Il “giudizio universale” fa il suo primo grande passo in aula. Si tratta di una campagna per affrontare l’emergenza climatica che ha visto un gruppo di 203 ricorrenti intentare una causa legale allo Stato per denunciare l’inazione italiana nell’affrontare il riscaldamento globale.

A Roma, il 21 giugno alle 12.30, davanti a un giudice – che probabilmente in questa fase iniziale affronterà soltanto alcuni passaggi preliminari – ci saranno rappresentati da una parte il team legale di A Sud, associazione che ha dato il via alla campagna, e di tutti gli altri ricorrenti (24 associazioni, 193 individui e 17 minori) e dall’altra l’Avvocatura dello Stato.

Questa azione giuridica è una delle prime in Italia di climate litigation, cause che si stanno susseguendo sempre di più nel mondo con lo scopo di utilizzare i diritti legali per sottolineare “l’inadempienza climatica e l’insufficiente impegno nella promozione di adeguate politiche di riduzione delle emissioni climalteranti, cui consegue la violazione di numerosi diritti fondamentali riconosciuti dallo Stato italiano”, spiegano i promotori parlando per esempio del caso italiano.

In contemporanea con il confronto in aula si terranno manifestazioni al grido di #ColpadiStato a Roma, Brindisi, Genova, Potenza, Cagliari, Cremona, Torino e San Vito Chietino (in Abruzzo), dove cittadini e attivisti scenderanno in piazza per chiedere allo Stato politiche climatiche più ambiziose. Alle 15 è poi previsto un punto e una conferenza per raccontare gli esiti dell’udienza.

Per Marica Di Pierri dell’associazione A Sud si tratta “di un primo passo, della prima udienza di merito: di fatto l’ammissione dei mezzi istruttori. Ma è interessante perché per la prima volta che le parti si troveranno davanti a un giudice e cominceremo così a capire anche la posizione dello Stato rispetto alle nostre accuse, così come l’eventuale posizione del giudice”.