Sta arrivando il pesce scorpione. O meglio: è già arrivato. Nell’esercito delle mille specie aliene che provano a colonizzare il Mar Mediterraneo, complice il riscaldamento delle sue acque (le cui temperature negli ultimi anni aumentano del 20% in più rispetto alla media globale) è tra i più temuti, complice la sua voracità predatoria e, soprattutto, il potentissimo veleno secreto dalle ghiandole sul dorso, collegate agli aculei della pinna dorsale.
Così, negli ultimi mesi le osservazioni – lungo le coste della Sicilia, della Calabria e della Puglia – di lionfish, originario dell’Oceano Indiano e del Mar Rosso, alimentano timori diffusi: dovremo guardarci dalla potenziale proliferazione di una specie invasiva che non avrebbe rivali e che potrebbe, sulla scia di illustri predecessori come il granchio blu, trovare un’utile alleata nella tropicalizzazione dei nostri mari? “Nessuna psicosi, tanto meno in piena estate, perché per ora si tratta di osservazioni di singoli esemplari e non di gruppi di decine di pesci scorpioni in branco, come pure accade nell’area orientale del Mediterraneo, dove viene osservato con densità rilevanti”, rassicura Fabio Crocetta, che con la Stazione zoologica Anton Dohrn, per la quale è ricercatore, si occupa delle dinamiche di affermazione delle specie aliene nei nostri mari. “Un incontro con la specie nei mari italiani è estremamente improbabile, con buona pace dei vacanzieri che quindi possono godersi il mare in assoluta tranquillità”, aggiunge. Eppure, ammette Crocetta, “un aumento delle densità o una ulteriore espansione della specie sempre più a nord è certamente possibile in un prossimo futuro, soprattutto con l’aumento delle temperature ed è innegabile che si tratti di una eventualità che suggerirebbe di prestare la massima attenzione alla sua presenza, trattandosi di una specie in grado di provocare forti ripercussioni sul biota nativo e sull’uomo, soprattutto a causa delle sue spine velenifere”.
Sull’avanzata inquietante di Pterois miles e Pterois volitans, le due specie note di pesce scorpione, i ricercatori sono concordi: sono considerati i pesci invasivi di maggior successo, con una diffusione progressiva – negli ultimi 40 anni – nell’Oceano Atlantico occidentale tropicale, con effetti dannosi ben documentati sulle comunità ittiche locali, e – da circa dieci anni, con riferimento soprattutto allo Pterois miles – nel Mar Mediterraneo, dove tuttavia lo studio delle interazioni con le specie mediterranee e il loro impatto sulla biodiversità locale è agli albori, come evidenzia peraltro una delle ultime pubblicazioni sul tema. “La prima segnalazione nei mari italiani è del 2016, quando fu osservato sulle coste della Sicilia sudorientale”, annota Francesco Tiralongo, ittiologo dell’Università di Catania, che ha in corso insieme a un team di ricerca un’azione di monitoraggio sul fenomeno e che è particolarmente attivo nell’osservazione delle invasioni di specie aliene in Mediterraneo tramite il progetto AlienFish, di cui è responsabile scientifico.
“Poi, il pesce scorpione sembrava essere scomparso dalle acque italiane, lasciando pensare a un fenomeno isolato. – aggiunge – Invece, a partire dalla scorsa estate, questa specie è riemersa in diverse località lungo le coste pugliesi, calabre e siciliane. E così sta accadendo anche nel corso di questa estate, confermando una presenza più stabile del pesce scorpione nei mari italiani. Si tratta di densità basse, ma quanto già osservato nella parte orientale del Mediterraneo, dove il pesce scorpione ha colonizzato vaste aree delle coste di Cipro e della Grecia, causando seri problemi ecologici ed economici, ci suggerisce la massima prudenza”. Quel che è certo è che – come nel caso dell’ormai celebre granchio blu, una soluzione per arginare la diffusione dell’alieno potrebbe essere rappresentata dalla sua cattura attraverso la pesca: “Il pesce scorpione è una specie lenta, che vive soprattutto a basse profondità ed è entrato già da tempo nei menu dei ristoranti greci, ciprioti e turchi – spiega Crocetta – dove è apprezzato alla stregua del nostro scorfano rosso. Insomma, una ulteriore possibilità di preparare una linguina con sugo di pesce, ma stavolta aiutando il nostro Mar Mediterraneo a ostacolare il proliferare di una specie dal potenziale impatto nocivo per i suoi ecosistemi”.
E chissà che intanto le specie autoctone, minacciate dalla nuova presenza, non sviluppino strategie di sopravvivenza e resilienza, come peraltro mostrato da un sorprendente documento filmato a Cipro (e pubblicato sul “Journal of Marine Science and Engineering”): un polpo comune aggredisce un lionfish. Temi – quelli del contrasto alle specie aliene – che ispireranno, dal 14 al 18 ottobre, il congresso della Commissione internazionale per l’esplorazione scientifica del mar Mediterraneo (Ciesm), che prevede una sessione ad hoc sugli invasori. Tra le soluzioni prospettate in un recente passato anche la desalinizzazione delle acque del canale di Suez, attraverso cui specie tropicali come il pesce scorpione migrano verso il Mare Nostrum: sarebbe una vasta e intrigante operazione di “biosicurezza”. “La possibile espansione del pesce scorpione rappresenta una sfida per la gestione delle risorse marine e per la sicurezza delle attività ricreative e professionali in mare. – aggiunge Tiralongo – È fondamentale che le autorità locali e nazionali, insieme alla comunità scientifica, monitorino attentamente la situazione e implementino misure di gestione adeguate. Penso a campagne di informazione per sensibilizzare il pubblico, programmi di monitoraggio delle popolazioni di pesce scorpione e piani di azione per mitigare i suoi impatti”.