Biomolecole dagli scarti di riso, mais, nocciole e anche dalle bucce dei pomodori che diventano una pellicola per avvolgere frutta e verdura. L’involucro si chiama Ally e lo ha sviluppato Agree, un progetto di economia circolare nato a luglio 2021 dall’iniziativa di Arianna Sica, Gustavo Gonzalez e Irene Masante, trentenni di Torino che si sono incontrati durante Talenti per l’Impresa, percorso imprenditoriale di Fondazione CRT.
Agree è una delle tre aziende italiane finaliste del Green Alley Award 2021-2022, la call internazionale dedicata alla sostenibilità promossa da Landbell Group e sostenuta dal Consorzio ERP Italia, tra i principali Sistemi Collettivi senza scopo di lucro che si fanno carico sull’intero territorio nazionale della gestione a norma dei Raee (Rifiuti di Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) e dei Rifiuti di Pile e Accumulatori.
Arianna è una studentessa magistrale di Economia dell’Ambiente, della Cultura e del Territorio dell’Università di Torino, Gustavo ha un dottorato in Ingegneria dei materiali e Irene si sta laureando in Chimica e Biologia. “Volevamo intrecciare le nostre competenze – ha raccontato Arianna – e i nostri interessi. Ci siamo concentrati subito sul tema dello spreco alimentare e sulla fase che precede l’arrivo del prodotto al consumatore finale”. Parliamo in particolare di packaging, di modalità di imballaggio e di conservazione di frutta e verdura. “Individuato il problema abbiamo iniziato a studiare il mercato – si chiama customer discovery – e nel nostro laboratorio alle porte di Torino in sei mesi è nata Ally: rivestimento commestibile di origine vegetale“.
Ally? Un nome scelto non a caso. “Volevamo riferirci a una sorta di alleanza tra il frutto e il rivestimento, un accordo tra vegetali”. In pratica si tratta di “una buccia che protegge il prodotto, fino a tre volte in più rispetto agli standard, che permette di mantenere l’umidità interna in modo che non evapori velocemente, rallentando l’ossidazione. È inodore, inerte e il consumatore non vede nulla”. Ally è una pellicola composta da biomolecole naturali provenienti da prodotti agricoli. “È un processo di economia circolare”. Un esempio? Utilizzano gli scarti di nocciole e riso di cui il Piemonte è ricchissimo. “Al momento abbiamo testato Ally sulle susine e la frutta a rapido deperimento”.
L’obiettivo di Ally, ha spiegato Gustavo “è aumentare il ciclo di vita di frutta e verdura utilizzando rivestimenti commestibili creati da sottoprodotti della filiera agroalimentare. La nostra proposta basata su strategie di economia circolare è tarata sulle necessità dei nostri clienti, tra cui i distributori: ad essi permettiamo una massimizzazione delle vendite derivanti dalla riduzione degli sprechi e un efficientamento nella fase di stoccaggio e di trasporto della merce. È una soluzione veramente semplice che però potrebbe fare davvero la differenza e aiutarci a dire addio a una consistente porzione del food waste durante la fase distributiva e che non giunge neanche al consumatore finale”.
Il 2022 si prospetta come un anno decisivo per Ally e il team: brevetto e avvio di un test pilota sono le prossime tappe. “Facciamo anche parte di Réseau Entreprendre, un percorso di accelerazione dedicato all’agritech di respiro europeo, che ci sta supportando soprattutto nella ricerca di un partner commerciale” ha aggiunto Arianna. In questo quadro il risultato di Green Alley Award è “un’opportunità importante per riuscire a raggiungere i nostri obiettivi”. Nelle edizioni precedenti del concorso “nessun progetto italiano era mai stato selezionato per la finale. In questa edizione siamo addirittura in tre”.