I calciatori della Juventus e dell’Atalanta sono arrivati in treno, mentre per gli spettatori che sceglieranno stasera di raggiungere lo Stadio Olimpico in bici hanno a disposizione un’area sorvegliata dove parcheggiarle, oppure, chi si muoverà con il car sharing, lasciando a casa la propria auto, troverà la sorpresa di un’area per la sosta vicino allo stadio. La finale di Coppa Italia Frecciarossa 2023-2024 che si gioca oggi all’Olimpico (ore 21) è destinata ad entrare nella storia, indipendentemente dal risultato. Per la prima volta, una partita di calcio è stata organizzata tenendo conto sotto ogni aspetto della sostenibilità. Dentro e fuori lo stadio.
Tutti sono stati coinvolti: giocatori, staff, sponsor, organizzatori, spettatori. Scomparsa la plastica dalla confezioni di cibi, all’Olimpico sono invece apparsi nuovi rubinetti dove sarà facile rifornirsi di acqua evitando di acquistare bottigliette. Tutta la cartellonistica sarà riutilizzata o riciclata, mentre sul campo la prima partita che si gioca stasera è quella contro lo spreco energetico: utilizzo dei sistemi di illuminazione a Led a basso consumo e di energia proveniente da fonti rinnovabili, ridotti i consumi dell’acqua. In occasione della finale è stata prevista un’abbondanza di cibi vegani e vegetariani, bicchieri di carta e il recupero delle eccedenze alimentari in collaborazione con le associazioni. Impossibile elencarle tutte, queste sono solo alcune delle 75 azioni progettate per ridurre l’impatto ambientale stasera allo stadio a Roma di almeno un terzo. Cominciando dalla mobilità, perché è stato calcolato che nelle partite di calcio il 40% delle emissioni sono prodotte dagli spostamenti.
La metà delle emissioni di CO2
E se è scontato che anche il calcio inquina, esistono però iniziative e buone pratiche a rendere un evento più sostenibile di altri. Così, se di solito una partita a questi livelli produce circa 3mila di emissioni di CO2, l’obiettivo che si è data la UEFA per la finale di Coppa Italia è di scendere a 1400. “Non una partita a impatto zero, ma un evento che può diventare un modello per il futuro”, ha spiegato Michele Uva, alla guida della divisione Social & Environmental Sustainability, l’organo di governo del calcio europeo, che con Marco Mezzaroma, presidente di Sport e Salute e Lorenzo Casini, presidente Lega Serie A ieri allo stadio Olimpico hanno presentato il piano strategico “Road to Zero“.
Ogni azione ha un impatto
Un “percorso” è stato definito e non a caso, perché cambiare i comportamenti non né facile né immediato. Il progetto, ideato e coordinato dal direttore di Green&Blue Riccardo Luna, è stato realizzato con la collaborazione di Cristiana Pace, ingegnere e strategic advisor Environmental Social e Governance ESG in Sport, che dopo aver passato più di venti anni nei circuiti di Formula 1 ad occuparsi di sicurezza ha trasferito le sue competenze fuori degli autodromi. Tre le aree di intervento (ambientale, sociale e organizzativa) che vedono coinvolto il Comune di Roma con Anna Donati, presidente di Roma Servizi, ed Eugenio Patenè assessore alla Mobilità. Previsti obiettivi e indicatori precisi usati per misurare l’effettivo impatto di ogni azione. Cambiare i comportamenti non è facile, né immediato.
Ambiente e diritti: la “quiet room”
Una presa di responsabilità da parte del calcio che questa volta va oltre i 90 minuti di gioco. A partita conclusa sarà Cristiana Pace a spiegare quanto la partita Juventus-Atalanta sia stato il primo grande evento calcistico sostenibile in Italia e replicarlo. Durante la finale infatti verranno misurati in tempo reale i consumi energetici della partita e per la prima volta verrà redatto un report con i dati ottenuti. Una vera sfida.
“Quello dell’ambiente è un interesse pubblico diffuso”, ha affermato Casini, “per compensare l’inquinamento prodotto da una partita di calcio con 50-60 mila spettatori serve l’attività di 2500 alberi per un anno intero”. Accanto alla parte ambientale il piano prevede il pilastro sociale con attenzione alle persone con disabilità con passaggi facilitati e accessibili, ma c’è un’altra novità. All’interno dello Stadio Olimpico, per la prima volta in Italia, è stata realizzata una “quiet room” per i bambini affetti da disagi dello spettro autistico al terzo piano della Tribuna Monte Mario con impianti di insonorizzazione e a bassa illuminazione. Un altro passo avanti.