Nelle montagne che sovrastano le acque azzurre del Prespa, specchio d’acqua che dà il nome ad un Parco nazionale situato nel Sud-est dell’Albania, esperti di fauna selvatica monitorano gl ultimi esemplari di lince balcanica, nell’estremo tentativo di salvarla dall’estinzione.
Un tempo diffusa in tutti i Balcani, questa varietà di lince, che non è una sottospecie della lince euroasiatica ma comunque presenta, a causa del prolungato isolamento, peculiarità sue, come le chiazze del mantello più nitide, rimane oggi confinata tra le montagne dell’Albania, del Kosovo e della Macedonia del Nord. La stima ottimistica è che ne siano rimasti una cinquantina di esemplari, quella pessimistica 30.
Appena una decina di esemplari del felino di taglia medio-piccola vivono in Albania, dove ancora negli anni Ottanta se ne censivano oltre 200.
Da una quindicina di anni la Ong Protezione e conservazione dell’ambiente naturale in Albania (PPNEA) produce i suoi sforzi per salvare quella che in queste terre viene anche chiamata “tigre dei balcani”, e che della Macedonia del Nord è l’animale simbolo. In questi giorni, sulle creste del Mali i Thate (letteralmente montagna secca) che sovrasta il Prespa, due naturalisti dell’organizzazione stanno installando fotocamere-telecamere automatiche, ad altezza lince, sui tronchi delle querce. “È sempre difficile catturare delle buone immagini – racconta all’agenzia France Press l’ingegnere forestale Ilir Shytim, mentre con il collega Melitjan Nezaj controlla le fotocamere. Nel novembre 2021, una “fototrappola” ha paparazzato una lince che proveniva dalla Macedonia del Nord, fatto questo salutato dagli esperti come un buon indicatore della resilienza della specie.
Lievi differenze nel disegno del mantello e nei ciuffi di pelo all’estremità degli occhi permettono agli studiosi di identificare gli esemplari di lince. “Devi osservarli, e capire i loro movimenti”, racconta l’esperto.
Di natura schivo e poco propenso a mostrarsi, il felino dagli occhi color mandorla, che chiunque ami i gatti sogna di vedere almeno una volta nella vita, lontano da uno zoo, è minacciato dal progressivo degrado del suo habitat, dalla pesante deforestazione, che sta riducendo (anche) le popolazioni delle sue abituali prede. C’è poi la responsabilità diretta dell’uomo. Secondo Ppenea, lmeno 14 linci sono state uccise in Albania dal 2006. L’ultima di cui si ha notizia, ammazzata a colpi di fucile nel 2020, è stata imbalsamata e messa in mostra in un bar di Elbasan, una quarantina di chilometri a sud-sud est di Tirana, assieme alle pelli e alle imbalsamature di altri animali. Ppnea ha presentato un esposto contro il locale, ma il caso è stato archiviato per “mancanza di evidenza”, nonostante un report provasse che si trattava proprio di quell’esemplare ucciso poco tempo prima.
I tre Paesi interessati, e cioè Macedonia, Kosovo e la stessa Albania in tempi recenti hanno unito le forze e fatto proprio il programma di recupero della lince balcanica, avviato inizialmente da fondazioni straniere, come Kora, Euronatur e Mava. Tra le attività, l’educazione dei cacciatori, e della popolazione generale, sulla minaccia di estinzione che corre l’animale. Ma la battaglia è ben lungi dall’essere vinta, anche in considerazione della povertà di patrimonio genetico disponibile, in una comunità ormai ridotta ai minimi termini, e alla conseguente difficoltà di riprodurre esemplari sani e resistenti. “Popolazione esigua equivale ad accoppiamento tra consanguinei”, conferma Dime Melovski, della Macedonian Ecological Society.