“Mai così in un secolo e soprattutto mai tre eventi estremi così vicini. La situazione è davvero preoccupante, anche per il futuro”. Pierluigi Randi, presidente AMPRO (Associazione meteo professionisti), meteorologo che tra l’altro abita nel Ravennate in zone colpite dall’alluvione, racconta di essere impressionato per quanto riportano i primi dati: in meno di due settimane in determinate aree è caduta oltre la metà della pioggia che solitamente è attesa in un anno. “Dobbiamo preparaci, questa è la crisi del clima” spiega.

Come è la situazione attuale?

“La situazione è molto grave su tutta la Romagna e sul Bolognese. Come impatti sul territorio probabilmente è l’effetto alluvionale più grave di almeno gli ultimi 100 anni. Come estensione delle aree interessate e quantità di precipitazione, così come per danni su più province, è qualcosa di devastante, gravissimo”.

Cosa dicono i dati? Quanta pioggia è caduta?

“Sta ancora piovendo quindi i dati non sono definitivi ma nonostante ciò abbiamo un evento che a livello di accumulo di pioggia somiglia molto a quello dell’1-3 maggio ma con due differenze: uno che ha colpito un’area molto più estesa, due che la quantità di pioggia questa volta è condensata in meno tempo. Dalla mattinata di ieri abbiamo avuto in vaste zone, come Bologna città, oltre 100 mm di pioggia. Sull’Imolese 110, sul Faentino tra 120 e 140, uguale nella zona di Forlì. Se poi saliamo sull’Appennino abbiamo accumuli anche oltre i 200 mm, quasi un picco di 250 mm a Modigliana (Forlì-Cesena) e 228 mm a Casole Valsenio (Ravenna), entrambi paesi a quote basse, circa 200 metri. Il tutto si è verificato in poco più di 24 ore. Significa quantitativi di pioggia enormi per la nostra climatologia delle precipitazioni: è quella che cade di solito in una intera primavera”.

Tra l’alluvione di inizio maggio e quest’ultima si parla di precipitazioni che solitamente cadono in sette-otto mesi…

“Sì, è impressionante. In alcune zone dell’Appennino Ravennate e Forlivese da inizio mese sono caduti tra i 400 e i 500 mm di pioggia. Di solito in un intero anno qui la piovosità è meno di 900. Dunque si tratta di pioggia, caduta in sole due settimane, che di norma vediamo in oltre metà anno. Sono quantitativi spaventosi e purtroppo gli effetti si vedono chiaramente”.

Quali analogie ci sono con l’alluvione precedente?

“Ci sono analogie ma anche differenze. A inizio maggio si parla di piogge battenti e continue per circa 36 ore, in questo caso invece  di poco più di un giorno, con l’aggiunta di rovesci e temporali che l’altra volta non c’erano. La scorsa volta precipitazioni costanti, qui invece torrenziali a causa di impulsi temporaleschi. L’evento attuale è stato più intenso: quasi la stessa quantità di pioggia dell’1° al 3 maggio, ma in meno tempo e più estesa come territorio colpito”.

La causa è la bassa pressione?

“La depressione sviluppata sul Tirreno meridionale è stata ostacolata da due alte pressioni a Ovest ed Est: così è rimasta intrappolata e si è mossa lentamente, in parte è ancora lì, sul versante emiliano-romagnolo. Il vortice sta dissipando la sua energia lentamente spostandosi poco. Diciamo che rispetto a inizio maggio è un po’ più veloce, ma in egual modo si tratta di una perturbazione alimentata da un afflusso di aria estremamente umida da sud est, prelevata da Jonio e Nord Africa, una massa d’aria calda e molto umida che entra in Emilia con correnti da est”.

Questa è la crisi del clima?

“Se andiamo indietro nel tempo negli ultimi due anni abbiamo avuto tre eventi estremi di segno opposto: due anni di siccità grave e poi in quindici giorni due eventi di pioggia estrema. Questo è un segnale chiaro della crisi del clima: un singolo episodio non è attribuibile al surriscaldamento, ma eventi estremi in sequenza, di un segno o dell’altro, sì. Tre indizi fanno una prova. Non è normale avere due eventi a distanza così breve: di solito hanno tempi di ritorno secolari, mai successo che si verifichino così vicini, in appena due settimane”.

Dopo l’estate potrebbe tornare El Niño, fenomeno naturale che aumenta le temperature. Corriamo ulteriori rischi?

“El Niño dà un impulso ulteriore all’aumento della temperatura globale e studi recenti dicono che può avere riflessi anche in Europa, con maggiore frequenza di eventi estremi di precipitazione. El Niño o non El Niño, dobbiamo comunque preparaci: il trend di fondo è lo stesso. Così come dobbiamo smetterla di pensare che, in giornate magari non calde, non si parli di surriscaldamento globale: la crisi del clima significa perturbazioni che arrivano da radici lontane, per esempio quest’ultima ha pescato, formandosi, persino aria molto calda dall’Africa, addirittura dall’equatore. Quello che accade va visto globalmente”.

Lei vive a Bagnacavallo, nel Ravennate. Ha avuto danni?

“Diciamo che sono circondato, ma personalmente per ora qui stiamo abbastanza bene. Tanti allagamenti a Sud del paese però. Guardiamo i fiumi con preoccupazione e pensiamo agli amici e alle persone di Faenza, che è davvero sott’acqua.  In generale tutte le zone vicine a Senio e Lamone sono completamente allagate. Siamo sull’attenti”

Infine, cosa dicono le previsioni per le prossime ore?

“Forse il peggio è passato. Tutto si sta attenuando, ci sono ancora piogge in Appennino emiliano ma meno intense. Quasi del tutto esaurite le precipitazioni su bassa pianura romagnola e costa. Andrà guarendo, ma con gradualità. Però ripeto, non aspettiamo la prossima: lavoriamo per preparaci”.