È il settore trainante del mercato italiano, futuro della mobilità e vantaggio per consumatori, imprese ed enti pubblici. Le “connected car“, veicoli autonomi, connessi e intelligenti, nell’anno della pandemia hanno raggiunto un valore di 1,8 miliardi, segnando una leggera flessione del -2% rispetto al 2019, in linea con i principali Paesi occidentali. È quanto emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Connected Car & Mobility della School of Management del Politecnico di Milano, che evidenzia come la diffusione di questi veicoli in Italia sia in crescita: 17,3 milioni a fine anno, pari al 45% del parco circolante, contro i 16,7 milioni del 2019.

Cresce la consapevolezza     

Il 71% degli italiani ha sentito parlare almeno una volta di auto connessa o di smart car (in particolare fra gli uomini e i giovani sotto i 35 anni) e quasi otto su dieci hanno intenzione di acquistarne una in futuro (79%). Oltre un terzo dei consumatori possiede almeno una delle funzionalità smart per l’auto (36%), soprattutto gli assistenti vocali per chiamare, inviare messaggi e ottenere indicazioni stradali, i dispositivi per la sicurezza attiva come la frenata automatica d’emergenza e i sistemi di infotainment come Car Play e Android Auto. La pandemia ha però cambiato priorità e budget per l’acquisto: per il 24% è infatti “un’esigenza meno urgente”, mentre solo per il 17% “ora è più importante”; il 28% ha meno budget a disposizione, contro l’8% che è cresciuto. Nonostante i timori sulla privacy, la maggior parte degli utenti è disposta a condividere i dati della propria auto per attivare servizi aggiuntivi (57%).

Infine, lo studio evidenzia una crescita del numero di comuni che hanno avviato almeno un progetto di Smart Mobility (dal 54% del 2019 al 60% del 2020). Nello specifico, l’85% dei comuni con più di 15 mila abitanti la considera un tema rilevante o fondamentale e per il 42% la pandemia lo ha reso ancora più prioritario, mentre solo uno su dieci crede sia meno urgente rispetto al passato.

Soluzioni accessorie

I box Gps/Gprs per la localizzazione e la registrazione dei parametri di guida con finalità assicurative (55% del mercato, -11%) rappresentano le soluzioni per l’auto connessa più diffuse, anche se a trainare il mercato sono soprattutto le auto nativamente connesse tramite Sim (18% del mercato, +48%) o con sistemi bluetooth a bordo veicolo (27%, +15%). In crescita anche il numero di aziende che sfruttano i dati raccolti dalle auto connesse per integrare l’offerta con servizi di valore. Lo scorso anno, i servizi hanno sfiorato quota 30% del mercato complessivo, con 340 milioni di euro, in crescita del +3% rispetto al 2019. Le modalità con cui è possibile valorizzare l’enorme mole di dati sono numerose, oltre che sempre più innovative, e includono una forte evoluzione dell’offerta verso nuovi modelli di Pricing, oppure premi assicurativi che includono logiche legate al pay per use.

A questi si aggiungono, con un valore di 600 milioni, i sistemi di assistenza al guidatore (Adas), ovvero tutti i dispositivi presenti sui veicoli finalizzati a incrementare il comfort di guida e i livelli di sicurezza del consumatore. Esempi sono la frenata automatica d’emergenza, il mantenimento del veicolo in corsia, l’ottimizzazione del controllo di velocità e l’invio d’allarme in caso di avvicinamento a un’altra vettura. Come puntualizzato dagli esperti del Politecnico, si tratta in generale di un buon risultato, visto che in Italia il mercato dell’auto ha subito un crollo del -27,9%, facendo registrare 535.000 veicoli venduti in meno rispetto al 2019.

L’Osservatorio stima che per un’auto dotata di sistemi Adas con cilindrata compresa fra 1.300 e 1.800 cc e con un premio iniziale di 170-200 euro l’anno è possibile ridurre il rischio di incidenti del 15-20%, con conseguente sconto sul premio assicurativo pari a 25-40 euro all’anno.

Anche le imprese possono trarne vantaggio, nell’ambito della gestione delle auto aziendali (smart). I dati provenienti dalle connected car consentono infatti di programmare con anticipo gli interventi di manutenzione, con risparmio di tempo e costi, limitare i casi di uso fraudolento e incentivare uno stile di guida più responsabile.

Benefici per l’ambiente

Da ultimo, ai benefici economici si affiancano quelli di sostenibilità ambientale. Secondo quanto riportato dall’Osservatorio, i veicoli autonomi e connessi (Cav) sono in grado di ridurre le emissioni di gas serra e aiutare i cittadini a limitare il tempo normalmente trascorso nel traffico. Secondo le stime dell’Osservatorio, nel caso di un pendolare che viaggia nelle ore di punta con un tasso di penetrazione Cav del 70% è possibile tagliare il tempo passato nel traffico del 63% se il Cav è di tipo V2V (dotato cioè di sistemi di comunicazione tra veicolo e veicolo) e del 34% se il Cav usa sistemi di comunicazione V2I.  

In termini di impatto ambientale, nella sola città di Milano si avrebbero circa 400 tonnellate di emissioni di CO2 in meno ogni anno utilizzando sistemi V2V e 2.700 tonnellate in meno all’anno con i sistemi V2I.