell’aviatore di origine peruviana Geo Chavez ( il primo che riuscì a trasvolare le Alpi), morto proprio a Domodossola. Poco fuori dal borgo, sul monte Mattarella, le quindici cappelle del seicentesco Sacro Monte e la riserva naturale con un bel itinerario escursionistico tra case in pietra, antichi torchi per l’uva, mulini per macinare orzo, segale e castagne e forni per cuocere il pane nero.
Poi vengono le due valli. La prima che vi proponiamo di visitare si raggiunge con i caratteristici treni della Ferrovia Vigezza. Si parte dalla stazione di piazza Matteotti, a Domodossola, e tra strapiombi, cascate d’acqua e anguste gallerie si attraversa tutta la valle chiamata dei pittori per la bellezza dei suoi paesaggi naturali che ha ispirato l’opera di ritrattisti e paesaggisti. La prima tappa è il borgo di Coimo, situato proprio di fronte alla stazione della ferrovia, raggiungibile con una passeggiata di circa mezz’ora. Nel suggestivo centro, con le sue antiche case in pietra, le stalle, le fontane in sasso e i minuscoli cortili, si entra solo a piedi e chi ama le passeggiate può percorrere la mulattiera che in circa un’ora raggiunge il piccolo villaggio di Mozzio.
Lungo il percorso si incontrano un antico lavatoio e un mulino per la farina. La seconda tappa è Santa Maria Maggiore, l’elegante capoluogo della Val Vigezzo. Una passeggiata nel bel centro storico, chiuso al traffico nei giorni festivi, porta al parco di Villa Antonia e all’insolito Museo dello Spazzacamino, dedicato agli spazzacamini vigezzini, che iniziarono a girare per l’Europa nella prima metà del 1500. Terza e ultima tappa, prima che il treno entri in Svizzera fino a raggiungere Locarno e il lago Maggiore, il maestoso Santuario dedicato alla Madonna del Sangue di Re. Ricorda il miracolo avvenuto nel 1494, quando l’immagine della Madonna affrescata sulla facciata della vecchia chiesa iniziò a sanguinare, dopo essere stata colpita da un sasso lanciato da un ragazzo infuriato per le perdite al gioco. Il nuovo e imponente santuario novecentesco non è particolarmente bello, mentre l’antica chiesa seicentesca ha un bel altare barocco in marmo policromo che incornicia l’immagine della Madonna con bambino e le tre rose nella mano destra.
Se da Domodossola, invece di salire sui treni della Ferrovia Vigezzina, si prosegue verso nord si entra nella Val Formazza, nel cuore delle Alpi Lepontine. La meta ideale per una vacanza nella natura incontaminata è il borgo di Riale, a 1780 metri d’altitudine. Circondata da ghiacciai, corsi d’acqua e laghi alpini, Riale è il punto di partenza di sentieri che portano agli oltre 3000 metri della cima Arbola, ai due laghetti del Boden e al lago Kastel, sede del più grande giardino botanico spontaneo d’Europa. Un altro cammino porta al passo alpino del Gries, uno dei più antichi d’Italia, percorso già nel Medioevo per trasportare le merci da Milano a Berna e, nel 1852, attraversato dal compositore tedesco Richard Wagner. Da non perdere una sosta alla spettacolare Cascata del Toce, che con i suoi 143 metri è tra le cascate con il salto più alto d’Europa. Uno spettacolo della natura, che si può ammirare da giugno a settembre secondo un calendario prefissato dato che l’acqua del Toce è normalmente utilizzata per fini idroelettrici. Da vedere anche i numerosi insediamenti Walser ancora presenti in zona, con le tradizionali case in pietra edificate da questa popolazione di origine vallese che nel 1200 si insediò in questo lembo di terra.