Andare a scuola (sperando di scongiurare il rischio Dad) in sicurezza e in salute, respirando aria pulita e riscoprendo la propria città a misura di studente. Grazie alla mobilità attiva, a piedi o in bicicletta, e alle “strade scolastiche” che puntano a liberare dal traffico a motore le aree davanti agli ingressi degli istituti. Per sottolineare l’importanza di garantire una minima qualità della vita a bambini e adolescenti, il 19 novembre, vigilia dei Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza che si celebra sabato 20, viene lanciata la campagna ”Tutti giù per strada”. In programma una serie di flash mob di fronte alle scuole di diverse città italiane.

La campagna è stata ideata dalla rete di associazioni che fa riferimento a Clean Cities, coalizione europea di Ong e attivisti che ha come obiettivo una mobilità urbana a zero emissioni entro il 2030 (in Italia aderiscono tra gli altri Legambiente, Kyoto Club e Genitori Antismog).


Il tema delle school streets sarà amplificato e portato all’attenzione dei sindaci neo eletti a Roma, Milano, Torino, Bologna, Napoli, Genova, Parma, Olbia e Fano. Obiettivo: chiedere e ottenere che si concretizzino in tempi brevi piani ambiziosi per creare zone traffic-free vicino agli edifici scolastici. “Con i flash mob in tante città italiane vogliamo ricordare a genitori, insegnanti e amministratori l’importanza della mobilità attiva per bambini e ragazzi”, ha commentato Anna Becchi, coordinatrice della Tutti giù per strada – Clean Cities Campaign. “È necessario liberare le aree davanti agli ingressi delle scuole dal traffico a motore per garantire maggiore sicurezza, contribuire a una migliore qualità dell’aria e dare spazio al gioco libero e alla vivibilità delle nostre città”.

“È giunto il momento – sottolinea a Green&Blue Alessandra Bonfanti, responsabile Mobilità attiva di Legambiente – di accompagnare un cambio di paradigma nell’ambito della mobilità per invertire la piramide e rimettere al primo posto nei sistemi di trasporto le persone, non le macchine. È un percorso lungo di riappropriazione di spazi urbani per le persone che si misura innanzitutto sullo spazio di libertà lasciato ai bambini di muoversi in sicurezza in una città davvero democratica, capace di ridisegnare il suo assetto urbano”.

Noi e l’ambiente

Una pedalata ci salverà

di Flavia Carlorecchio


Non è una novità che l’esposizione continua a inquinanti strettamente legati al traffico veicolare, soprattutto dei motori diesel, come il biossido di azoto, rechino gravi danni alla salute dei bambini. Si possono elencare: asma, malattie polmonari e cardiache, danni alle cellule cerebrali e alla capacità di apprendimento. Per questo motivo l’Organizzazione mondiale della sanità di recente ha abbassato i limiti di tolleranza da 40 a 10 µg/m3. Tetti regolarmente e ampiamente superati nelle strade delle scuole delle nostre città, come ha registrato l’ultima campagna NO2 No grazie di Cittadini per l’aria. L’indagine Heal ha rilevato valori di biossido di azoto (NO2) dentro le aule di 50 scuole elementari a Varsavia, Berlino, Londra, Parigi, Madrid e Sofia intorno ai 40 µg/m3. A Londra è stato dimostrato che le strade scolastiche hanno ridotto i livelli di biossido di azoto fino al 23%.

Gli esempi virtuosi

Perché ci si “incammini” davvero verso la direzione giusta, a inizio ottobre il ministero dell’Istruzione e Fiab, la Federazione italiana ambiente e bicicletta, hanno siglato un protocollo d’intesa “per la realizzazione di attività che migliorino la qualità della formazione di alunni e personale in termini di salute, sicurezza e sostenibilità della mobilità”.

