“Fin dalle elementari siamo stati cresciuti con insegnanti che ci dicevano: ‘quando sarete grandi dovrete risolvere il problema dell’ambiente e del clima’. Ero piccola, sola. Come avrei potuto farlo?”. La risposta, qualche anno più tardi, Beatrice Trentin l’ha trovata in Fridays for Future. “Mi ha insegnato che possiamo cambiare le cose, possiamo farcela. Ma soprattutto che non si è mai troppo piccoli per fare la differenza“.
Beatrice ha 21 anni e studia scienze politiche a Bologna, dove è nata e cresciuta. È entrata a far parte dell’onda verde in quarta liceo, dopo anni di attivismo sociale tra collettivi studenteschi e consulta. Poi l’incontro con Fridays for Future ha allargato le sue battaglie: “Scrivevo sul giornalino della scuola di questi giovani visionari che protestavano fuori dal parlamento e venivano finalmente ascoltati. È stata una fonte di grande ispirazione”. Coi compagni sensibili al tema è andata in ogni istituto di Bologna per spiegare cosa succedeva e perché scendere in piazza era importante. Finché il 15 marzo 2019 20mila persone hanno manifestato per il centro della città. “Non ci aspettavamo tante persone, la risposta è stata incredibile. E lì per la prima volta abbiamo capito che non eravamo soli”.
Il problema principale ora è il tempo: mancano poco più di sette anni per riuscire a limitare il riscaldamento globale a +1,5°C. “Non sarà il meteorite di Don’t look up, ma sarà il momento in cui non si potrà più invertire la rotta”, sottolinea Beatrice. Che nonostante l’attivismo le stia permettendo di scoprire chi è e cosa le piace fare, desidera un futuro diverso: “Tra 7 anni spero di non dover più essere attivista. Spero che saremo riusciti a superare la crisi climatica, il patriarcato, le discriminazioni di genere, l’abilismo, il razzismo. Non so se ce la faremo. Intanto, mi impegno per riuscirci”.
Con l’obiettivo ben chiaro in testa, Beatrice sta organizzando lo sciopero globale per il clima del 25 marzo. A Bologna si partirà alle 9 da piazza Maggiore per finire in piazza San Francesco tra musica e canti, con artisti locali e lo spettacolo del collettivo circense Sta Murga. Il corteo toccherà alcuni punti simbolici per le richieste degli attivisti. A cominciare dalla stazione dei treni e quella degli autobus. “Comune e Regione – spiega Beatrice – stanno facendo di tutto per incentivare ancora il trasporto di merci su gomma, basta vedere il progetto per allargare il passante di Bologna È ironico come non si possano costruire case vicino all’autostrada, ma il contrario sì. Senza considerare l’impatto sulla salute in un’area che già registra un alto tasso di problemi respiratori”.
Per quanto riguarda la mobilità, gli attivisti marceranno sotto la sede dell’azienda del trasporto pubblico Tper. “I biglietti costano sempre di più e il servizio è scadente. La città è centro-centrica: i percorsi degli autobus sono pensati solo per i turisti e non per chi la vive quotidianamente”. Come gli studenti, per cui il movimento si fermerà anche nella zona universitaria e al provveditorato della scuola. “È assurdo – prosegue Beatrice – che l’ateneo di Bologna, l’unico in Italia a essere più ricco del Comune, permetta a grandi multinazionali che vogliono fare greenwashing, come l’Eni, di finanziare le ricerche. Come è insensato il progetto alternanza scuola-lavoro alle superiori che nega l’istruzione e si lega a un processo produttivo per fornire manodopera non assicurata e a costo zero. Né scuola né università devono essere inquinate dalle aziende che pensano solo al loro profitto“.
Tappa altrettanto importante sarà quella di fronte alla Camera del lavoro per parlare di transizione ecologica. Su questo punto Beatrice non ha dubbi: “La transizione ecologica sarà tale solo se non lascerà indietro nessuno. Nessuno deve essere licenziato. Basta con la disparità salariale di genere e le discriminazioni delle soggettività queer. Lo sfruttamento del Pianeta, la violenza sulle donne, le aggressioni fobiche hanno in comune il pensiero unico dell’uomo bianco, etero, cis, abile e basico. È arrivato il momento di superarlo”.