Ultimi mesi a disposizione per usufruire del bonus fotovoltaico al 50%. Se non ci saranno novità nella legge di Bilancio, infatti, dal 2025 la detrazione scenderà al 36%. Per chi abita in paesi con meno di 5.000 abitanti e decide di installare un impianto creando un gruppo di autoconsumo, però, c’è la possibilità di usufruire ancora per due anni del rimborso immediato del 40% della spesa grazie ai fondi del PNNR. Il bonus fiscale e il contributo non sono cumulabili, ma per i gruppi di autoconsumo è prevista anche la tariffa incentivante per 20 anni. In fase di programmazione dell’investimento, dunque, occorrerà valutare la convenienza tra le due opzioni.
Il bonus del 50%
Per quanto riguarda i bonus, le spese di acquisto e di realizzazione di un impianto fotovoltaico diretto alla produzione di energia elettrica al servizio di un immobile residenziale godono della detrazione del 50%. Il bonus fiscale è ammesso ai sensi della lettera h) del comma 1 dell’art. 16-bis del TUIR che riconosce la detrazione agli interventi “relativi alla realizzazione di opere finalizzate al conseguimento di risparmi energetici con particolare riguardo all’installazione di impianti basati sull’impiego delle fonti rinnovabili di energia”. Possono usufruire dell’incentivo solo i pannelli destinati al consumo domestico con una potenza massima di 20KW. Si può trattare di prima o seconda casa, senza alcuna differenza. L’installazione può avvenire sia sul tetto che su una pertinenza, ad esempio sul box. Nella spesa agevolata rientrano non solo i costi per l’acquisto e la posa in opera dei pannelli, ma anche tutte le spese accessorie all’intervento, da quelle edilizie alle spese di tipo tecnico per la dichiarazione di conformità e messa a norma dell’impianto, come pure l’eventuale aggiunta di un sistema di accumulo. Il limite di spesa ammesso alla detrazione è unico e vale sia per l’impianto sia per il sistema di accumulo.
Gli incentivi per i gruppi di autoconsumo
Se i pannelli vengono installati con l’obbiettivo di creare un gruppo di autoconsumo scattano anche i contributi. Il gruppo è un insieme di almeno due utenti che si associano per condividere l’energia elettrica prodotta da un impianto da fonte rinnovabile installato su uno stesso edificio. Si può creare un gruppo di autoconsumo, dunque, anche su una villetta bifamiliare, o di un immobile nel quale si trovano sia appartamenti che locali commerciali, e che ciascuno abbia una propria utenza. Una volta entrato in funzione l’impianto il Gse pagherà una tariffa incentivante per ogni MWh prodotto e condiviso. L’importo varia in funzione della grandezza dell’impianto, e vai dai 60 euro per gli impianti più grandi agli 80 euro per quelli più piccoli, ossia fino ai 200kw. È prevista inoltre una maggiorazione di 4 euro nelle regioni del centro (Lazio, Marche, Toscana, Umbria, Abruzzo) e di 10 euro o nelle regioni del nord (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto). La tariffa incentivante verrà riconosciuta per 20 anni. Alla tariffa va aggiunto l’ulteriore corrispettivo Arera di valorizzazione per l’energia autoconsumata.
Il contributo PNNR
Se si decide di realizzare un impianto al servizio di un gruppo di autoconsumo in un paese con meno di 5.000 abitanti è possibile richidere il contributo del 40% a rimborso dei costi sostenuti. In particolare l’impianto di produzione per la cui realizzazione è richiesto il contributo in conto capitale, deve avere potenza non superiore a 1 MW ed entrare in esercizio entro diciotto mesi dalla data di ammissione al contributo e, comunque, non oltre il 30 giugno 2026. Tutte le informazioni sul sito del Gse.