Andate e (non) moltiplicatevi. Accade, sulla piccola isola di Procida, che un team di ricercatori rilasci zanzare tigri negli orti e sui belvedere, davanti agli occhi dei cittadini, che partecipano e applaudono entusiasti.

Il perché è presto detto: sono maschi sterili, allevati in laboratorio e resi incapaci di riprodursi con dosi controllate di raggi X. Ma questo, naturalmente, le femmine non lo sanno: impossibile distinguere tra gli uni e gli altri.“Proprio così, saranno competitor degli individui fecondi, portando a un ridimensionamento della capacità riproduttiva della popolazione di zanzare e, ci auguriamo, a una sua eradicazione”, spiega con orgoglio Marco Salvemini, che coordina il laboratorio di Genetica e Controllo degli Insetti Vettori del Dipartimento di Biologia dell’università di Napoli, dove insegna genetica.

Il progetto di ricerca si chiama “StopTigre” ed è entrato nel vivo in queste settimane: la presenza della zanzara tigre asiatica è un problema, non solo da queste parti.Così Procida prova a diventare un case-study. Come? Liberandosene. Gli insetti maschi, incapaci di pungere, sono del resto innocui: immetterne in natura migliaia di esemplari non ha controindicazioni. Può, però, aiutare a eradicare la famigerata Aedes albopictus, incubo delle estati isolane, e non solo, senza utilizzare pesticidi chimici e con la partecipazione attiva della comunità locale.

Tutti partecipi di una singolare guerra biologica che fa leva sulla cosiddetta tecnica dell’insetto sterile (SIT), già sperimentata per la prima volta in Europa proprio qui, a Procida, contro la mosca mediterranea della frutta, la Ceratitis capitata. Stavolta tocca a un’altra popolazione infestante. Un esperimento, StopTigre, avviato nel 2015, e che quest’anno si svolge con il co-finanziamento dalla fondazione INF-ACT.

“Procida aveva le caratteristiche ideali per un esperimento così ambizioso. Ridotte dimensioni, solo 3,7 chilometri quadrati, alta densità abitativa e, soprattutto, alta densità della popolazione infestante di zanzara tigre”, dice il coordinatore del progetto. Si è partiti da un’area di studio di 20 ettari, in località Chiaiolella: per avere contezza del numero di maschi da rilasciare si è reso necessario un censimento preventivo, negli anni scorsi, della popolazione di zanzara tigre isolana.

Già, ma come si contano le zanzare? Catturandone un campione, grazie alle “gravitrappole” disseminate nelle proprietà private dei cittadini che – entusiasti – che hanno partecipato al progetto: si chiama citizen science, la scienza che chiede una mano alla popolazione. I rilasci di maschi sterili, nel cuore della fase 6 del progetto, prodotti dal Centro Agricoltura Ambiente “Giorgio Nicoli” di Crevalcore, sono partiti a maggio e proseguiranno fino a settembre con cadenza settimanale. E ai procidani sono ora stati consegnati, nel solo mese di giugno, 100 box, uno per famiglia. All’interno di ciascun box, 300 maschi sterili.

I cittadini hanno potuto effettuare il rilascio in autonomia nei rispettivi giardini, è stato un po’ come prendersi una potenziale rivincita (subdola, s’intende) contro quegli insetti che ostacolano la pennichella pomeridiana e sono potenziali portatori di malattie.“Per favorire il coinvolgimento della popolazione, decisivo ai fini della riuscita del progetto, stiamo lavorando insieme ad artisti dell’Accademia di Belle Arti, il prof. Franz Iandolo e il suo team del corso di Nuove Tecnologie dell’Arte, con cui abbiamo sviluppato un innovativo approccio multidisciplinare basato su una serie di iniziative di arte relazionale co-create con gli abitanti. – spiega Salvemini – Murales, ritratti 3D (con l’intera popolazione di Procida trasformata in modellini in scala, ndr) e una grande festa collettiva hanno consentito di instaurare un rapporto di reciproca fiducia, tradotto nella piena partecipazione dei cittadini al progetto, diventato nel tempo un vero e proprio monitoraggio di comunità”.

“Insomma – conclude – un esempio concreto di terza missione che intende dare un contributo concreto al miglioramento della qualità della vita delle comunità locali ed al rafforzamento del rapporto di fiducia tra società e comunità scientifica”. I risultati saranno illustrati a fine settembre, a incrociare le dita non è solo l’isola di Procida.“Proprio così. – conferma Salvemini – Un approccio così ecosostenibile e partecipato potrebbe orientare altre comunità a seguire l’esempio di StopTigre in una lotta dal basso e a basso costo agli insetti invasivi, la cui presenza rappresenta una criticità sempre più rilevante per le nostre città, e abbiamo motivo di credere che sarà così anche nel prossimo futuro”.