Dopo 25 anni, la Columbia University, nel cuore della Grande mela, si appresta ad istituire una nuova scuola, la Columbia Climate School, quella che secondo il presidente attuale, Bollinger, “sarà la più importante scuola per il clima negli Stati Uniti.”
La creazione di una nuova scuola è un evento estremamente raro e significativo in ogni Università. Lo sforzo è reso ancora più difficile nel caso della Climate School dall’impatto che la pandemia ha avuto sulle finanze della grande Università, il cui budget annuale è di circa 20 miliardi di dollari (incluse proprietà e investimenti). Nonostante il grande patrimonio finanziario della Columbia, la Climate School ha rischiato di non decollare, proprio a causa delle perdite legate alla pandemia che sono state all’incirca di 50-100 milioni di dollari, notevoli ma ben al di sotto dei temuti 500 milioni o anche un miliardo stimati nel mezzo del blocco delle attività. Come sviluppare la capacità di assumere docenti, di creare un corpo studentesco e concedere titoli di studio, e di coltivare una forte comunità di collegialità intellettuale inerente alla ricerca è una questione che sarà definita mentre la Scuola cresce attraverso la fusione e il coordinamento di attività esistenti alla Columbia, la nascita di una laurea in Scuola del Clima e l’assunzione di eccellenze nel settore.
La scuola, almeno all’inizio, sarà non convenzionale nella sua struttura, costruendo le sue capacità da un hub di centri e programmi di ricerca esistenti di livello mondiale, tra cui l’Earth Institute e i suoi numerosi centri: il Lamont-Doherty Earth Observatory (LDEO), l’Istituto internazionale di ricerca per il clima e la società (IRI), il Centro per la ricerca sui sistemi climatici (CCSR), il Centro per la rete internazionale di informazioni sulle scienze della terra (CIESIN) e altro ancora. Inoltre, praticamente ogni scuola e molti dipartimenti all’interno dell’Università, dalle arti alle discipline umanistiche, dalla medicina all’ingegneria già sono fortemente coinvolti nel campo del clima. La nuova Columbia Climate School potrà collaborare con i presidi e le facoltà di altre scuole in tutta l’istituzione.
Inevitabilmente, data l’ampiezza dei fenomeni, degli impatti e delle esperienze umane associate al cambiamento climatico, sarà necessario individuare aree di interesse sulle quali la Scuola si concentrerà all’inizio. Queste aree saranno identificate in base all’elenco di capacità strategiche e campi di competenza per i quali la Columbia è attualmente riconosciuta come leader mondiale – la Columbia University è tra le prime cinque scuole al mondo per gli studi sulla Terra -, quali modelli e previsioni climatiche e altri che cercheremo di sviluppare ulteriormente, come sicurezza alimentare e cattura di gas serra. Il cambiamento climatico non è semplicemente un problema fisico, ma anche un problema che solleva una serie di questioni sociali, in particolare quello della giustizia sociale legata al clima e all’ambiente. La Scuola si concentrerà anche sull’accelerazione dei danni causati dal cambiamento climatico alle popolazioni vulnerabili nelle regioni a maggior rischio, sulle infrastrutture, sulla salute e la salvaguardia della vita.
Come il capitano di una grande barca, il presidente Lee Bollinger ha annunciato durante il lancio della Scuola: “Con la Columbia Climate School, ci stiamo muovendo per affrontare in modo accademico, come solo una grande università può fare, un’area di enorme attenzione pubblica e crescente preoccupazione. Come il problema stesso, questo sforzo può sembrare scoraggiante, ma è sicuramente un momento di orgoglio istituzionale”.
Senza dubbio lo sforzo è lodevole. Speriamo possa aiutare a creare una nuova generazione di esperti che affronti il problema del clima in modo olistico e che possa essere d’aiuto ad accelerare il necessario sforzo verso una transizione socio-economica e culturale necessaria per cambiare in maniera profonda il modo in cui la razza umana si confronta con il mondo naturale. Speriamo non sia troppo tardi.