Guardarla e stupirsi. Passeggiare e riconnettersi ad ogni angolo con le sue futuristiche forme che svettano oltre le guglie gotiche della cattedrale. Un record sull’altro e, soprattutto, il Reno. Basilea – dove si è appena conclusa la prima Settimana dell’Architettura – si reiventa così, di anno in anno, di mese in mese, con instancabile voglia di innovazione. E a dimostralo è il work in progress di una città che conta poco meno di 200mila abitanti, ma una somma di edifici di archistar e opere di design da far invidia agli emiri dei Paesi del Golfo, il maggior numero di musei tra le città europee, una vocazione all’arte ormai radicata e una carrellata di street art giovanile da annotare. Vale la pena insomma andare o, magari, tornare a trovarla come si fa con una vecchia amica che sa rinnovare il suo guardaroba con guizzo contemporaneo.
L’ultimo gioiello, entrato a far parte della collezione urbana e inaugurato una decina di giorni fa, si trova un po’ fuori dal centro, nel quartiere di St. Johann, e porta la firma di Michele De Lucchi e dell’Amdl Circle. Il Novartis Pavillon sembra una navicella spaziale dalla corazza luccicante (è rivestito di moduli solari cangianti e con led), custodisce un museo della medicina supertecnologico (Wonders of Medicine) dal grande appeal didattico e accoglie i visitatori al confine esterno del campus della multinazionale farmaceutica (realizzato dal maestro dell’architettura italiana Vittorio Magnago Lampugnani) che si è trasformato in un ventennio nel tempio dell’architettura moderna. Una città nella città dove si ha accesso solo ogni due settimane con visita guidata su prenotazione. Ma una volta varcati i cancelli di un parco dominato da alberi ed aree verdi che costeggiano il Reno, è impossibile non spalancare gli occhi davanti a una sequenza di edifici dal carattere unico, speciali, diversissimi, che ospitano 8000 persone, sono il cuore della ricerca Novartis e restano stampati nella memoria. Senza arrivare al compendio tecnico – che gli esperti ben conoscono perché si tratta di una delle esplanade architettoniche più riuscite d’Europa – basti pensare che (per riassumere in ordine sparso) sulla Fabrikstrasse (la strada principale) s’incontrano l’americano Frank O. Gehry, il giapponese Yoshio Taniguchi, lo svizzero Marco Serra, il maestro Vittorio Magnago Lampugnani, lo spagnolo Juan Navarro Baldeweg, l’inglese David Chipperfield, il giapponese Tadao Ando, l’austriaco Adolf Krischanitz. Acciaio, vetro, pietra, legno, cemento, pannelli di molti materiali, pilastri, linee sinuose, luci e rigorose geometrie accompagnano l’itinerario esplorativo, che richiede almeno un paio d’ore per raccoglierne il meglio prima di volgere l’attenzione oltre il fiume.
E poi via, in tram, verso il centro antico. Ed è ancora uno scorrere di suggestioni architettoniche. La fermata di MessePlatz del KleinBasel district obbliga al “pensiero a parte” su Herzog & de Meuron, archistar svizzeri di fama internazionale, nati a Basilea, che hanno speso, e continuano a spendere, la propria creatività in tutto il mondo e ne hanno costellato il tessuto urbano. Il loro studio (premio Pritzker nel 2001) qui ha firmato ben 33 opere tra cui il più St. Jakob-Park, il più grande stadio della Svizzera. Aspettando i mezzi pubblici (inutile aggiungere: dalla puntualità proverbiale?) basta alzare la testa al cielo per capire, almeno un pochino, lo straordinario successo di Herzog & de Meuron. Nel luogo in cui (dal 16 giugno al 19 giugno) si terrà anche quest’anno la celeberrima rassegna Art Basel, un’apertura circolare, la copertura ad anello dell’outdoor City Lounge, diventa volta e incornicia il cielo azzurro. Alle spalle ecco l’ingresso alle sale e allo spazio espositivo, un altro pianeta che si distende per migliaia di metri quadrati.
Architettura e arte sì, tuttavia unite alla qualità della vita: nel Dna di Basilea l’evoluzione è un diktat e Dreispitz è l’evoluzione del prossimo decennio. Proprio qui nel 2014 gli architetti Morger + Dettli hanno terminato l’Accademia di Arte e Design della Fachhochschule Nordwestschweiz e, nello stesso anno, Herzog & de Meuron (sempre loro) hanno realizzato la Casa dello Studente, poi sono arrivati Zwimpfer Partner e la ristrutturazione del Transitlager del danese Bjarke Ingels Group. ll futuro sta adesso nella riqualificazione globale dell’ex deposito doganale di Dreispitz, oltre alle scuole d’arte e design fiorirà un distretto urbano ad uso residenziale e professionale. Il progetto nasce sotto l’egida della fondazione Christoph Merian Stiftung, insieme al Cantone Basilea Città, e la Genossenschaft Migros Basel, ovvero la catena di supermarket che qui ha aperto il suo primo negozio negli anni Trenta. Siamo in una terra di confine – con il comune di Münchenstein nel Cantone di Basilea- Campagna – e con un po’ di fantasia, si può intuire che quella che oggi sembra un’area animata da carrelli elevatori e autoarticolati con pochi edifici, se pur d’autore, sarà di qui al 2030, un’altra meta imperdibile per chi ama l’architettura contemporanea. Una scommessa di cui, certo, si parlerà.
Nel frattempo, per restare sull’arte del passato (e piantata nel presente), laddove la permanenza in città fosse breve, è proibito lasciare Basilea senza visitare il seducente e ricchissimo Kunstmuseum Basel che si presenta in due edifici. Il primo: l’Hauptbau, modernista, progettato nel 1936 dall’architetto basilese Rudolf Christ, è il regno di una super collezione di artisti dell’alto Reno (dal 1400 al 1600) e dei più illustri pittori (e scultori, ovviamente) del XX e XXI secolo distribuiti in varie sale dalle molte suggestioni. Il secondo: il Neubau – dello studio locale Christ & Gantenbein – mostra una rigorosa facciata in mattoni grigi e piccole finestre, come a voler celare segreti riposti in una inespugnabile cassaforte, ed è collegato al “vecchio” da un passaggio sotterraneo, architettura senza soluzione di continuità che ospita mostre temporanee e molto altro. La logica vorrebbe che nella visita si partisse dai quadri del Seicento all’Hauptbau per poi scendere verso la contemporaneità del Neubau, ma come sempre è difficile dire quale sia la strada migliore per seguire l’arte. Soprattutto a Basilea.