Nel nostro immaginario, Bali è un paradiso in Terra, fatto di foreste inviolate, luogo ideale per meditare e dare anima alla nostra spiritualità. Non è stato così per Melati, che li è nata. Per lei, sin da quando era una bambina di soli dodici anni, Bali è stata una piccola isola inghiottita da un’enorme busta di plastica. Da allora Melati non ha smesso di impegnarsi per salvaguardare la Natura. Il documentario Bigger than us – un mondo insieme, diretto da Flore Vasseur e prodotto, tra gli altri, dall’attrice Marion Cotillard, in sala dal 22 al 26 aprile in occasione della Giornata della Terra, è il racconto del viaggio che Melati, al momento delle riprese ormai diciottenne, fa attraverso il mondo per incontrare tanti giovani attivisti impegnati ad “aggiustare il Pianeta”.

Dai remoti villaggi del Malawi alle favelas di Rio, dalle barche di soccorso dei profughi al largo dell’isola di Lesbo alle cerimonie dei nativi nelle montagne del Colorado, dove furono massacrate le tribù indigene, la giovane Melati viaggia, per conoscere altri ragazzi che condividono la sua stessa idea di mondo, per sentirsi non più sola e parlare finalmente lo stesso linguaggio.

Attraversando Libano, Malawi, Brasile, Stati Uniti, Grecia, Indonesia e Uganda, la giovane attivista scopre le storie di Rene, Mary, Xiu, Memory, Mohamad e Winnie. Tante testimonianze simili, ma tutte uniche. Tasselli, di coraggio e gioia, insostituibili, per un mondo che aspira a essere migliore.

Quella che Vasseur ci mostra è una generazione che si espone e rischia la vita in prima persona, pronta a tutto per la difesa dei diritti e la vita umana, il clima, la giustizia sociale, e per assicurare a tutti cibo e dignità. Giovani che hanno trovato risposte a domande pressanti: di chi è la Natura? A chi spetta difenderla?

Longform

I nuovi ambientalisti

di Benedetta Barone, Luca Cirese, Giacomo Talignani

Bigger than us segna un passo in avanti rispetto ai precedenti documentari che hanno raccontato i movimenti giovanili green, e apre la strada a nuove considerazioni. Caratterizzati spesso da una venatura biografica, è il caso di I am Greta – Una forza della natura, diretto da Nathan Grossman, o da uno sguardo dall’alto,  da osservatori esterni, come per Ragazzi  irresponsabili, diretto da Ezio Maisto sul movimento italiano dei Fridays For Future, i documentari sulla green generation si soffermano principalmente sulla forza e sulla novità del loro attivismo, come accade in Youth Unstoppable, diretto da Slater Jewell-Kemker, e  in The Troublemaker,  film di Sasha Snow sul movimento di Extinction Rebellion.

In Bigger than us non è però la forza monolitica e irrefrenabile dei ragazzi l’unica suggestione. La presa di coscienza che l’attivismo dei movimenti possa essere una forza non irrefrenabile e che il cambiamento sia troppo lento s’insinua tra i giovani.

L’attenzione dei media che non riesce a diventare partecipazione, poiché anche se mainstream il tema non evolve in comportamento diffuso e condiviso, dà corpo alla paura più grande, ovvero quella che alla fine nulla cambierà, come confessa nel film Mohamed, che all’età di 12 anni ha costruito una scuola in un campo di profughi al confine tra Libano e Siria, dove oggi circa 200 bambini hanno accesso all’istruzione.

Il timore di una marginalità che rischia di diventare solo testimonianza inerme difronte al disastro.

Le società opulente e consumistiche hanno assegnato ai giovani il compito di difendere la Natura e gli equilibri ambientali, ma dietro questo riconoscimento di ruolo rischia di celarsi un processo di deresponsabilizzazione profondo e assolutorio.

I ragazzi sono, così, di fronte effettivamente a qualcosa di più grande di loro, “bigger”, appunto, come sintetizza il titolo stesso. Più grande, perché lo scopo prefissato dai movimenti va ben oltre gli interessi dei singoli, e i ragazzi sono pronti ad accettare qualsiasi responsabilità e rischio per cercare di perseguire i propri obiettivi, ma più grande anche perché, in questa direzione, le giovani generazioni non possono essere lasciate da sole. Isolate non potranno vincere.

Occorre dar loro risposte e contrastare il rovesciamento dell’idea di base che il principio di sostenibilità, affermato a metà degli anni ’80, aveva sancito: salvaguardare il mondo per le generazioni future. Per questo, ancora una volta, Bigger than us è il film che i ragazzi devono portare a far vedere ai propri genitori, per poi proporre una nuova alleanza.