Lunghe file colorate di limoni, cedri e arance protette da una robusta struttura in acciaio su cui è montata una distesa di pannelli fotovoltaici grande come dodici campi da calcio. In totale 4 mila piante, supervisionate da mani esperte e da piccoli sensori che consentono di stimarne le condizioni vegetative anche da remoto, tramite un’app. Succede a Scalea, sulla costa tirrenica calabrese, dove sullo stesso terreno si coltivano 8 ettari dei migliori agrumi del Mezzogiorno e si produce energia elettrica per tremila famiglie. L’impianto, nato dal know-how di EF Solare, primo operatore fotovoltaico in Italia controllato dal fondo infrastrutturale F2i, ha emissioni di CO2 compensate, produce energia green e frutti perfetti, poi venduti a consorzi locali e alla grande distribuzione a km quasi zero.


È questo il concetto di agro-fotovoltaico: una realtà ben rodata oggi, poco più che un’ambizione pochi decenni fa. “Abbiamo cominciato nel 2011”, spiega Antonio Lancellotta, che insieme alla famiglia gestisce con LeGreenHouse la parte agricola degli impianti calabresi. Imprenditori agricoli da tre generazioni, da sempre con lo sguardo alla sostenibilità, i Lancellotta hanno creduto nell’agro-fotovoltaico quando ancora l’accusa era che con le celle fotovoltaiche si togliesse spazio all’agricoltura.

Ma cosa si coltiva a Scalea? “Le punte di diamante delle nostre serre sono il cedro liscio “diamante” e il limone – prosegue Lancellotta – che sono risultati superiori agli standard qualitativi richiesti dai disciplinari di produzione IGP”. Insomma, i frutti sotto i pannelli sembrano crescere addirittura meglio che in campo aperto. “Questo grazie a un microclima favorevole in termini di temperatura e umidità e soprattutto grazie alla protezione meccanica delle celle fotovoltaiche che sottraggono i frutti alle intemperie meteorologiche”. Lancellotta, 33enne calabrese, ha seguito le orme del padre e prima ancora del nonno, e gestisce anche altri due impianti nell’area ionica calabrese, a Cassano allo Ionio e Villapiana.

Antonio Lancellotta in serra, vincitore del premio Coldiretti ”Oscar Green 2021” per i giovani coltivatori della Regione Calabria 

Oggi, insieme alla sorella Mariangela, coordina i lavori in serra e con esperienza e passione ha convinto EF Solare a investire ancora nell’agro-fotovoltaico, portando gli impianti installati dal gruppo italiano guidato da Andrea Ghiselli a 40 ettari e 18 MW complessivi nella sola Calabria.

L’agrofotovoltaico e la transizione ecologica

Alzi la mano chi non ha mai sentito dire che le fonti rinnovabili sottraggono spazio alle coltivazioni e all’agricoltura. È vero in parte: secondo il Renewable Energy Report 2021 del Politecnico di Milano, per installare i 30 GW di fotovoltaico previsti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec), al nostro Paese basterebbero lo 0.36% delle aree agricole messe a coltura. Allo stesso tempo, nel Mezzogiorno, dove le condizioni climatiche sono più favorevoli sia alla coltivazione che alla produzione di energia solare, il problema talvolta si pone. Ecco allora l’esigenza dell’agro-fotovoltaico, tecnica ibrida che attua la transizione energetica senza sottrarre prezioso terreno ad attività agricole o di pastorizia. Nelle serre fotovoltaiche i pannelli non si trovano a terra, ma sono posti su strutture elevate e distanziate, che fungono allo stesso tempo da supporto per l’irrigazione.

La struttura portante della serra è in acciaio. Il tetto è costituito dai pannelli e da “cupolini” trasparenti che si aprono e chiudono a seconda delle condizioni esterne di sole e vento 

E sono diversi gli studi che testimoniano i benefici dell’agro-fotovoltaico sulle colture, ben al di là del consumo di suolo quasi nullo. L’ambiente interno alla serra è infatti più fresco d’estate e più caldo in inverno e si riduce notevolmente l’evaporazione dell’acqua irrigata. Ciò migliora la capacità fotosintetica e contemporaneamente incrementa la resa energetica dell’impianto (la producibilità dei pannelli aumenta a temperature di lavoro più basse).


Ma il beneficio principale resta la riduzione dell’impronta idrica. “Utilizziamo un quantitativo d’acqua fino al 70% inferiore rispetto alla coltivazione in pieno campo”, sottolinea Lancellotta. La chiave è la subirrigazione, con la goccia d’acqua che viene liberata da manichette a 20 cm sotto il pelo del terreno e raggiunge la pianta senza “soffrire” direttamente i raggi del sole, che vengono in gran parte bloccati e trasformati in elettricità dalle celle fotovoltaiche. Nei soli impianti calabresi di EF solare, gestiti da LeGreenHouse, si evita l’emissione di oltre 11 mila tonnellate di CO2 ogni anno.

Gli impianti di Scalea impiegano in media 15 operai in attività di monitoraggio e coltivazione del fondo, che possono arrivare fino a 30 nel periodo di raccolta. Operai specializzati, elettricisti, ingegneri e amministrativi completano l’organico 

Sono già molti i Paesi – vedi Francia, Cina, Giappone e Stati Uniti – che hanno creduto nello sviluppo dell’agro-fotovoltaico, privilegiando soluzioni innovative, sostenibili e tecnologicamente avanzate. L’Italia è tra i 20 Paesi più energivori del Pianeta e ha una forte esigenza di decarbonizzare la sua economia, con particolare attenzione al settore agricolo. Il nuovo Pniec prevede 114 GW di capacità produttiva da rinnovabili entro il 2030 e un taglio delle emissioni del 51% rispetto ai livelli del 1990. La transizione che ci attende richiederà senza dubbio grandi sforzi, ma le opportunità sono innumerevoli.

L’esempio di Scalea e delle serre fotovoltaiche lo testimonia. Una storia di “imprenditoria sostenibile”, che valorizza prodotti e risorse umane locali, che è valsa a Antonio Lancellotta il premio “Oscar Green 2021” dei giovani coltivatori di Coldiretti.