Emergenza aviaria, allarme alle Galapagos. L’arcipelago, uno dei santuari della biodiversità a livello planetario, noto non solo per la straordinaria varietà di specie animali e vegetali, ma anche per le minime differenze che le singole specie hanno potuto sviluppare tra un’isola e l’altra, capaci di affascinare Charles Darwin fino a indurlo a sviluppare la sua teoria evoluzionistica, è ovviamente uno dei grandi paradisi per i birdwatcher.
Molte sia le specie stanziali, che quelle che fanno la spola tra le isole e le coste del Pacifico, tra America Centrale e Settentrionale. Proprio per questo, massima è l’lallerta ora che il virus, ricomparso in Europa l’inverno scorso e che si è poi propagato, favorito dai naturali movimenti migratori dell’aviofauna, verso le Americhe, ha colpito principalmente il Perù, dove sono morte migliaia di pellicani ed altri uccelli marini, e l’Ecuador, che ha ordinato la soppressione di 180mila uccelli da allevamento.
Dell’Ecuador le spettacolari isole sono parte, seppure separate da un migliaio di chilometri di oceano. Poca cosa, visti gli andirivieni di volatili. Per questo, la massima allerta, fotografata dal direttore del Parco Nazionale delle Galapagos, Danny Rueda, che in una nota ha scritto che “è in atto il monitoraggio permanente nelle aree frequentate dalla maggior quantità di uccelli marini”, incluse quelle ad alto flusso turistico.
Le isole sono ambitissime da fotografi e birdwatcher, per la abbondanza di specie uniche o quantomeno rare, come la sula piediazzurri di cui là si possono osservare i particolarissimi rituali di accoppiamento, e poi pinguini, albatros e cormorani endemici. Il fringuello e il tordo beffeggiatore locali sono stati tra gli animali studiati da Darwin nelle Galapagos nel 1835.
Come accennato, l’Ecuador ha dichiarato, 3 giorni fa, un’emergenza sanitaria animale, dopo aver accertato la contagiosissima influenza aviaria in alcune aziende agricole e per questo ordinato la soppressione di 180mila tra polli e tacchini. In Perù sono stati eliminati quasi 40mila polli, nel tentativo di tenere sotto controllo l’epidemia, responsabile dell’uccisione di oltre 14mila uccelli marini, in gran maggioranza pellicani bruni. L’emergenza di 90 giorni è scattata, ieri, anche in Venezuela.
Conosciuta nel mondo da oltre un secolo, l’aviaria, secondo il Centro Europeo per il controllo e la prevenzione delle malattie ha prodotto negli ultimi due anni la peggiore epidemia di sempre a livello europeo. Nel continente americano, si è palesata a cominciare dal Canada, causando negli Stati Uniti la morte o la soppressione di 50 milioni di uccelli, un record assoluto secondo l’equivalente organismo statunitense, US Centre for Disease Control and Prevention.
Al momento non c’è trattamento per l’influenza aviaria che si diffonde naturamente tra gli uccelli selvatici e può infettare pollame e in generale uccelli da allevamento. Di solito non contagia gli umani, anche se si contano rari casi.