L’appuntamento con il documentario “Food for profit” è per questa sera alle 21 alla BAM Biblioteca degli Alberi Milano. Ci sarà un talk con la regista Giulia Innocenzi che dialogherà con Kelly Russell Catella, direttore generale della Fondazione Riccardo Catella, Riccardo Luna, direttore di Green&Blue e Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia, poi la visione gratuita del film. “Sono contenta di portarlo a Milano, sta andando benissimo. Dal 7 cominceranno le proiezioni in Spagna, anche all’estero c’è entusiasmo per questo film particolare che nessuno voleva ma che ha ottenuto risultati importanti”, dice Innocenzi.


La regista torna sulle difficoltà incontrate nell’affrontare un tema, quello legato all’industria della carne, tra lobby e potere politico, in un contesto in cui si muove “un’industria molto potente, con forti connessioni sia a livello politico che mediatico. La carne è vista come tradizione, un totem intoccabile della nostra cultura. Quando dici alle persone che gran parte della carne viene dagli allevamenti intensivi, una realtà terribile, si sentono toccate nell’intimità. Non è semplice”. Si può dunque immaginare una realtà diversa? “Dal punto di vista dei consumi, no. Gli allevamenti intensivi rispondono alla richiesta di mercato. Finché la domanda ha questi volumi, restano l’unica soluzione”.

“Food for Profit”, il documentario denuncia sugli allevamenti intensivi

Forse il voto europeo alle porte potrebbe dare risposte, per i prossimi cinque anni, alle esigenze di cambiamento. “Forse. Alcuni eurodeputati mostrati nel film – spiega Innocenzi – non saranno ricandidati anche per lo shock dell’opinione pubblica nel vedere il loro lavoro. I numeri ci dicono che i partiti di destra, che più tutelano gli allevamenti intensivi, potrebbero avere la meglio: per gli animali non si mette bene. Ma ci sono segnali positivi: ad esempio le campagne delle associazioni per i diritti degli animali per stoppare i sussidi pubblici agli allevamenti intensivi, campagne che i partiti possono sposare ed essere sostenute con il voto dai cittadini”. In ballo, alle urne, c’è soprattutto “lo sviluppo della Pac, la Politica Agricola Comune, rispetto alla quale i politici decideranno se destinare ancora miliardi di soldi pubblici agli allevamenti intensivi. La nostra speranza è fermare quei sussidi”.

Secondo la regista, ognuno può fare qualcosa: “In Europa stiamo diffondendo il film affinché tutti lo vedano, in modo da incidere sulle politiche agricole dell’Ue, ma lo portiamo anche nel mondo, dall’Australia a Taiwan, per sfatare il mito che il cibo europeo è di eccellenza: ciò che viene dagli allevamenti intensivi non può essere eccellente. Poi ci sono i cittadini: ognuno può scegliere il proprio percorso, oggi ci sono ottimi sostituti alla carne. L’invito, per cambiare le cose e diminuire i consumi di carne, è provarci”.