Calano i consumi e l’Amazon Prime Day non è più quello di una volta. Ma poiché le 30 ore di sconti dal 12 al 13 luglio restano uno dei momenti più attesi per fare acquisti vantaggiosi, soprattutto per chi preferisce fare shopping online, diventa importante chiedersi che impatto possono avere i nostri acquisti sull’ambiente. Il calcolo nel dettaglio non è facile, ma possiamo provare a capire quali aspetti hanno maggiore o minore impatto sul Pianeta in questa occasione, da quando ordiniamo in Rete fino a quando scartiamo e utilizziamo i prodotti che scegliamo.
Intanto, cosa fa Amazon per l’ambiente? Dal 2019 Amazon ha co-fondato il Climate Pledge, programma di sostenibilità che prevede un’escalation green, tra cui investimenti per due miliardi di dollari per favorire lo sviluppo di tecnologie che rispettino la decarbonizzazione, l’impiego di 100 mila veicoli elettrici, la riduzione del 50% delle emissioni di CO2 relative alle spedizioni di merci per poi arrivare, entro il 2040, all’obiettivo dello zero emissioni nette di CO2 per tutte le attività del colosso. Obiettivi che l’azienda, secondo le voci più critiche, sarebbe ben lungi dal conseguire. Tra queste figura Oceana, organizzazione ambientalista per la difesa degli oceani, che accusa Amazon di avere ricadute negative sull’ambiente, esasperate dai Prime Day. A cominciare dalla plastica.
Imballaggi, rifiuti e resi
Secondo il report 2021 di Oceana, nel 2020 Amazon avrebbe generato un aumento del 29% di rifiuti di imballaggi in plastica rispetto all’anno prima. L’azienda si difende sostenendo si tratti di un calcolo grossolano dei rifiuti da imballaggio in plastica, sovrastimato di oltre il 300% e, in ogni caso, di non essere rimasta a guardare, varando iniziative come l’eliminazione della plastica dalle scatole che usa per inviare la merce.
Jeff Bezos ha anche avviato il programma Bezos Earth Fund, un fondo di 10 miliardi di dollari per favorire il lavoro di attivisti, scienziati e organizzazioni non governative che si spendono per tutelare l’ambiente.
Al di là degli imballaggi, Amazon è sotto accusa anche per i milioni di articoli invenduti mandati al macero. Una denuncia arrivata dal network britannico ITV, che ha svolto un’indagine limitata al Regno Unito.
Le vendite in cifre
L’azienda di analisi Digital Ecommerce 360 ha calcolato che, l’edizione 2021 dei Prime Day, abbia generato per Amazon un indotto di 11,19 miliardi di dollari (11,12 miliardi di euro) polverizzando il record del 2019, chiuso a quota 10,39 miliardi di dollari.
Nel Prime Day del 2021 Amazon ha dichiarato di avere spedito 250 milioni di articoli a livello globale tra i quali figurano, per quantità vendute, soprattutto elettronica per la casa (tra questi robot per la pulizia e assistenti vocali Alexa in cima ai desideri), prodotti di bellezza, prodotti per la cura dell’infanzia ma anche zaini, auricolari e computer.
Vanno considerati però anche altri parametri: l’ecommerce di Amazon realizza un fatturato di 477 miliardi di dollari all’anno. Non ci sono soltanto i Prime Day a contribuire all’inquinamento e, non da ultimo, sulla scia del colosso fondato da Bezos sono nate molte altre piattaforme di vendita online le quali, a loro volta, hanno creato programmi di offerte temporanee.
Questi numeri però non tengono conto che, per ogni pacco inviato da un qualsiasi merchant online, c’è un cliente che ha comprato qualcosa. Attendersi che i venditori siano gli unici a trovare soluzioni è poco saggio, così come lo è pretendere che il consumismo, anche il più moderato, non abbia ricadute sull’ambiente.
Le possibili soluzioni
In Italia, secondo il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclo e il recupero degli imballaggi in plastica (Corepla), nel 2016 sono state consumate 2,1 milioni di tonnellate di plastica, il 15% delle quali proveniente dallo shopping online (315 mila tonnellate). Il dato si riferisce a sei anni fa e, nel frattempo, gli acquisti online degli italiani sono cresciuti in fretta, basti pensare che – complice la pandemia – tra il 2020 e il 2021 è stato registrato un aumento del 21%.
Diventare consapevoli e assumersi una responsabilità nel ruolo di acquirente sono due cose differenti. Le offerte dei merchant online soddisfano una domanda che esiste, sopperiscono quindi a bisogni che tutti noi abbiamo o crediamo di avere. Si può pensare di prediligere, nel limite del possibile, i negozi fisici, magari per tenere vivi i quartieri o i paesi in cui viviamo ma, anche da questo punto di vista, sono il potere di acquisto e la coscienza di ognuno a fare da guida.
Come ottimizzare gli acquisti online
Ma c’è un modo per impattare meno comprando online? Un’alternativa può essere quella degli ordini di gruppo, diverse famiglie o gruppi che si uniscono per acquistare online riducendo così il numero di pacchi che verranno inviati dal venditore, che si tratti di Amazon o di un venditore terzo. Questione di impegno e di coordinamento, niente di impossibile. Un’altra attenzione da parte dell’acquirente, potrebbe essere quella di preferire l’acquisto di più prodotti dallo stesso venditore, consentendo di usare un unico imballaggio per tutti gli invii.
Poi c’è la logistica. Se scegliere i corrieri in base al parco di mezzi elettrici diventa difficile, quel che possiamo fare in modo più agevole per ridurre l’impronta delle consegne è evitare che i corrieri debbano effettuare diversi tentativi per potere portare la merce a domicilio. Possiamo sempre far recapitare i pacchi sul luogo di lavoro, ove possibile, oppure chiedere a un vicino di casa di rendersi disponibile al ritiro per conto nostro, in caso non ci fosse un servizio di portineria. Ancora più facile, forse, è scegliere un servizio di ritiro tra quelli indicati su Amazon, dove potremo andare a prendere il nostro pacco a piedi, in bus o con mezzi meno inquinanti.
Raccogliere i rifiuti dalla spiaggia e differenziare le bustine di tè: i vostri gesti per salvare il Pianeta
Poi c’è l’unboxing: scartare il pacco è uno degli aspetti da non trascurare se vogliamo contenere i rifiuti. Imparare a fare la raccolta differenziata in modo corretto, a seconda delle indicazioni del proprio Comune e Regione è importante nell’ottica dell’economia circolare. Carta e plastica sono materiali riciclabili e il riuso dipende anche da come li smaltiamo. Limitare i resi è un’altra idea in difesa dell’ambiente, così come anche evitare il tasto “compra ancora”. Perché se è vero che abbiamo fatto l’affare, esagerare di sicuro non conviene al Pianeta.