SHARM El SHEIKH – La bocca tappata da un fazzoletto bianco per rimarcare l’impossibilità di parlare imposta dal governo egiziano. Il pugno alzato, i vestiti bianchi e gli striscioni: “Non c’è giustizia climatica senza diritti umani”. La prima protesta forte e corposa, autorizzata all’interno della Cop27 (che è spazio Onu a differenza dell’esterno gestito dal governo di Al-Sisi), è guidata dalle donne. Ci sono attiviste provenienti dall’Amazzonia, altre dal Sud Africa, Filippine e sud est asiatico, o dai paesi dell’Africa più colpiti dalla crisi climatica. Reggono cartelli e messaggi scritti in tutte le lingue, chiedono – in questa Cop definita “plastica e senza diritti” – che i dissidenti politici e gli attivisti ambientali ingiustamente imprigionati vengano liberati. Urlano slogan contro la dipendenza dalle fonti fossili, sfogano la rabbia contro un Paese – l’Egitto – dove il dissenso è stato vietato in partenza. Davanti a loro decine di giornalisti: quando invocano un minuto di silenzio per ricordare tutti i difensori dell’ambiente uccisi si sentono soltanto i click delle macchine fotografiche.
Le proteste, all’interno della Cop, dato che fuori è troppo pericoloso nella blindatissima Sharm El-Sheikh, stanno crescendo. Spesso sono i rappresentanti dei paesi più vulnerabili, colpiti da fenomeni meteo intensi o siccità e dove regna devastazione e fame, a lanciare il grido di aiuto. Viene chiesto ai potenti di agire subito e con “soldi e impegni inderogabili” per garantire finalmente uno strumento finanziario che garantisca fondi per il “loss and damage”, le perdite e danni delle aree più impattate dagli eventi legati al surriscaldamento.
Viene chiesto di liberare e aiutare tutti coloro che sono stati ingiustamente arrestati nel tentativo di battersi per i diritti sociali e per l’ambiente. Nella protesta delle donne, prende la parola anche la giovane Alab Ayroso, filippina il cui padre è considerato un “desaparecidos”, un attivista ambientale scomparso nel nulla vent’anni fa. Piange, ma poi trova la forza per urlare più forte: “Dobbiamo unirci e combattere contro questo sistema, dobbiamo lottare per un mondo che rimetta al centro la salute del Pianeta e le persone, non i soldi e i profitti”.
Poi, in un elenco lunghissimo, le attiviste sudamericane leggono i nomi di tutte le donne e i difensori dell’ambiente uccisi ingiustamente, chiedendo giustizia per loro, così come per i prigionieri politici. Nelle prossime ore, nuove azioni dimostrative sono attese alla Cop27: fra le più curiose c’è quella organizzata da BTS ARMY e KPOP4PLANET, fans del K-pop coreano che daranno vita a una manifestazione per chiedere la protezione delle foreste. Altre iniziative potrebbero essere in programma poi in vista dell’arrivo del presidente Usa Joe Biden atteso l’11 novembre.