Potrebbero partire a breve gli importantissimi negoziati sulla riforma europea del sistema delle Dop e Igp. L’obiettivo è quello di trovare l’accordo entro la fine dell’anno. A sottolinearlo è stato di recente il commissario Ue all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, che ha indicato come possibile tempistica l’inizio dell’estate. L’argomento è da diverso tempo sul tavolo di Bruxelles ed è già stato oggetto di un dibattito, a tratti anche acceso, che vede l’Italia in prima posizione. Nessun altro Stato membro vanta infatti un patrimonio agroalimentare d’eccellenza come il Belpaese.

“Conto sul Parlamento Ue e sugli Stati membri per raggiungere presto un compromesso su tutte le questioni in sospeso della riforma del sistema delle indicazioni geografiche e spero che i primi negoziati possano svolgersi prima delle vacanze estive, in modo da poter disporre di un sistema più forte il prima possibile – ha detto Wojciechowski, intervenendo al convegno dell’Associazione delle regioni europee per i prodotti di origine (Arepo), ospitato a Bruxelles dai locali dell’Emilia-Romagna – In Europa, la qualità e l’origine sono pilastri essenziali della nostra cultura e della nostra agricoltura. In nessun altro luogo questo è più evidente che nel nostro sistema di indicazioni geografiche. Esso si è rivelato solido e di successo, c’è sempre spazio per i miglioramenti”.

Per l’Italia si tratta di una partita da 17 miliardi di euro, di cui ben 10 riguardano l’export. A tanto ammonta infatti il giro d’affari dei prodotti Dop, Igp e Stg. A livello comunitario, invece, si arriva a un fatturato di 75 miliardi, per un totale di 3.400 prodotti tutelati dal sistema a marchio registrato. La riforma delle Dop e Igp risale al 2006, quando è stato abrogato il precedente regolamento della Comunità europea del 1992.

Le principali novità che Bruxelles intende introdurre riguardano procedure di registrazione abbreviate, maggiori tutele, in particolar modo online, maggiore attenzione alla sostenibilità e maggiori poteri alle associazioni di produttori. “Le indicazioni geografiche rappresentano la ricchezza e la diversità del patrimonio enogastronomico – ha chiarito il commissario Ue all’Agricoltura – L’Unione vuole promuovere la produzione di prodotti di qualità tradizionali. Ciò andrà a beneficio delle economie rurali in tutta l’Unione, contribuirà a preservare le tradizioni locali e le risorse naturali, e proteggerà ulteriormente la notorietà globale dei prodotti agroalimentari dell’Ue”.

In Italia la proposta di riforma è stata accolta con un certo grado di scetticismo. Le principali critiche riguardano due punti cruciali: lo scarso peso dato ai Consorzi e la scarsa chiarezza sul divieto di evocazione, ovvero i riferimenti più o meno velati a prodotti Dop di altri Paesi. Il caso più conosciuto è stato il Prosek croato, che richiamava il Prosecco italiano.

“È una riforma che dobbiamo assolutamente cercare di guidare, perché per il futuro servono semplificazione e cambi di rotta – fa il punto, Stefano Berni, direttore generale del Consorzio di tutela del Grana Padano – Dovremmo essere riusciti a bloccare lo spostamento delle Indicazioni Geografiche sotto la Euipo, l’ente che regola i marchi industriali. Ma le Dop non sono un marchio industriale, vogliamo essere governati dalla Commissione Agricoltura della Ue. Inoltre, abbiamo bisogno di conferme sugli strumenti di tutela e sul contrasto alle cosiddette evocazioni”. Secondo è necessario che vengano semplificate le procedure: “Non è più ammissibile, con i tempi del mondo attuale, che per modificare il disciplinare di una Dop occorrano più di due anni; abbiamo bisogno di risposte più rapide e più certe”, conclude il direttore generale del Consorzio Grana Padano.