Salvare l’esperienza del Sistri, ma cambiando passo su ciò che non ha funzionato. È lo spirito del RenTri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti, che sin dalla sua origine ha sconfessato alcuni pilastri del predecessore. In primis per l’approccio partecipativo alla sua definizione, a differenza del Sistri, che nel 2006 fu calato dall’alto, con gli operatori che immediatamente rilevarono una serie di problemi applicativi. All’opposto in questo caso si è puntare su una lunga fase di sperimentazione, consultazione e condivisione con i soggetti interessati. Un’altra differenza enorme è la mancanza di hardware e chiavette usb, che nel vecchio sistema avevano creato non pochi problemi pratici. Al suo posto una piattaforma che opera come un registro.
Il decreto
Le caratteristiche del RenTri sono state definite dal decreto del ministro della Transizione ecologica, notificato alla Commissione europea, che potrebbe sollevare eccezioni o suggerire modifiche prima dell’approvazione finale. Saranno tenuti all’iscrizione in primo luogo gli enti e le imprese che effettuano il trattamento dei rifiuti e i produttori di rifiuti pericolosi, nonché gli enti e le imprese che raccolgono o trasportano rifiuti pericolosi a titolo professionale o che operano in qualità di commercianti e intermediari di rifiuti pericolosi, oltre ai restanti produttori di rifiuti. Tra gli esonerati, rientrano i produttori di rifiuti non pericolosi realizzati nell’ambito delle attività agricole, agro-industriali e della silvicoltura.
Costi e condizioni di accesso
L’iscrizione sarà scaglionata, con le aziende più grandi (sopra i 50 dipendenti) che dovranno agire per prime. Quanto ai costi, i contributi annuali variano da 15 a 100 euro il primo anno, da 10 a 50 euro a regime. Ai quali aggiungere una tantum 10 euro per i diritti di segreteria. Sino all’iscrizione al RenTri, sarà possibile utilizzare il formulario su carta, prodotto tramite stampa di un format esemplare reso disponibile mediante il portale del nuovo sistema di tracciabilità dei rifiuti.
Le altre innovazioni in cantiere
L’introduzione del RenTri è attesa per i primi mesi del 2023 e sarà accompagnata da altre innovazioni legislative. Se non vi saranno cambi di rotta da parte del nuovo titolare del Mite, si procederà con una rimodulazione degli interventi statali per spingere verso il recupero dei rifiuti e frenarne lo smaltimento. In particolare è attesa la soppressione di alcuni sussidi ambientalmente dannosi, come l’Iva agevolata al 10% per le prestazioni di gestione di rifiuti urbani e speciali finalizzati allo smaltimento in discarica o l’incenerimento ed il tributo ridotto al 20% della tariffa ordinaria per i rifiuti smaltiti prezzo impianti di incenerimento senza recupero di energia.
Novità sono attese anche in merito alla responsabilità estesa del produttore. Entro la fine di quest’anno dovrebbe essere varato l’accordo di programma per la realizzazione di un modello sperimentale di responsabilità relativo ai venditori online, considerato il loro peso crescente sul mercato.