Amy Bowers Cordalis è un’avvocata, un’ambientalista, ma, prima di tutto, un membro della tribù Yurok, nativi americani che hanno sempre abitato i territori della California settentrionale. È cresciuta pescando sul fiume Klamath, uno dei più importanti corsi d’acqua della costa occidentale del Nordamerica. Consulente legale della sua tribù, ha guidato una battaglia durata diversi anni per smantellare quattro dighe idroelettriche che stavano soffocando il fiume, la sua biodiversità e la popolazione indigena che dipende dalle sue acque. Ha aiutato a siglare un accordo da 550 milioni di dollari con la società di energia elettrica PacifiCorp, per demolire i manufatti e permettere al fiume di tornare al suo corso naturale.
Un progetto grandioso: sono stati ripristinati 650 chilometri di habitat fondamentale per la riproduzione dei salmoni, è migliorata notevolmente la qualità dell’acqua e si sono ridotte le emissioni di metano. Ora si sta lavorando per ripristinare la fauna ittica, un tempo molto fiorente. Per il suo impegno nei confronti dei diritti degli indigeni e della tutela ambientale, Amy è stata insignita del premio Champions of the Earth 2024 dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP), il più importante riconoscimento ambientale assegnato dall’Onu. Per capire la portata della vittoria di Amy e della sua tribù aggiungiamo qualche dettaglio. Il fiume Klamath, che attraversa Oregon e California e sfocia nell’Oceano Pacifico, era uno dei corsi d’acqua più ricchi di salmoni di tutti gli Stati Uniti, ma le quattro dighe idroelettriche, costruite tra il 1911 e il 1962, avevano soffocato il suo flusso naturale, decimando la specie, essenziale per lo stile di vita degli Yurok e per la biodiversità del fiume. Nell’ottobre scorso, Cordalis e gli Yukor hanno festeggiato la demolizione dell’ultima delle quattro dighe, abbattuta grazie a una sentenza federale del 2022 che ha dato il via libera alla rimozione dei manufatti e al ripristino del flusso naturale del corso d’acqua.

La chiusura del processo ha segnato il culmine di decenni di difesa, proteste e azioni legali degli Yurok. Ed Amy ha svolto un ruolo chiave in questa lotta per l’ambiente: ha guidato la causa e ha contribuito alla definizione di un accordo negoziato tra California, Oregon e società proprietaria delle dighe, che ha portato alla dismissione delle strutture. “Pensavo che avremmo assistito alla morte definitiva del fiume”, racconta Amy Cordalis, “ma ora sono convinta che assisteremo alla sua rinascita e al ripristino del nostro ecosistema, della nostra cultura, della nostra linfa vitale”. In una recente intervista al periodico newyorkese Time, l’avvocata degli Yukor sottolinea l’importanza di salvaguardare i popoli nativi e i loro habitat: “I territori indigeni detengono l’80% della biodiversità rimanente al mondo, perché le terre loro riservate sono state protette dallo sviluppo, garantendo al contempo la continuità delle pratiche di gestione indigena. I popoli nativi custodiscono le risorse naturali con rispetto, guidati dalla conoscenza ecologica tradizionale, tramandata di generazione in generazione. Dobbiamo ascoltare coloro che vivono più vicini alla terra e all’acqua, se vogliamo davvero curare il Pianeta”. Inger Andersen, economista e ambientalista danese, direttrice esecutiva del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, è sulla stessa lunghezza d’onda di Amy: “I popoli indigeni sono in prima linea nella conservazione della natura. Se li rafforziamo, possiamo contribuire a mantenere ecosistemi sani per tutti”, afferma. “L’attivismo instancabile e la mobilitazione della comunità di Amy Bowers Cordalis hanno portato a una vittoria decisiva per la salute dell’ecosistema e la tutela ambientale. La loro azione può ispirare attivisti e difensori dei diritti degli indigeni in ogni angolo della Terra”.