Il mondo della musica ha avuto da sempre uno sguardo attento alla situazione ambientale del pianeta. Non è un caso che agli inizi degli anni 70 I Beach Boys con “Don’t go near the water” affrontavano il tema dell’inquinamento dell’acqua e molti altri potrebbero essere gli esempi da citare. Una preoccupazione che accomuna molti giovani artisti di casa nostra, come Nathalie, Lotta, Marianne Mirage, che hanno fatto della questione ecologia il centro della propria ispirazione artistica, ma anche nomi affermati come Elisa, testimonial ONU per la campagna sulla sostenibilità e tra i promotori del progetto Music4Climate. A riproporre l’incontro tra musica e ambiente è l’evento “Musica sostenibile: ambiente, comunità, qualità della formazione” promosso al Teatro Palladium di Roma dalla rete Ecoritmi, in collaborazione con ADUIM – Associazione fra Docenti Universitari Italiani di Musica.
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Non è infatti sufficiente che nelle canzoni e nei concerti si parli degli allarmi ambientali ma è necessario che vengano essi stessi realizzati in maniera il meno impattante possibile. Ecco perché per i promotori dell’incontro è arrivato il momento di concentrare gli sforzi sulla musica sostenibile quella, cioè, che viene prodotta e consumata in maniera green utilizzando energie rinnovabili per i live o per gli studi di registrazione, promuovendo un uso corretto dei rifiuti durante le manifestazioni, anche sostituendo le bottigliette di plastica con distributori d’acqua e bicchieri di carta, o con pratiche di risparmio delle risorse nelle fasi preparatorie limitando, anche, gli spostamenti o l’utilizzo degli aerei per gli artisti e per le troupe.
“Il convegno – afferma Luca Aversano, docente all’Università Roma Tre e Presidente ADUIM – nel suo complesso, nasce dall’esigenza di esplorare il potenziale della musica come strumento di cambiamento verso la sostenibilità, affrontando tematiche legate all’ambiente, alla comunità e alla qualità della formazione”.
La transizione verso un modello culturale inclusivo e rispettoso del nostro ecosistema è un processo che coinvolge non solo l’arte in quanto tale ma anche la qualità della formazione e comporta un processo di responsabilizzazione non solo dell’industria musicale ma della società nel suo complesso. Un percorso in salita ma che la musica stessa, con la sua capacità di coinvolgimento, può facilitare.
“La musica – continua Aversano – può fare molto per l’ambiente, sia sensibilizzando le persone attraverso l’impegno degli artisti musicali su questi temi, sia fungendo in alcuni casi da elemento di supporto per la cura dell’ambiente (ci sono studi che dimostrano l’effetto positivo della musica sulle piante e sugli animali). Inoltre, la buona educazione musicale può giocare un ruolo fondamentale nella qualità della formazione scolastica, soprattutto in un momento in cui le giovani generazioni tendono ad ascoltare generi musicali che declinano verso modelli violenti e aggressivi. Una formazione di qualità non può prescindere oggi dalla conoscenza della musica e dalla capacità di coglierne gli aspetti esteticamente più edificanti”.
Sul piano operativo, per ridurre l’impatto ambientale degli eventi musicali ma non solo, la rete Ecoritmi ha presentato al convegno un protocollo realizzato con l’obiettivo di migliorare le performance di sostenibilità ambientale dell’organizzazione di spettacoli dal vivo. “ll Protocollo, frutto di un percorso partecipato di più enti culturali, – spiega Irene Salerno esperta in management della sostenibilità – è uno strumento messo a disposizione degli enti culturali ai quali vuole fornire linee guida pratiche e accessibili per integrare la sostenibilità in ogni momento e aspetto dell’organizzazione di un evento. Se utilizzato in fase di progettazione, il protocollo può guidare l’ente nelle modalità operative da attuare. Allo stesso tempo può essere utilizzato anche come strumento di assessment e valutazione rispetto ad eventi in corso o già realizzati, consentendo agli enti di definire uno stato di partenza e identificando le aree di miglioramento e rafforzando il profilo di sostenibilità degli eventi che si realizzano”.
Ma il processo greening della musica non può prescindere da un rafforzamento del capitale umano e da un sincero coinvolgimento delle organizzazioni. Il cambiamento non è solo operativo ma soprattutto culturale. “Il focus del Protocollo – conclude Salerno – sono gli operatori culturali di piccole dimensioni, spesso soggetti che con maggiore difficoltà affrontano le sfide della sostenibilità ma che allo stesso tempo sono portatori di un sistema di valori che da sempre fa della riduzione degli sprechi, del riuso, della circolarità e della prossimità, i propri elementi caratterizzanti”. Il Protocollo è stato utilizzato nell’organizzazione della manifestazione Musica Sostenibile.
Ingresso gratuito fino a esaurimento posti.
Per info: staff.spettacolo@teatropalladium.it