Nella Pianura Padana è arrivata la stagione del mare a quadretti. Nel triangolo d’oro della coltivazione del riso, tra Vercelli, Novara e Pavia, così viene chiamato quell’affascinante paesaggio agricolo fatto di distese d’acqua create per tenere il seme e la pianta del riso appena sbocciata a una temperatura costante. Le strette strade di campagna si trasformano in suggestivi nastri grigi sospesi fra specchi allagati, attraversati da un’intricata rete di canali. Il cuore del triangolo d’oro si trova nel tratto di pianura compreso tra la Lomellina e la Bassa Pavese pavese, una regione amena e affascinante, costellata di borghi ricchi di storia . Luoghi dove il riso si inizia a coltivare nel Quattrocento, per volere di Galeazzo Maria Sforza che lo fece arrivare dalla Sicilia, dove era stato introdotto nell’VIII secolo dagli arabi.
Tre le tappe che vi proponiamo in questo viaggio nella “terra del riso” che prende il via da Voghera. Una cittadina agricola che nel suo centro storico conserva chiese e palazzi che testimoniano un passato ricco di arte e cultura. Tra gli edifici più interessanti il Duomo, costruito dal 1605 sulle rovine di una chiesa più antica; il neoclassico Palazzo Gounela, che prende il nome del civico furiere Giuseppe Gonnella, pittoresco personaggio di spicco della vita cittadina dell’800; la Casa Nava, con il porticato ricostruito mantenendo le caratteristiche tipiche degli antichi portici di Voghera, e il Castello Visconteo, risalente al 1372, con gli affreschi raffiguranti le Muse attribuibili al Bartolomeo Suardi detto il Bramantino e risalenti alla fine del XV secolo. Un viaggio lungo le strade circondate dal mare e quadretti porta a Morimondo, dove pare sia iniziata la coltivazione di riso nella Pianura Padana. Il piccolo borgo dalle case in mattone rosso di Lombardia è noto per l’abbazia fondata nel 1136 da un gruppo di monaci venuti dalla Borgogna.
È l’abbazia di Santa Maria di Morimondo, restituita alla storia dal recente restauro, attorno alla quale sono sorte le case del centro abitato e le fattorie e le grange (i centri agricoli del monastero) create dalle bonifiche dei cistercensi. L’abbazia è una sobria architettura cistercense in mattoni a vista che guarda verso lo stile gotico e conserva al suo interno un coro ligneo dietro l’altare maggiore; un crocifisso in legno di scuola toscana della metà del XV secolo e l’affresco cinquecentesco, strappato al chiostro, della Madonna col Bambino e san Giovannino tra i santi Benedetto e Bernardo, della scuola di Bernardino Luini. Del monastero si può visitar il chiostro quadrato; lo scriptorium, dove i monaci amanuensi, tra il 1170 e il 1210 circa, realizzarono una novantina di volumi miniati; la Sala del Capitolo, dove veniva eletto l’abate, sopra la quale c’è il dormitorio dei monaci; il locutorium, dove l’abate assegnava gli incarichi, e il refettorio risistemato nel Settecento. Poco lontano, all’interno del Parco del Ticino, merita una visita la cascina Fiorentina, grangia fondata alla fine del XV secolo dai monaci riformatori fiorentini, dove si possono ancora vedere il mulino e il forno. Conserva la vecchia struttura della cascina lombarda anche il borgo di Fallavecchia, un piccolo paese, con tanto di chiesa, osteria e stalle, al quale si entra passando da una porta ad arco sormontata da un’immagine sacra.
Alcuni chilometri ancora ed eccoci all’inizio del Percorso Agroambientale allestito dalla Cascina Caremma. Un piccolo museo etnografico diffuso costituito da 26 pannelli che descrivono le coltivazioni, il lavoro della risaia, gli utilizzi storici degli edifici agricoli, l’attività di recupero svolta e la professione di uomini e donne che hanno vissuto la cascina e questo angolo di pianura. Un percorso da vivere con lentezza, anche nella versione filosofica, alla riscoperta delle tradizioni agricole di questo angolo d’Italia grazie anche alla possibilità di ascoltare i racconti e gli approfondimenti sul proprio telefono tramite QR code. Al termine del Percorso Agroambientale si può proseguire a piedi o in bicicletta lungo l’itinerario nel Parco del Ticino realizzato da Erminio Sada, il figlio del mitico proprietario dell’Osteria della Briosca a Milano, che attraverso strade sterrate riporta all’Abbazia di Morimondo. In alternativa ci si può fermare al ristoro della Cascina Caremma per una merenda, un aperitivo o un pasto a base di prodotti dell’azienda agricola e del territorio. Il viaggio si conclude quindi a Bereguardo, cittadina raccolta attorno all’imponente castello di impianto visconteo del XIV secolo. Il suo nome risente chiaramente dell’influenza della letteratura francese, italianizzando il nome francese di «Bel-Regard» (“Bello Sguardo”) in Bereguardo.