Che le microparticelle prodotte dall’usura degli pneumatici in gomma di automobili e camion e quindi disperse nell’aria fossero dannose per la salute e per l’ambiente lo sapevamo già. Quello che non sospettavamo, probabilmente, è che lo stesso fenomeno – su scala più ridotta – avviene anche nei centri di arrampicata al chiuso. Responsabili, questa volta, non gli pneumatici (ovviamente), ma le scarpe da arrampicata, le cui suole sono, per l’appunto, realizzate con mescole simili a quelle delle gomme delle macchine. E dunque potenzialmente pericolose. A evidenziarlo un gruppo di scienziati dell’Università di Vienna, in Austria, e della Scuola politecnica federale di Losanna, in Svizzera, in un articolo recentemente caricato su ChemRxiv, un server di pre-print, in attesa del processo di revisione dei pari e di pubblicazione su rivista.
“La gomma di uno pneumatico”, ha spiegato Thilo Hofmann, uno degli autori del lavoro, “può contenere fino a mille additivi. Gli effetti di molti di questi composti sono sconosciuti, ma sappiamo che alcuni di loro sono tossici“. Uno studio pubblicato nel 2020, per esempio, ha rilevato che un derivato del 6PPD, un additivo usato negli pneumatici, sta decimando le popolazioni di salmone argentato che vivono nei fiumi in prossimità di strade trafficate. Un lavoro del 2023 ha mostrato che nella sola Londra vengono rilasciate, ogni anno, circa 9mila tonnellate di particelle derivanti dall’usura degli pneumatici, che si accumulano nell’ambiente e possono interagire con gli altri inquinanti e con gli organismi. “Al momento”, prosegue Hofmann, “stiamo verificando quanto questi additivi influenzano la salute polmonare e intestinale”.
Ma veniamo all’arrampicata. Nel loro lavoro, Hofmann e colleghi hanno raccolto campioni di aria e di polvere da due centri di arrampicata e da due palestre, trovandovi una concentrazione di polveri sottili superiore alla soglia di sicurezza raccomandata nelle linee guida dell’Organizzazione mondiale della sanità. Inoltre, nei campioni di aria e di polvere sono stati rilevati, rispettivamente, 9 e 12 dei quindici additivi oggetto dello studio, tra cui il sopracitato 6PPD. Secondo le stime degli scienziati, in palestra gli arrampicatori potrebbero respirare una quantità di additivi superiore a quella che respirerebbero stando vicino a una strada molto trafficata. “Sottolineiamo”, scrivono nel documento, “che l’esposizione a queste sostanze nelle palestre è superiore all’esposizione derivanti dalle altri fonti già conosciute (tra cui per l’appunto gli pneumatici, ndr)”.
In ogni caso, è bene sottolineare che si tratta di uno studio ancora non sottoposto a revisione dei pari e condotto su un campione molto piccolo, 4 sole palestre, per cui è necessario avere dati più solidi prima di giungere a conclusioni definitive. “Finché le miscele di gomma non saranno più sicure”, concludono, “bisognerebbe considerare l’adozione di strategie che minimizzino l’esposizione a queste sostanze nelle palestre da arrampicata, come per esempio pulizie più frequenti, filtri per l’aria o messa al bando dei modelli di scarpe più ‘inquinanti’“.