SHARM EL-SHEIKH. Poco dopo le 17.20 ora egiziana, il presidente degli Stati Uniti ha tenuto il suo discorso nella iper gremita sala Nefertiti della Cop27 a Sharm El-Sheikh. Era considerato un intervento con la potenzialità di essere “decisivo” per l’andamento delle negoziazioni che devono trovare soluzioni alla crisi climatica, ma di fatto lo è stato solo in parte.
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Dopo aver salutato “il veterano John Kerry”, inviato speciale per il clima che ha fatto fare agli Usa enormi “progressi”, e dopo aver citato dalle piramidi egiziane sino all’attualità fatta di incendi, disastri e catastrofi climatiche in tutto il Pianeta, il presidente americano ha sottolineato come “una buona politica climatica è una buona politica economica” e ha invitato tutti i principali paesi emettitori ad “allineare le loro ambizioni” all’obiettivo internazionale di cercare di limitare il futuro riscaldamento globale a 1,5 gradi.
Poi ha parlato dei risultati raggiunti nella politica interna, ribadendo le scuse per l’uscita degli States dall’Accordo di Parigi sotto l’era Trump e ha annunciato un trionfale ritorno con un pacchetto climatico “ambizioso”. Dopo aver incassato l’ok del Congresso al Democrat’s Inflation Reduction Act (IRA), piano per dedicare 368 miliardi di dollari nel prossimo decennio a ridurre emissioni e puntare su rinnovabili, ha spiegato che raddoppierà i finanziamenti per l’adattamento climatico all’Africa e che gli Stati Uniti raggiungeranno i propri obiettivi climatici entro il 2030.
Inoltre ha affermato che gli Stati Uniti mobiliteranno 150 milioni di dollari per l’adattamento in Africa e un sostegno economico importante insieme all’Ue di 500 milioni di dollari all’Egitto per una transizione verso le energie pulite e un rafforzamento delle politiche per abbandonare il metano. Prima dell’annuncio aveva incontrato il presidente egiziano Al-Sisi in un bilaterale.
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Ricordando che “la crisi climatica riguarda la sicurezza umana, la sicurezza economica, la sicurezza ambientale, la sicurezza nazionale e la vita stessa del pianeta”, il presidente ha rimarcato poi come la “brutale invasione della Russia in Ucraina” ha dimostrato tutta la fragilità delle dipendenze a cui siamo soggetti nella crisi, con ripercussioni anche sulla catena alimentare.
Il punto più delicato resta però quello in cui gli Stati Uniti sostengono di voler appoggiare l’assicurazione di rischio climatico promossa dal G7, la Global Shield, un sistema assicurativo e non di riparazione e risarcimento per i danni fatti per esempio in passato dai grandi emettitori nei paesi più vulnerabili. Questo appoggio sembra rimarcare l’intenzione degli Usa di sostenere dunque un metodo diverso da quello che i Paesi più vulnerabili chiedono alla Cop, ovvero uno strumento finanziario per il “loss and damage” (che Biden non nomina mai chiaramente) capace di misurare, risarcire e sostenere perdite e danni creati dalla crisi del clima innescata dai grandi emettitori e che colpisce soprattutto il sud del mondo.
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Poco dopo aver fatto il passaggio del suo discorso relativo al Global Shield, nella grande aula della plenaria si è sentito un urlo: un gruppetto di ragazzi delle comunità indigene ha richiamato l’attenzione e mostrato uno striscione contro i combustibili fossili. Dopo un istante Biden ha ripreso a parlare, ricordando per esempio la necessità di rallentare la deforestazione dato che “le foreste sono più preziose quando vengono preservate che quando vengono distrutte” e come “i giovani avvertono l’urgenza della crisi climatica e la sentono profondamente. Non ci permetteranno di fallire”.
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Infine, prima di concludere un discorso che sarà seguito da applausi e in cui non ha mai accennato alla questione diritti umani in Egitto, ha ribadito ancora l’intenzione di “ristabilire gli Stati Uniti come leader globale affidabile nella battaglia climatica” e che dobbiamo “prendere il futuro nelle nostre mani. Un pianeta preservato, un mondo più equo e prospero per i nostri figli, ecco perché siamo qui, questo è ciò per cui stiamo lavorando. Sono fiducioso che possiamo farcela. Grazie e che Dio vi benedica tutti”.