Mentre continua la polemica, italiana, nei confronti della scelta europea di bloccare la vendita di auto nuove con motore a combustione a partire dal 2035, c’è chi ha iniziato a far di conto. Con un intento chiaro: capire quali sono le opportunità che verranno dal riciclo delle batterie, settore strategico e in crescita esponenziale.
Il rapporto Il riciclo delle batterie dei veicoli elettrici al 2050, realizzato dal Politecnico di Milano per conto di Motus-E, associazione che riunisce e rappresenta aziende del settore automobilistico e realtà di ricerca interessate allo sviluppo della mobilità elettrica in Italia, qualche dato interessante lo fornisce.
Attualmente ci sono 9 centri per il recupero dei materiali delle batterie, si arriva a salvarne il 60%, ma nessuno di questi è in Italia. Si trovano infatti in Francia, Svizzera, Germania, Belgio, Gran Bretagna e Finlandia.
Alcune aziende poi, – da Audi a Bmw, passando per Renault, Gm, Nissan e Mercedes, – le ricondizionano per usarle poi come sistema di accumulo negli impianti di energia solare ed eolica.
I ricavi generati dal riciclo saranno fra i 4 e i 6 miliardi di euro da qui al 2050 per quanto riguarda l’Europa, con una marginalità fra l’uno e i 3 miliardi data soprattutto dal recupero di nichel, cobalto e litio.
Per l’Italia si parla invece di circa mezzo miliardo di euro in ricavi con margini compresi fra 120 e i 300 milioni di euro. Ovviamente non si tratta solo di guardare al guadagno, quanto alle prospettive economiche di un settore che al contrario di quanto accade oggi sembra avere la possibilità di essere economicamente sostenibile e di produrre anche dei guadagni.
L’immesso sul mercato di batterie a ioni di litio è trainato dalla vendita di veicoli elettrici, prevista in forte crescita nei prossimi anni, del 23% in Europa e del 32% in Italia, incentivata anche dall’evoluzione normativa a livello europeo e al quale il nostro Paese intende contrapporsi.
Nel frattempo però bisognerebbe anche cominciare ad attrezzarsi per il riciclo delle batterie come stanno facendo altri Paesi. Anche perché la produzione di automobili con motore a combustione è in calo da noi da almeno trent’anni: nel 1989 eravamo in grado di mettere sul mercato due milioni di vetture a stagione, sono divenute poco più di 400mila nel 2021. E i motori elettrici c’entrano poco in questo declino. Potrebbero però offrire un’opportunità per tornare a crescere.