Molto spesso l’unione tra tradizione e innovazione permette di migliorare un processo produttivo, portando in dote le esperienze migliori del passato con le tecnologie più moderne del presente. Un principio che vale anche nella lavorazione del Grana Padano Dop e nella produzione della materia prima necessaria alla realizzazione di questo formaggio. Anna Guerini Rocco lo sa molto bene. Allevatrice di Cremona, ventottenne, lavora nell’azienda di famiglia da circa sette anni: “Mi occupo della stalla e degli animali, mentre mio fratello Paolo lavora in campagna, ci siamo divisi i compiti”, ci racconta, spiegando che tra i suoi doveri ci sono la mungitura, la cura degli animali, la pulizia delle gabbiette: “Mio fratello invece lavora i terreni, semina e porta a casa il prodotto che serve come alimento per gli animali, come fieno, erba medica, trinciato”.

Tra i due ci sono sette anni di differenza, appartengono a due generazioni diverse: è il valore aggiunto che portano in questo lavoro deriva anche dal confronto tra i loro approcci e mentalità, spesso differenti e che tengono conto anche dei suggerimenti e dei metodi dei loro familiari. “Sono molto attenta alle nuove tecnologie e quando posso preferisco impiegarle per eliminare i compiti manuali, a differenza di mio fratello, molto più abituato a lavorare in maniera tradizionale”, ci dice l’allevatrice, che è entrata nell’azienda, prima gestita dal padre e dai suoi fratelli, subito dopo la scuola da geometra. “Adesso ho impostato un gruppo di mungitura, si tratta di un robot che munge in autonomia le mucche”, ci dice: un’operazione che ha liberato del tempo prezioso, visto che prima dell’introduzione del robot, “ci dedicavamo manualmente a questa attività ogni notte per tre ore”.

Un’innovazione che è stata apprezzata dal fratello e che ha portato diversi vantaggi: “Le vacche vengono munte più spesso, tre volte al giorno invece che due, si riduce il rischio di contrarre una mastite e si usano meno antibiotici. Inoltre gli animali sono sottoposti a minore stress”, racconta l’allevatrice, facendo notare che in questo modo si guadagna anche tempo da dedicare ad altre attività: “Posso così aiutare mio fratello nei campi, se serve, o seguire una della mie passioni: le fiere”. E ci dice che nel tempo libero addestra anche le mucche che partecipano a delle competizioni durante le fiere: “L’animale non viene giudicato solo dal punto di vista estetico, ma anche nel modo di camminare e nella sua capacità di seguire le mie istruzioni”.

Ma è proprio il mix di competenze legate alle diverse generazioni di allevatori che fornisce i contributi migliori all’attività di allevamento. “Noi siamo più tecnologici, ma i più anziani hanno tanta esperienza, conoscono i campi meglio di me e di mio fratello, e così ci aiutano. Ad esempio, ci suggeriscono cosa seminare, quale tipo di mais scegliere per avere una resa migliore”.

In questa attività riuscire a emergere e a imporsi può essere duro: servono passione e dedizione, perché “non c’è sabato o domenica, non ci sono feste, lavori tutto l’anno, d’estate anche 14 o 15 ore al giorno”. E quando si è donna a volte si aggiungono delle difficoltà in più, come ci racconta Anna Guerini Rocco: “Può essere pesante. Ad esempio, quando un rappresentante viene in azienda per vendere la sua merce, preferisce parlare con mio fratello o mio padre perché sono uomini. Ma io mi sono fatta rispettare, grazie anche all’aiuto dei miei familiari che mi hanno sempre appoggiata. Così se il rappresentante vuole vendere, deve trattare con me”.