Sono paragonabili alle sequoie, sia per la loro dimensione che per l’importanza ecologica. Imponenti, custodiscono informazioni uniche su clima, ambiente e biodiversità. E come le foreste, sono minacciate dai cambiamenti climatici. Sono le colonie di coralli giganti che popolano i fondali marini, organismi a rischio di estinzione la cui salvaguardia è cruciale per il nostro pianeta. A loro si deve l’esistenza di alcuni degli habitat più ricchi di colore, vita e biodiversità degli oceani, le barriere coralline. Eppure, il riscaldamento globale le sta facendo diventare fragilissime: in condizioni di temperature elevate infatti stanno andando incontro ad un processo definito bleaching, sbiancamento.

La spedizione


Proprio per salvare queste macchine del tempo naturali minacciate dal clima è nato il progetto “Map the Giants“, che lancia una campagna di crowdfunding per finanziare una spedizione scientifica. L’obiettivo è esplorare gli atolli più remoti delle Maldive che potrebbero ospitare alcuni fra gli esemplari più maestosi di coralli giganti. L’iniziativa fa parte della VI edizione di BiUniCrowd dell’Università di Milano-Bicocca, che permette alla comunità universitaria di ottenere sostegno e visibilità dall’esterno. “Non vogliamo solo trovare i coralli giganti, ma anche mapparli e identificarne le specie, misurarli e stabilirne lo stato di conservazione: alcune colonie di corallo producono ancora cloni di larve che si sono insediate centinaia di anni fa, e potrebbero costituire preziose testimonianze di adattamento, utili per salvare la scogliere coralline del futuro. – spiega Simone Montano, ricercatore del Dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra (DISAT) e del MaRHE Center dell’Università di Milano-Bicocca e responsabile del progetto – Un altro tassello importante è quello di cambiare la prospettiva attraverso la quale si conservano e proteggono i coralli sensibilizzando l’opinione pubblica sul valore inestimabile di questi organismi, veri e propri monumenti marini”.

Il centro di ricerca MaRHE

L’Università di Milano-Bicocca dal 2009, gestisce un suo centro di ricerca MaRHE – Marine Research and High Education Center sull’isola di Magoodhoo nell’arcipelago delle Maldive dove studia lo stato di salute dei coralli: questi ecosistemi marini, pur ricoprendo solo lo 0,1 per cento dei nostri oceani, ospitano più di un quarto di tutte le specie marine conosciute, proteggendo le coste dall’erosione e permettendo la sussistenza di quasi un miliardo di esseri umani. Ecco perché l’ateneo ha deciso di supportare “Map the Giants”. Per sviluppare il progetto è stata avviata una campagna per raccogliere 10mila euro su Ideaginger.it, la piattaforma di crowdfunding. Una volta raggiunto il 50% dell’obiettivo, l’Università di Milano-Bicocca cofinanzierà la campagna di crowdfunding con ulteriori 5mila euro.

Ritratti

Salvare il Pianeta per salvare i colori

di Giacomo Talignani


Coinvolto anche l’Acquario di Genova con cui il gruppo di MaRHe collabora da tempo (la sede genovese è proprio nell’Acquario) proprio sul tema della conservazione dei coralli. Collaborazione che adesso si estende alla campagna di crowdfunding attraverso alcuni biglietti che l’Acquario ha messo a disposizione gratuitamente e che il team userà come ricompensa. L’iniziativa è stata raccontata anche dalla rivista scientifica Nature che ha messo evidenza la potenzialità di un progetto basato sulla citizen science iniziative. Tra le ricompense per i sostenitori c’è anche l’opportunità di ricevere dei ringraziamenti “subacquei”, adottare un corallo che verrà trapiantato su una porzione di reef danneggiata.

 

A rischio la fotosintesi

Il colore caratteristico di ogni specie di corallo è dato da alghe fotosintetizzanti, organismi monocellulari note come zooxanthellae. Il colore del corallo è tanto più intenso quanto maggiore è la concentrazione di questo microorganismo, la cui funzione principale è quella di produrre, tramite la fotosintesi, nutrimento per altre specie. Quando la temperatura aumenta, i microorganismi non sono più in grado di svolgere efficacemente la fotosintesi e produrre nutrimento per altre specie e vengono espulsi. La struttura calcarea assume così una colorazione più pallida o addirittura completamente bianca. Dove maggiori sono gli effetti del riscaldamento globale più intensa è l’incidenza dello sbiancamento.

Esiste inoltre un delicato equilibrio tra la temperatura dell’acqua e lo scambio di anidride carbonica tra l’atmosfera e l’oceano. L’oceano è in grado di assorbire parte dell’aumento di  CO2 nell’atmosfera, contrastando l’effetto serra, ma la maggior concentrazione di anidride carbonica disciolta rende l’acqua oceanica più acida, riducendo la concentrazione del carbonato di calcio, necessario ai coralli per costruire il proprio scheletro. Anche l’acidificazione degli oceani è quindi chiamata in causa per lo stato di grande sofferenza delle barriere coralline, mettendo a sua volta in pericolo la vita di questi organismi e la loro possibilità di riprendersi dopo fasi di sbiancamento che si ripetono ormai ad intervalli sempre più ravvicinati.