“Gli effetti del cambiamento climatico sono sotto gli occhi di tutti. Prendete gli eventi atmosferici estremi di questa estate: non sono isolati, sono più intensi, numerosi e sempre più frequenti. L’unica cosa da fare è intervenire subito, ma siamo dannatamente in ritardo”. Pirata, chimico e divulgatore scientifico che di cambiamento climatico parla spesso coi suoi quasi due milioni di follower tra Youtube, Instagram, Facebook e TikTok, Barbascura X ha deciso per questo motivo di firmare la petizione di Green&Blue in appoggio alla lettera appello degli scienziati del clima e chiede alla sua ciurma di fare altrettanto. “Il tempo a nostra disposizione è risicato. Queste sono iniziative indispensabili per intensificare l’attenzione sul tema e fare una scelta politica che metta l’ambiente al primo posto”.
Al momento qual è la posizione dei partiti italiani rispetto al clima?
“Purtroppo i pochi con un programma politico che prevedeva azioni concrete per la lotta al cambiamento climatico non sono riusciti a essere incisivi quanto speravamo o quanto avevano millantato di essere. E ci sono interi schieramenti che non solo non hanno la battaglia climatica all’interno della loro agenda ma che addirittura la ostacolano”.
Come quali?
“Non farò il nome, ma c’è un partito molto gettonato che si è lamentato degli ecologisti contrari alle fonti fossili come il carbone perché ‘colpevoli della recessione economica del Paese’. Un’affermazione che mi ha fatto rabbrividire e che la dice lunga sull’attenzione della politica all’ambiente”.
La crisi climatica è una questione di schieramento?
“Assolutamente no. È sbagliato cercare di polarizzare a destra o a sinistra il dibattito pubblico sui cambiamenti climatici. Al momento c’è uno schieramento che dice di essere l’unico ad avere a cuore il problema e l’altro che si oppone perché la politica è fatta di dissonanze e contrapposizioni e se tu dici A io devo dire B. È sbagliato politicizzare un argomento così importante, che riguarda tutti e che non è assolutamente in discussione”.
Eppure esistono i negazionisti del clima.
“In passato esistevano piccole percentuali di negazionismo nella comunità scientifica, nonostante non esistesse un dibattito sul tema. Parliamo di laureati o ricercatori, spesso nemmeno esperti di clima, che si opponevano alla visione scientifica dei cambiamenti climatici non riconoscendo i dati. Adesso questo non succede più: se prendiamo la letteratura scientifica degli ultimi due anni non troviamo un singolo articolo in contrapposizione a questa visione. Il negazionismo scientifico non esiste”.
Sui social però anche lei spesso ha a che fare con chi dice ‘d’estate ha sempre fatto caldo’.
“Esiste una parte della popolazione, del web nella maggior parte dei casi, che ha una visione complottista. Sono persone che negherebbero qualsiasi cosa. Il loro scopo nella vita è opporsi, lo fanno per presa di posizione. Quando qualcosa diventa popolare e se ne inizia a parlare tanto eccoli che si dichiarano contrari, a prescindere. Perché non importa la tematica, loro si opporrebbero in ogni caso, andando a cercare delle notizie ascientifiche per supportare le loro tesi. Non abbiamo il tempo di fare da megafono a questi. Sono sempre esistiti, prendiamone atto e ignoriamoli”.
In vista delle elezioni del 25 settembre cosa dovrebbe fare quindi la politica?
“È indispensabile che tutti i partiti, a prescindere dalla posizione, mettano in cima la crisi climatica. Non basta averla come uno dei punti dei programmi, deve essere IL punto principale. In modo che tutte le scelte politiche effettuate in futuro dipendano da questo”.
E i cittadini?
“A volte si pensa che il cittadino non abbia potere in queste cose. In realtà la politica segue e insegue i voti, quindi nel momento in cui l’elettore chiede a gran voce al proprio partito, anche se non particolarmente ambientalista, un’attenzione sulla crisi climatica, questo per inseguire i voti si mette a fare la cosa giusta. È solo un punto di partenza, poi loro non faranno comunque niente, purtroppo sono molto pessimista a riguardo. Però se l’attenzione su queste tematiche arriva direttamente dalla popolazione, saranno i politici stessi a pretendere che vengano non solo inserite nei programmi, ma anche rispettate”.