La Terra come la conosciamo oggi non sarebbe la stessa senza la foresta amazzonica.
È il più vasto polmone verde tropicale e contiene la più alta densità di specie animali e vegetali esistente. Unica sul nostro pianeta per complessità, dimensioni e diversità, svolge un ruolo cruciale nella stabilizzazione delle precipitazioni nel mondo intero, influenzando i cicli atmosferici e idrici. Produce più del 20% dell’ossigeno mondiale e contribuisce a mitigare il cambiamento climatico assorbendo enormi quantità di anidride carbonica. Dunque, non è qualcosa di cui si possa fare a meno se non a prezzo di conseguenze devastanti, non solo a livello locale ma anche su scala globale. La sua scomparsa sarebbe irreversibile, ma anche la sua riduzione rappresenta un pericolo, perché potrebbe innescare un corto circuito tale da compromettere il ciclo dell’acqua che l’alimenta.
L’economia circolare che la governa è semplicissima ma fragile, si basa infatti sull’incessante fluire tra il fiume, l’evaporazione che forma le nubi e la pioggia che alimenta la foresta. Non c’è una fase che può essere saltata, non ci sono equilibri che possono essere alterati, perché gli ingredienti di questo ciclo sono connessi in un unico processo armonico.
Il meccanismo è raccontato in “Amazonia – The Final Season”, docu-film disponibile su Amazon Prime Video. È una poesia filmata che, in tre atti – Il Fiume. Le Nuvole. La Pioggia. – racconta visivamente il ciclo dell’acqua, accompagnandolo con la voce inconfondibile di Ben Harper. Un intimo viaggio sensoriale nel cuore dell’Amazzonia peruviana ci assimila all’acqua mentre cambia forma continuamente. È un atto d’Amore per l’anima verde pluviale. Le inquadrature soggettive che si succedono ci trasformano nel fiume che lambisce gli alberi, ci fanno sublimare nelle nubi, ci riportano nelle gocce di pioggia sulle foglie della foresta e ci fanno scorrere nei rivoli del terreno che ci riportano al fiume dove tutto è iniziato. Il risultato è quello di una carezza infinita. Le immagini sono state filmate nel cuore della foresta amazzonica peruviana e prendono vita attraverso tre diverse musiche originali, composte appositamente per accompagnarci nelle diverse trasformazioni dell’acqua.
L’incantesimo si squarcia sulla schermata nera della riflessione finale che ci riporta alla realtà: negli 11 minuti e 20 secondi del docu-film sono scomparsi circa 300.000 alberi dal nostro pianeta. Basta il tempo di un documentario per dissolvere tante piante d’alto fusto quante gli abitanti di un medio centro italiano come Catania. Immaginate la città che diventa un deserto, uno spazio senza vita proprio dove prima c’era la più grande biodiversità della Terra.
Il tempo è ormai una risorsa scarsa. Non ce n’è più molto. Solo negli ultimi 40 anni gli esseri umani hanno abbattuto il 20% della foresta pluviale amazzonica e un ulteriore 20% rischia di essere distrutto. Le pratiche agricole intensive sono la più grande minaccia per questo ecosistema, insieme all’espansione urbana, l’estrazione mineraria e di petrolio, le dighe e la produzione irresponsabile di legname.
Nel mostrare il ciclo chiave della sopravvivenza della foresta pluviale, il docu-film è innanzitutto uno strumento per sensibilizzare e supportare la sostenibilità ambientale e sociale di questa parte del pianeta. Da soli non possiamo salvare l’Amazzonia, ma insieme siamo in grado di costruire quella massa critica capace di sostenere progetti virtuosi come quello portato avanti da Cesvi Onlus e supportato della Fondazione Giuseppe e Pericle Lavazza Onlus. Il docu-film è presentato da Lavazza ¡Tierra! Bio-Organic, la gamma di caffè ispirata all’impegno della Fondazione Lavazza a favore di una coltivazione sostenibile, nel rispetto del pianeta, delle persone e dei territori di produzione.
“Amazonia – The Final Season” racconta della regione Madre de Dios, terra dei parchi nazionali del Manu, di Bahuaja-Sonene e della Riserva Nazionale Tambopata. Cuore della foresta pluviale amazzonica, potrebbe essere definita il luogo dove tutto nasce per poi iniziare a scorrere nel bacino del Rio delle Amazzoni. È qui che la Fondazione Lavazza è impegnata in un programma di riforestazione del territorio in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente peruviano, le comunità locali e indigene e Cesvi, organizzazione non governativa, attiva da oltre 20 anni in queste aree con progetti specifici.
Il progetto si muove in due ambiti: protezione e reintegrazione. Da un lato si promuove la conservazione del patrimonio forestale esistente, attraverso un presidio diretto da parte delle comunità indigene, “guardiane della foresta” da tempo immemorabile. Parallelamente, Fondazione Lavazza, Cesvi e i loro partner locali si occupano della piantumazione di nuovi alberi nelle aree degradate. Tra le specie arboree chiave c’è la noce amazzonica (Bertholletia excelsa), una risorsa ambientale preziosissima in grado di raggiungere i 50 metri di altezza, vivere fino a 700 anni e immagazzinare circa 64 000 chilogrammi di CO2 nel corso della propria vita.
Lavazza affianca la sostenibilità alla valorizzazione delle persone, perché sostenibilità ambientale e sociale vanno di pari passo. Il progetto comprende l’incentivo alla raccolta, alla lavorazione e alla commercializzazione dei prodotti naturali locali come la noce amazzonica e la piantumazione di alberi da frutta, che per le comunità indigene sono sia una fonte di autoconsumo sia un’opportunità di reddito.
Alla diffusione delle buone pratiche agricole che favoriscono la miglior qualità del caffè il e rispetto per l’ambiente, si affianca il supporto ai produttori per permettere loro di costituire e gestire organizzazioni proprie, promuovere la gender equality all’interno dei nuclei familiari e nelle comunità, valorizzare il lavoro dei giovani attraverso programmi di formazione che li motivino a non abbandonare le terre e a diventare imprenditori del caffè. Ad oggi, il bilancio complessivo delle iniziative è positivo. Sono stati preservati oltre 30.000 ettari di foresta vergine, rimboscati 295 ettari di terra, migliorate le condizioni alimentari, sociali ed economiche di 570 abitanti della zona, grazie all’installazione di 25 ettari di sistemi agroforestali.
Ma tutto questo sforzo sarebbe vano se non ci stimolasse personalmente. Possiamo a nostra volta scegliere di vivere privilegiando, ad esempio, mezzi di mobilità sostenibile e consumare responsabilmente, anche prestando attenzione a quello che acquistiamo e consumiamo.
Lavazza ha a cuore il centro della propria attività: il caffè e le terre dove questo viene coltivato. Per coordinare, gestire e realizzare in modo efficace i progetti di sostenibilità economica, sociale e ambientale nei Paesi produttori di caffè, con la Fondazione Giuseppe e Pericle Lavazza Onlus, sostiene progetti in 3 continenti coinvolgendo 130.000 persone.