Per paradosso la Basilicata è la terra del vento dove però non nulla si muove. Qui si contano oltre 1400 impianti eolici con circa 500 aerogeneratori ed è la regione con la più alta percentuale di impianti sul territorio nazionale (25,0%), secondo i dati Terna elaborati dal Gse. Importante anche per il fotovoltaico (8500 impianti), la Basilicata è senza dubbio però regina del vento e assicura il 13% di produzione di eolico nazionale e 2652 gigawattora.
Mini-eolico selvaggio
Questa sua caratteristica, soprattutto negli ultimi dieci anni, ha dato il via a uno sviluppo sempre più selvaggio e disseminato del mini-eolico: impianti di piccola potenza disseminati un po’ ovunque fra le province di Matera e Potenza. Pale e generatori che nel tempo sono stati digeriti però sempre meno volentieri dai cittadini, che – in una terra ricca di fonti fossili come gas e greggio che si dovrebbero gradualmente abbandonare – tra comitati, ricorsi alla Soprintendenza, al Tar o esposti contro la deturpazione del paesaggio, negli ultimi anni hanno intrapreso diverse battaglie contro un’ulteriore espansione delle rinnovabili.
Regione vs Governo
Non solo: in Basilicata la Regione ha anche approvato quella che è nota come la “legge dei 3”, ovvero il limite della potenza massima degli impianti (in particolare fotovoltaici) fissato a 3 MW. Una legge contestata anche dal Consiglio dei ministri, ricordando che introduceva “vincoli in palese contrasto con gli attuali indirizzi nazionali e comunitari”, ostacolando di fatto la realizzazione di impianti eolici e fotovoltaici. Tra leggi regionali, ricorsi e opposizioni, il risultato è che in Basilicata – nonostante anche di recente siano stati sbloccati le autorizzazioni di altri due parchi eolici lungo la dorsale a confine con la Puglia, in provincia di Potenza – il futuro delle rinnovabili è ancora tutto fermo.
Un anno fa, nel marzo 2021, preoccupati dall’immobilismo e dallo sfruttamento delle fossili in questa regione che vanta una delle più importanti riserve petrolifere d’Europa (qui operano per esempio Total ed Eni), una serie di associazioni ha firmato il “Manifesto per le energie rinnovabili in Basilicata”. A redigerlo, Legambiente Basilicata, Alleanza per il Fotovoltaico in Italia e Rete degli Studenti medi Basilicata, i quali invitavano politica e imprenditoria a “invertire la rotta sulle barriere che impediscono di cogliere appieno i vantaggi delle rinnovabili”.
Un anno dopo però, racconta Antonio Lanorte, responsabile di Legambiente Basilicata, nulla si è mosso. “Tutto fermo, i segnali sono tutti in senso contrario a quel manifesto, purtroppo – spiega – l’unico segnale positivo è che la proposta di legge sulle comunità energetiche rinnovabili regionali possa andare avanti. Nel frattempo però, la maggior parte degli impianti qui sono ancora bloccati”. Oggi la maggior parte degli impianti già operativi si trova in provincia di Potenza, ad Avigliano, Matera o Banzi e sono diffusi in generale nella zona a Nord della regione. Diverse altre strutture sono invece in procinto di partire ma ferme per questioni di vincoli.
Un caso che fa scuola
Un caso emblematico è quello dell’eolico nel Comune di San’Arcangelo (PZ), costituito da otto aerogeneratori, per una potenza complessiva di 19,20 MW, promosso dalla società Elettrowind Due. L’impianto ha ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie a partire, compreso l’esito positivo nella valutazione di impatto ambientale dato che vi era una “assenza di impatti significativi su ambiente e paesaggio”. Successivamente però Sovrintendenza dei Beni Culturali e poi Regione hanno dato parere contrario, di fatto bloccando l’iter. La società si è rivolta a Tar, che ha accolto il ricorso, parlando di inutile aggravio dell’istruttoria da parte delle amministrazioni pubbliche. Regione e Sovrintendenza però hanno posto ulteriori vincoli alla realizzazione del progetto e al rinnovo delle autorizzazioni e ora, in attesa di sviluppi, le cose sono nuovamente ferme. “Un caso che fa scuola: aveva raggiunto la fase finale autorizzativa ma poi è stato bloccato. Un esempio di come stanno andando molti sviluppi qui relativi alle rinnovabili”, dice Lanorte.
Impianti fermi
Di recente il Consiglio dei ministri ha dato l’ok al parco Banzi la Regina (8 aerogeneratori, 33,6 MW totali) e a Montemilone (20 aerogeneratori, 60 MW). In quest’ultimo paese il sindaco, Antonio D’Amelio, si è detto favorevole all’energia eolica, nella speranza che possa nel tempo ripopolare i piccoli comuni e “aprire prospettive di crescita e occupazione”. Allo stesso tempo nelle dichiarazioni dei politici, come l’assessore regionale all’Ambiente ed Energia Gianni Rosa, c’è l’intenzione di “completare il Piano paesaggistico nazionale che permetterà lo sviluppo di energia da fonti rinnovabili evitando il caos che c’è stato in passato”.
Nonostante questo però in Basilicata, dove si contano migliaia di impianti e autorizzazioni per oltre 500 aerogeneratori, almeno 200 di questi non sono in esercizio e ci sono almeno 108 impianti (per 1600 MW) che sono ancora arenati tra le strade della burocrazia. “Nell’ottica della transizione energetica – dice Lanorte – dovrebbe essere logico incrementare le rinnovabili. Questa terra però è particolare: ospita alcune delle principali compagnie petrolifere che estraggono gas, di cui una parte è data di fatto alla regione. C’è di conseguenza un collegamento: i ritardi sulle rinnovabili, una propensione a non prevedere un futuro senza aree petrolifere e la crisi energetica attuale sono tutti elementi che mantengono in stallo la nostra Terra”.
La speranza delle comunità energetiche
Nel frattempo, mentre la regione si candida a sfruttare nuovi bandi per diventare “la valle dell’idrogeno” italiana in futuro, una chiave per smuovere le acque in termini di rinnovabili lucane potrebbero essere le comunità energetiche rinnovabili. Spesso i cittadini si sono opposti alla realizzazione di grandi impianti per questioni paesaggistiche ma anche perché era complesso intravedere benefici economici a livello locale, ma con le comunità il discorso è differente. Al momento non esistono ancora, però rappresenterebbero una possibilità per avere dei benefici diretti per i residenti, risparmiando per esempio sulle bollette.
A fine gennaio 2022 un segnale in tal senso è arrivato dalla giunta comunale di Matera che ha approvato “la costituzione di una Comunità energetica rinnovabile” che “aggregando utenze private e pubbliche, possa favorire la costruzione di una infrastruttura tecnologica diffusa affinché si potrà beneficiare anche nella Città dei Sassi non solo dello sviluppo di energia pulita ma anche degli incentivi statali previsti”. Per il sindaco Domenico Bennardi è un passo avanti verso una energia “sempre più pulita, autoprodotta e autoconsumata”. Chissà che non sia davvero quel passo necessario a smuovere il futuro dell’energia pulita in Basilicata, territorio che ha tutte le caratteristiche per fare scuola in Italia nella transizione energetica.