Il Museo Verde dei Borboni ottiene nuovi riconoscimenti. Altre 43 preziose specie vegetali del Parco Reale della Reggia di Caserta sono stati iscritti nel 13° elenco degli alberi monumentali della Regione Campania. A stabilirlo è stata la Direzione Generale Politiche Agricole, Alimentari e Forestali della giunta regionale della Campania con il decreto n.30 del 14 febbraio 2022 (Legge n. 10/2013).
“La componente vegetale dei parchi storici ha un valore pari a quello delle tradizionali collezioni di pregio storico artistiche” dichiara Tiziana Maffei, direttore generale della Reggia. “Un patrimonio vivente che presenta maggiori complessità nell’identificazione degli elementi da preservare e vulnerabilità più elevate che richiedono professionalità e strategia di manutenzione. Per la Reggia di Caserta tale approccio amplia le responsabilità nello svolgere le funzioni tipiche di un museo contemporaneo e vivo: salvaguardia, ricerca, comunicazione ma anche proattività all’interno della società”.
Era il 1750 quando Carlo di Borbone decise di far costruire la Reggia di Caserta, cuore pulsante del Regno di Napoli. L’incarico della costruzione della struttura venne affidato a Luigi Vanvitelli, che progettò anche il parco di 123 ettari, fondendo la tradizione italiana del giardino rinascimentale con l’arte di Versailles. All’interno del parco, il giardino inglese fu voluto dalla regina Maria Carolina, influenzata dalla moda illuminista che si diffondeva in quegli anni in Europa. A soddisfare il desiderio della regina, fu Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi, grazie alla collaborazione del botanico John Andrew Graefer, inviato dalla Royal Society di Londra.
“I giardini del parco sono stupendi, in armonia perfetta con un lembo di terra che è tutta un giardino” recitava J.W. Goethe. Nell’elenco delle piante monumentali, sono stati inseriti 9 alberi di canfora e 25 lecci, che formano un doppio filare nel parco. Nel giardino inglese, invece, si può ammirare una Camellia japonica, il primo esemplare introdotto nel 1786; due cordia; un bagolaro e un bosso secolare che si trovano lungo le sponde del laghetto; una magnolia nella prateria bassa e un tasso nel bagno di Venere. Questo albero, il più antico messo a dimora nel giardino inglese, ha una collocazione molto suggestiva, voluta dal botanico Graefer. Guardandolo sembra che dalle sue radici sgorghi una sorgente d’acqua: un effetto studiato ad arte, perché in realtà l’acqua arriva da una condotta laterale.
Tra i più particolari, si notano due falso kapok (Ceiba speciosa), allevati prima in vaso e poi nella serra a vetri, costruita dopo l’unità d’Italia con lo scopo di avviare una sorta di produzione tessile utilizzando la fibra bianca e lanosa (detta appunto falso kapok) contenuta nei frutti. Si trattava di un esperimento per capire se queste piante, originarie del sud America, potessero acclimatarsi anche nel Sud Italia.