Formarsi per difendersi. Per una settimana, dal 1 al 6 luglio, Palermo sarà “capitale europea della giustizia climatica”, così la definiscono gli attivisti della associazione A Sud lanciando all’Università di Palermo la prima Summer School “Democracy and Human Rights”, un momento di alta formazione internazionale sui cambiamenti climatici e il diritto, a cui parteciperanno avvocati e docenti di atenei italiani ed esteri.
Lo scopo è prepararsi. Nel mondo, e lo vediamo con le attuali ondate di calore a livello globale così come con le alluvioni che hanno colpito di recente il Nord Italia, la crisi del clima sta portando a una sempre maggiore intensità i fenomeni meteo estremi che sconvolgono le nostre vite. La stessa crisi del clima, ci ricordano gli scienziati dell’IPCC (Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici) è alimentata da quelle emissioni dell’uomo che continuiamo ad avallare: ecco perché, in sempre più paesi, dalla Svizzera sino alle Hawaii, si moltiplicano le azioni legali climatiche, le “climate litigation” nate nel tentativo di chiamare in causa i veri responsabili delle emissioni, oppure di denunciare l”inazione da parte dei governi.
Il recente rapporto “Global Trends in Climate Litigation: 2024 Snapshot” del Grantham Research Institute della London School of Economics ci dice che solo nel 2023 sono state intentate oltre 200 nuove cause climatiche contro governi e aziende. In totale sono oggi oltre 2600 le cause sul clima intentate in più di 50 Paesi ( il 70% delle quali dopo l’Accordo di Parigi del 2015). Anche in Italia, da Greenpeace e Recommon contro Eni, alla causa “Giudizio Universale” promossa da A Sud che chiama in causa lo Stato, sono diversi i tentativi di ottenere giustizia climatica tramite climate litigation.
Per ottenere giustizia bisogna però prepararsi, avere le giuste conoscenze e competenze: per questo motivo A Sud ha deciso di promuovere una iniziativa, di una settimana, dove in Sicilia saranno formati coloro che lavorano “non solo nelle aule universitarie ma anche in quelle giudiziarie sui temi, attualissimi, del diritto climatico”. La sei giorni di “scuola sulle cause climatiche” prevede una formazione intensiva con la partecipazione di 30 relatori da tutta europa e circa 100 studenti di dottorato, avvocati e professionisti e l’iniziativa è accreditata anche dall’Ordine degli avvocati di Palermo (la frequenza ai corsi è valida per la formazione professionale degli avvocati iscritti all’albo).
I partecipanti potranno confrontarsi per esempio con Valentina Abalmasova dell’Università di Mariupol in Ucraina che parlerà degli impatti ambientali e climatici dei conflitti, oppure con Norma Bargetzi di KlimaSeniorinnen, una delle “anziane signore per il clima” svizzere che hanno ottenuto una storica vittoria davanti alla Corte europea per i diritti dell’Uomo. E ancora l’avvocato Luca Saltalamacchia, capo del team legale della causa climatica contro lo Stato italiano Giudizio Universale, oppure Joseph Udell del Climate Litigation Network e molti altri.
Nicola Gullo del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Palermo, a cui è affidata la direzione scientifica della Summer School, e che è coordinatore scientifico del progetto CJLL (Climate Justice Living Lab) finanziato dalla Commissione UE, spiega come questa iniziativa “si propone di esaminare, con il contributo di esperti, studiosi e attivisti ambientali di tutto il mondo, la nuova frontiera del diritto pubblico che è rappresentata dal contenzioso climatico, per valutare in quale misura le esigenze della giustizia climatica possano condizionare e influenzare l’esercizio dei diritti umani ed incidere sul funzionamento e le dinamiche partecipative delle democrazie contemporanee“.
Anche per il rettore dell’Università di Palermo Massimo Midiri la settimana palermitana “costituisce una straordinaria occasione per un confronto di carattere internazionale e interdisciplinare sul ruolo che può assumere il diritto nella gestione della crisi climatica”.
Infine, da sottolineare anche l’importante scelta simbolica di tenere gli ultimi due giorni del corso a Petralia Sottana, centro delle Madonie, proprio lì dove “è nata la prima Comunità energetica solidale con forma cooperativa, un’associazione fondiaria che intende recuperare e rigenerare terreni incolti, oltre a una miriade di progetti piccoli e grandi che coniugano giustizia ambientale e sociale con la tutela del territorio e delle risorse ecosistemiche”.