“Oggi più che mai gli uomini dovrebbero imparare a vivere senza gli oggetti. Gli oggetti riempiono l’uomo di timore: più oggetti si hanno più si ha da temere. Gli oggetti hanno la capacità di impiantarsi nell’anima per poi dire all’anima che cosa fare”. Alice Pomiato, 30enne cresciuta nella provincia di Treviso e in viaggio dal 2018, cita Bruce Chatwin per spiegare cosa l’ha spinta a diventare la donna e la professionista che è oggi, creatrice di contenuti digitali sulla sostenibilità ambientale. “Perché – ne è convinta – tutto quello che possiedi guida le scelte che fai, anche solo in termini di tempo. Vivere minimalista non è solo ecologico, fa bene anche a te”.
Quando ha iniziato a lavorare a 16 anni, per lei essere indipendente voleva dire avere tanti soldi e spenderne altrettanti. “Entravo in profumeria e sperperavo centinaia di euro in creme e prodotti. Poi ho visto il mio bagno invaso dalla plastica e ho capito che indipendenza e consumismo non sono la stessa cosa. Ero solo insostenibile”. All’università ha scelto comunicazione di impresa e marketing, ma con una presa di coscienza di questo tipo c’era da aspettarselo che il lavoro in agenzia pubblicitaria l’avrebbe messa in crisi. “Quello che avevo studiato, quello che per cui lavoravo – ricorda – era in sostanza convincere le persone a comprare cose di cui non avevano nessun bisogno. Ma non rispecchiava i miei valori. Così ho risparmiato, preparato uno zaino ‘leggero’ con l’essenziale e comprato un biglietto di sola andata per l’Australia”.
Un viaggio di quasi tre anni che, tra lavori agricoli nelle zone rurali, hospitality e lezioni di italiano, porta Alice a visitare anche Nuova Zelanda e Sud Est asiatico. Poi è arrivata la pandemia. “Allora sono tornata in Italia e mi sono detta: ‘Alice, a te piace fare comunicazione, non ti piace il modo in cui l’hai fatto e il mondo per cui lo fai, ma potresti mettere le tue competenze al servizio di qualcosa in cui credi”. L’unica soluzione possibile: parlare di sostenibilità in maniera verticale sui social, come aveva visto fare da tante donne in Australia e Nuova Zelanda. “In Italia i profili erano pochi e di nicchia – sottolinea – e nessuno trattava il tema come avrei voluto che fosse trattato. E allora perché non farlo io? Il primo novembre 2020 ho convertito il mio Instagram personale ed è nato @aliceful così come è oggi”.
Perché questo nome? “Il mio nome, Alice, unito al suffisso inglese -ful per racchiudere in un unica parola tutto quello che vorrei trasmettere e ispirare: bountiful (generoso) – careful (attento) – grateful/thankful (grato) – powerful (potente) – thoughtful (pensante, premuroso) – meaningful (significativo) – helpful (utile) e heartful (di cuore)”. E aggiunge: “Lo scopo è far capire alle persone che possono avere uno stile di vita meno impattante in diversi ambiti della loro quotidianità. Perché la sostenibilità è trasversale“.
Dal suo profilo Alice parla a oltre 33mila follower di finanza etica, cosmesi solida e anche sex toys green. I suoi sforzi si concentrano però soprattutto sull’alimentazione vegetale, al centro anche del suo TedX a Castelfranco Veneto. “Abbiamo la possibilità di limitare tanto la nostra impronta ecologica scegliendo con cura cosa mangiare almeno 3 volte giorno”.
Ma far cambiare punto di vista alle persone non è sempre facile. “Specie sull’argomento carne – precisa – che tra fuori il peggio delle persone, incapaci di pensare a compromessi. Nonostante il consumismo estremo abbia mostrato tutti i suoi limiti, quando si propongono soluzioni o modelli diversi si accusano le persone di estremismo. Non importa che il mio obiettivo non sia passare dall’ipercapitalismo alla vita sul cucuzzolo della montagna”.
La parola d’ordine di Alice è infatti consapevolezza. Ogni nostra azione ha un impatto sul mondo, un’impronta ecologica, e l’unico modo per pesare meno sul Pianeta è sapere come e quanto inquiniamo con le nostre scelte. “Siamo abituati a comprare prodotti finiti e non ci chiediamo mai qual è la catena di produzione, quali risorse sfruttano o quanto inquinano”, spiega. “Io voglio far sviluppare nei consumatori un pensiero critico, che li porti a capire le implicazioni ecologiche ed etiche di ogni loro scelta. Anche per difendersi dal greenwashing, sapendo che informazioni cercare e dove trovarle”.
Alice racconta la sua passione da Firenze, tappa momentanea del suo girovagare, dove si è iscritta al master Futuro Vegetale, coordinato da Leonardo Chiesi e Stefano Mancuso, per imparare dalle piante resilienza e nuovi modi per la sostenibilità economica e sociale. Un tassello in più verso il futuro che immagina per sé stessa, non più solo sui social.
“La sostenibilità non è di nicchia, sta alla base di tutto, dovrebbe essere un argomento normalizzato. Vorrei fare educazione ai piccoli e formazione ai grandi sugli stili di vita sostenibili, lavorare nelle scuole, nelle cooperative e nelle imprese, ovunque ci sia bisogno di un punto di congiunzione tra la necessità di abbracciare uno stile diverso e farlo davvero“. Un tema di cui Alice ha parlato anche a studenti e studentesse dei licei delle masterclass di Climate Changers, l’iniziativa di Green&Blue e JA Italia, per portare il clima nelle scuole. “È importante far capire che il modello estrai, produci, getta, ricompra non è più sostenibile e che bisogna convertire i sistemi produttivi secondo le regole dell’economia circolare. E anche adattare la vita di tutti alle famose tre R, riduci, riutilizza, ricicla”.
Nella quotidianità, prova a dividersi tra la creazione di contenuti digitali e il settore alberghiero. “Sono due lavori che amo – sorride – ma non potrei servire al ristorante a tempo pieno, così come non potrei solo pubblicare sui social”. E tra una collaborazione e un’altra, poche e a lungo termine, con aziende in cui crede e di cui ha verificato la trasparenza, prepara anche il suo sito, in italiano e inglese, perché le sue parole non abbiano limiti. Il viaggio leggero di Alice nella sostenibilità è appena iniziato.