A livello globale, l’industria del turismo si lecca le ferite anche nel 2021. Si chiuderà infatti sui livelli del 2020, cioè -75% rispetto al 2019. Mentre per la spesa andrà un po’ meglio, visto che corrisponderà al 40% di quella pre-pandemica. Se, insomma, abbiamo viaggiato molto meno per tutte le ragioni che sappiamo, pratiche come psicologiche o di cautela, quando ci siamo mossi abbiamo speso di più (dal budget di mille dollari del 2019 ai 1.500 del 2021, spiega il Travel Barometer dell’Unwto). Ma il quadro è ancora orribile: 100 milioni di posti di lavoro sono in bilico, in particolare nelle macroaree più colpite da ondate di contagi, restrizioni, vincoli e quarantene.

E in Italia, com’è andato questo 2021 segnato da una primavera ancora piena di restrizioni, un’estate in cui abbiamo conosciuto il green pass e un inverno ancora in bilico? Aspettando la pubblicazione dei dati Istat ufficiali, con un provvisorio 2021 fermo ad agosto, si può fare riferimento ai numeri di The Data Appeal Company – che assegna ogni anno i premi Italia Destinazione Digitale – ottenuti attraverso una selezione di estrazioni dalla dashboard Data Appeal Studio in uso a Enit e a tante destinazioni italiane e non solo.

Cosa ne esce? Come ha spiegato Damiano De Marchi su Officinaturistica, al netto delle restrizioni, l’ultimo anno ha fatto complessivamente segnare un incremento netto sul 2020. Questo perché la riapertura di maggio ha anticipato i flussi estivi di un mese e ha consentito di mantenere, rispetto all’anno precedente, un divario positivo per tutta l’estate. L’autunno, col green pass e le elevate coperture vaccinali, è rimasto comunque “aperto” ai viaggi, soprattutto domestici ma anche internazionali. Tuttavia, mai nel corso del 2021 il comparto è riuscito a toccare di nuovo i livelli pre-2020, sebbene dalla metà dell’anno a oggi il divario si sia costantemente assottigliato. Omicron permettendo, eravamo insomma sulla buona strada – come d’altronde anche gli indicatori macroeconomici segnalano.

Non tutte le destinazioni italiane hanno vissuto un 2021 uguale. Le città d’arte, per esempio, ancora arrancano. Come spiega il senior analyst e tourism and destinations specialist per The Data Appeal Company sono “decimate dalle restrizioni del turismo internazionale di lungo raggio e dal business travel che si trova costantemente di fronte alla scelta, ormai strutturale, se valga davvero la pena di incontrarsi in presenza piuttosto che su una piattaforma virtuale”. Si tornerà in presenza, almeno in parte, ma non ancora in queste condizioni. Mare e laghi sono riusciti a recuperare, e in certi casi perfino superare, i livelli pre-pandemici, in particolare nelle destinazioni che hanno puntato molto sul carattere di mete outdoor già dagli anni precedenti. Per quanto potrebbe non sembrare, si può fare un discorso simile per la montagna: se è vero che veniva dalla peggiore stagione invernale della sua storia, e dunque i numeri annuali sono negativi, l’estate è stata piuttosto ricca.

Capitolo provenienze. Il turismo internazionale ha rialzato la testa, recuperando 6 punti percentuali. Sono tornati in parte visitatori dall’Europa centrale mentre il mercato anglosassone è stato molto debole. Ma ovviamente la stragrande maggioranza del flusso era e rimane domestica. Gli italiani continuano a riscoprire il proprio paese. Anche perché il lungo raggio è ancora sostanzialmente inesistente, a parte qualche segnale dal continente americano. I viaggi di gruppo sono spariti, se ci si smuove lo si fa in coppia o in famiglia, su distanze o con mezzi che consentano autonomia in caso di imprevisti o contagi, restrizioni o repentini cambiamenti delle regole da parte delle autorità pubbliche. Nel complesso, rispetto ai concorrenti di sempre come Francia e Spagna, l’Italia ha però tenuto meglio ed è riuscita, secondo il sentiment stimato da The Data Appeal, a garantire livelli di soddisfazione mediamente più elevati nonostante le mille difficoltà.

Proprio nell’analisi del sentiment, infatti, emergono punti di forza e di debolezza dell’offerta italiana. Professionalità, tempestività e accoglienza del personale diventano elementi ancora più importanti, in una fase segnata da una forte incertezza. Anche le tipologie di alloggi, più riservati e curati (e, appunto, dal carattere outdoor) incidono sull’attrattività. Il gruppo segnala infatti che da questi 12 mesi ne sono usciti premiati proprio i territori e gli operatori che si muovono in tal senso. Puntando soprattutto su enogastronomia.

Come andrà il 2022? Difficile dirlo. L’Italia dovrebbe mantenere un sentiment molto buono, specialmente rispetto ai vicini. Attenzione, però: “Il dato attuale, che è di un paio di punti percentuali più basso rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso”, scrive De Marchi, ci spiega che “gli sforzi della destinazione o di business del singolo operatore verso la massimizzazione dei tassi di occupazione/saturazione non devono essere mai a discapito della soddisfazione del cliente”. Occhio, insomma, a voler incassare il più possibile senza curare (e rassicurare) al massimo i viaggiatori. Quanto alle tariffe, il monitoraggio sulle agenzie online per il prossimo semestre dimostra che saliranno, con un livello complessivo più elevato del 9% rispetto al 2021. Ma le ultime settimane, con l’emersione e la diffusione della variante Omicron, stanno rimescolando le carte del settore. Il Travel Barometer, l’indice prospettico basato su diverse dimensioni sviluppato per regalare un indice di fiducia a breve termine verso l’industria turistica, sarà anch’esso in salita per il prossimo anno, “frutto ancora una volta del grande sforzo dell’Italia verso l‘immunizzazione e la sicurezza sanitaria, che si traduce subito in fiducia e propensione alla visita”. Di nuovo, però, gli ultimi due mesi hanno congelato la voglia degli italiani di partire e viaggiare: sono ancora troppi i fattori poco prevedibili.

Ultimo elemento, ricerche e prenotazioni dei voli secondo la piattaforma Sojern. Al netto del last minute / last second, che d’altronde caratterizza ormai le modalità di prenotazione standard del viaggiatore in epoca Covid, nel 2022 ci sarà una profonda differenza tra ricerca e prenotazione, ovvero la prima ha un orizzonte temporale decisamente più lungo, cosa nota, ma anche provenienze diverse. Ad esempio, aprile 2022 rappresenta attualmente quasi il 4% delle ricerche, ma solo l’1,6% delle prenotazioni con mercati come quello inglese e tedesco attualmente ancora in stand-by per l’acquisto. Fuori dall’Europa c’è il mercato americano, con una forte propensione al viaggio in Italia già da maggio in poi, con gli Stati Uniti seguiti da Brasile e Argentina.