Volano, saltano, strisciano, camminano. In aria, sottoterra, sull’acqua. Fino a poco tempo fa, gli insetti erano considerati una sorta di automi, insensibili e privi di pensiero. Oggi alcune ricerche sovvertono questo assunto, sostenendo che alcune specie, e forse tutte, sono senzienti.
Segni di intelligenza
Pare, anzitutto, che molti insetti siano intelligenti. Le api, per esempio, sono in grado di contare, afferrare i concetti di uguaglianza e differenza, apprendere compiti complessi, percepire le proprie dimensioni corporee. Alcune vespe riconoscono i loro compagni di nido e mostrano abilità sociali sorprendenti. Possono, per esempio, dedurre la forza dei loro simili rispetto alla propria semplicemente osservandoli durante un combattimento. E ancora, le formiche riescono a salvare i compagni di formicaio sepolti sotto le macerie, mentre le mosche immerse nella realtà virtuale mostrano attenzione e consapevolezza dello scorrere del tempo.
L’allegria del gioco
Oltre alle capacità cognitive, ci sarebbero poi le competenze emotive. Alcuni studi suggeriscono che le api possono sperimentare l’ottimismo e addirittura la gioia. “Recentemente questa idea è stata avvalorata da un esperimento”, ha spiegato Lars Chittka, professore di ecologia sensoriale e comportamentale alla Queen Mary University di Londra, su Scientific American. “Abbiamo collegato una colonia di bombi a un’area dotata di palline mobili da un lato e a un’area di palline immobili dall’altro. Nel mezzo c’era un percorso libero che conduceva a una zona di alimentazione contenente soluzione zuccherina e polline. Ebbene, le api sono tornate molte volte e sono rimaste per prolungati periodi di tempo nell’area di gioco dove potevano fare rotolare le palline mobili, anche se nelle vicinanze veniva fornito cibo in abbondanza. Sembrava, insomma, esserci qualcosa di intrinsecamente piacevole nell’attività stessa”.
Il disagio di api, scarafaggi, moscerini
Ma la questione più rilevante e controversa è se le api e altri insetti siano in grado di provare dolore. Un tema su cui Chittka e il suo team hanno a lungo indagato. “In un esperimento, abbiamo presentato alle api due gruppi di fiori artificiali: uno riscaldato a 55 gradi, l’altro a temperatura ambiente”, racconta il docente. “Abbiamo, quindi, variato le ricompense per aver visitato i fiori, osservando che le api evitavano il caldo quando le ricompense per entrambi i gruppi di fiori erano uguali, mentre sceglievano di atterrare su petali e boccioli riscaldati quando la relativa ricompensa era elevata. Questi imenotteri hanno, quindi, dimostrato flessibilità, riuscendo a stabilire quando valeva la pena sopportare il disagio. Anche quando il calore e la ricompensa sono stati rimossi, le api riuscivano a ricordare a memoria i vantaggi e gli svantaggi di ogni gruppo di fiori”.
Le analisi di Chittka sono andate oltre le api, evidenziando “prove ragionevolmente certe della capacità di un certo numero di insetti, inclusi scarafaggi e moscerini della frutta, di provare dolore”.
Obblighi etici
Da tutto ciò scaturiscono alcune importanti implicazioni etiche. Nella vita di tutti i giorni, per esempio: quando non si può fare a meno di eliminare un insetto fastidioso, come una zanzara, bisognerebbe sempre fare in modo che la morte sia istantanea e non dolorosa. Ma anche nei laboratori scientifici, dove bisognerebbe introdurre l’anestesia per le procedure più invasive e ridurre il numero di insetti testati o sacrificati, garantendo che la severità dei trattamenti sia proporzionale all’acquisizione di conoscenze. E ancora, nell’industria dei mangimi, dove più di un trilione di grilli, mosche soldato nere, vermi della farina e altre specie vengono uccisi ogni anno, spesso con metodi inadeguati, come la cottura al forno, nell’acqua bollente, nel microonde, che possono causare intense sofferenze. Tutto ciò per darli in pasto ad animali allevati per il consumo umano, come il salmone o il pollo, destinati, a loro volta, a una fine cruenta.
“È possibile che alcune specie, in determinati stadi larvali, abbiano una minore capacità di soffrire, ma, fino a quando non avremo prove definitive, dovremo procedere con la massima cautela”, sostiene Chittka.
Il veleno dei pesticidi
Infine, il problema dei pesticidi, che vengono distribuiti a tonnellate su foglie, radici, ortaggi, frutti, per produrre alimenti a basso costo ottenendo il massimo profitto. Queste sostanze avvelenano e uccidono numerosi insetti, come cavallette, cicale, farfalle, spesso con processi lenti e dolorosi, che durano più giorni. Ben documentati sono anche gli effetti nocivi degli insetticidi noti come neonicotinoidi, che influenzano negativamente l’apprendimento, il movimento, la riproduzione delle api.