L’acqua del rubinetto? “Pietra angolare della responsabilità ambientale e della salute pubblica”. Il messaggio arriva dal commento ospitato in questi giorni sulle pagine di BMJ Global Health: in gioco c’è la salute dell’ambiente sì, ma anche quella umana.
A firmare quello che suona come un rinnovato appello a prediligere borracce e caraffe, sono alcuni esperti della Weill Cornell Medicine del Qatar e del New York Medical College, che mettono sul piatto numeri e ragioni per rinvigorire le azioni contro quello che definiscono senza dubbio un consumo “eccessivo” di acqua in bottiglia. Non c’è un aspetto, nei vari da loro affrontati, in cui il consumo di acqua imbottigliata possa apparire superiore a quella del rubinetto. Parliamo, ovviamente, dei paesi a medio e alto reddito, dove l’acqua del rubinetto è controllata, potabile e generalmente di buona qualità. In Italia, per esempio, quella del rubinetto rispetta largamente i parametri richiesti per legge, come reso noto nei mesi scorsi dal Centro nazionale per la sicurezza delle acque (CeNSiA) dell’Istituto superiore di sanità (Iss).
L’acqua in bottiglia non conviene quasi mai
Non certo dal punto di vista energetico, scrivono Amit Abraham e colleghi: è più dispendiosa di circa duemila volte rispetto a quella del rubinetto, e per produrre un solo litro di questa possono servire fino a 35 litri di acqua. E i numeri sono enormi, dal momento che, ricordano gli autori, le stime dicono che ogni minuto al mondo si comprano un milione di bottiglie, che finiscono in buona parte dei casi in giro per l’ambiente: il 12% dei rifiuti di plastica arriva da qui.
Se non bastasse a preoccupare il problema ambientale – poca la plastica riciclata, molta quella dispersa, con tutti i rischi relativi alla diffusione per l’ambiente, e i problemi per gli ecosistemi – anche sul fronte della salute le bottigliette di plastica sono problematiche. Secondo quanto riferiscono i ricercatori spesso i controlli richiesti per l’erogazione delle acque municipali sono maggiori di quelli che devono ottemperare i produttori di acqua in bottiglia (senza considerare, ricordano, che in alcuni casi, altro non si tratta che di acqua del rubinetto imbottigliata). Ma oltre alle norme, le confezioni di plastica possono rilasciare una serie di inquinanti collegati a diversi problemi di salute, compresi solo in parte.
Problematici sono in particolare i contenuti di sostanze quali ftalati, microplastiche – fino a centinaia di migliaia per litro, secondo alcuni studi – Pfas, bisfenolo A, alchilfenoli.
La contaminazione
Non è chiaro come queste sostanze influenzino la salute, ma sono state correlate a disfunzioni del metabolismo lipidico, dell’equilibrio ormonale ma anche a problemi gastrointestinali, cardiovascolari e neurologici, scrivono gli autori: “La contaminazione diffusa con microplastiche, interferenti endocrini e altre sostanze pericolose tradisce l’immagine pulita dell’acqua in bottiglia”. Il messaggio è per tutti, ma soprattutto per i decisori e i governatori, che possono e devono guidare le politiche per garantire acqua sicura, aiutare a ridurre l’utilizzo della plastica, specie quella monouso, e rinvigorire il messaggio che l’acqua del rubinetto è molto spesso la scelta migliore che si possa fare.