In Europa le strade scolastiche sono già una realtà quotidiana: Londra e Parigi solo negli ultimi anni ne hanno realizzate rispettivamente 350 e 150 e si sono impegnate ad aumentare in modo significativo questi numeri nei prossimi anni e a migliorare la qualità di quelle esistenti. Anche Bruxelles, Madrid, Barcellona, Lione seguono questo esempio. In Italia le prime sperimentazioni avviate in alcune città parlano di una prima fase con numeri molto inferiori: 35 a Milano e solo 17 a Roma, spesso lasciate all’iniziativa volontaria di genitori, con scarsi risultati in termini di efficacia, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza. Si potrebbe fare molto di più ma non mancano gli esempi virtuosi, da Nord a Sud.


Fra le realtà promosse dal basso, degna di nota quella vicina a Torino, promossa dal circolo di Grugliasco greenTO. Tutti i venerdì accompagnano i bambini in due scuole elementari con una cargo bike che porta i loro zaini. Il tragitto a piedi viene così trasformato in un momento educativo oltre che divertente. Grazie a un crowdfunding, alla fine della scorsa primavera il circolo ha raccolto oltre 5.000 euro per acquistare una bicicargo e gli accessori e gestire il servizio. 

Al Sud, a Catania, finalmente i bambini non hanno più auto e moto che ingolfano l’ingresso della loro scuola e possono godere di una città fatta per loro, grazie alla strada scolastica realizzata vicino l’Istituto XX Settembre con la sinergia tra Legambiente, FCE e Comune.

Il Pedibus: a Prato funziona

Nel centro Italia un esempio virtuoso di mobilità scolastica sostenibile arriva dalla Toscana, esattamente da Prato dove, dal 2018, il Comune ha sperimentato, grazie a un finanziamento ministeriale, un progetto di pedibus con cui si punta alla “sensibilizzazione e promozione di una mobilità casa-scuola attenta ai temi della sicurezza, della salute, della qualità dell’aria”. In pratica si crea una sorta di autobus vivente, con studenti affiancati da genitori e accompagnatori che camminano in fila uniti da un cordone per raggiungere a piedi l’edificio scolastico sede delle lezioni. “L’esperienza, nata come iniziativa pilota in alcune scuole del territorio, ha avuto talmente successo – spiegano dal circolo locale di Legambiente – da essere stata replicata anche in altri istituti che nel frattempo erano venuti a conoscenza dei risultati raggiunti”.


Oltre una serie di iniziative di sensibilizzazione rivolte ai bambini e ragazzi, come eventi e percorsi didattici mirati a una maggiore consapevolezza sulle modalità di spostamento più efficaci in città, il progetto ha dato vita alla nascita di numerose linee di Pedibus “autogestite” e animate dai genitori accompagnatori”. Le richieste di adesione al progetto sono arrivate non solo dal mondo della scuola, ma dalle famiglie stesse, dimostrando quanto il coinvolgimento attivo di genitori e ragazzi sia in realtà la chiave vincente dell’iniziativa.

Il ruolo del Comune, attraverso il gruppo di lavoro costituito anche da soggetti esterni come Legambiente Prato, è stato quello di creare i presupposti per l’avvio di un confronto con la scuola e le famiglie, attraverso un primo momento di presentazione della proposta e l’avvio della discussione. A una prima fase caratterizzata da iniziale scetticismo, è seguito un periodo che ha visto l’avvio di alcune linee pedibus sperimentali (anche 2-3 per plesso). Dapprima con pochi bambini e via via con l’adesione di sempre più famiglie. La libertà lasciata a ciascun gruppo di decidere l’itinerario, il numero di giorni in cui essere operativi, la scelta di sospendere il servizio in caso di necessità legate al meteo o altre esigenze famigliari ha creato fin da subito un clima sereno e collaborativo. Dopo un primo periodo di sperimentazione, quasi tutte le linee che si erano create prima della pandemia, una ventina, hanno iniziato a funzionare quotidianamente e anche durante i giorni di pioggia.


Il periodo dei lockdown, pur obbligando a una sospensione del progetto, non ha tuttavia decretato la fine dei Pedibus pratesi. Alcune linee, per necessità legate ai nuovi orari scaglionati e agli ingressi differenziati per classi, hanno deciso di sospendere il servizio. Altre hanno trovato nuove modalità di organizzazione e hanno mantenuto attivo l’accompagnamento, assai apprezzato da parte di parecchi bambini.