Il caffè dà il giusto sprint alla mattinata, segna il termine del pranzo, costituisce una piacevole pausa liquida nei pomeriggi di lavoro. “Ci prendiamo un caffè?” è la frase che, come scrive Beppe Severgnini nel libro Neoitaliani, segnala l’inizio di conoscenze, amori, progetti, contratti. Che la bevanda scura e bollente sia tra le più amate nel mondo, per l’aroma intenso che sprigiona e per l’energia che regala, ci sono pochi dubbi. Lo conferma il fatto che ogni anno a livello globale vengono consumate ben 500 miliardi di tazzine. In Italia, nel 2019, il consumo di caffè tostato e macinato si è attestato intorno alle 304mila tonnellate. Una grande popolarità, riscossa anche tra le mura domestiche. Di seguito i consigli per preparare una tazzina a regola d’arte, che sia, oltre che deliziosa per il palato, anche amica dell’ambiente.

La moka, una tradizione virtuosa

Compagna fedele di molti italiani fin dal risveglio, la moka è stata ideata dall’imprenditore Alfonso Bialetti nel 1933. Secondo uno studio condotto dall’Accademia dei Georgofili nel 2021, una tazzina da 40 millilitri preparata con il modello tradizionale per il fornello a gas rilascia 51 grammi di anidride carbonica, mentre una preparata con il modello più moderno, idoneo per i piani di cottura a induzione, ne produce 48 grammi. In entrambi i casi, i consumi di energia elettrica ammontano a 6,8 wattora.

Per preparare un espresso con la caffettiera in modo sostenibile è sufficiente seguire il Disciplinare della moka firmato dal Comitato italiano del caffè. Il documento suggerisce di riempire il serbatoio inferiore di acqua fino a filo della valvola di sicurezza e di riempire il filtro a imbuto con la polvere di caffè fino a saturarlo. Abbondare con l’acqua o pressare la polvere è un errore perché non aiuta il liquido a risalire attraverso il filtro, prolungando i tempi di preparazione e aumentando, di conseguenza, i consumi energetici.

Una volta predisposta nel modo giusto la moka, occorre posizionarla sul fornello più piccolo, facendo in modo che la fiamma rimanga sempre all’interno del diametro della caldaia. Dopo cinque minuti la bevanda è pronta: si potrà spegnere la fiamma non appena si avverte l’inconfondibile brontolio, segno che l’erogazione è terminata.

Anche con cialde e capsule si può essere ecologici

Secondo un’indagine condotta da Astraricerche nel 2023, il 65% degli italiani preferisce le macchine a cialde o capsule rispetto alla cara, vecchia caffettiera. I motivi: è pratica, veloce e offre un caffè vellutato e cremoso, simile a quello del bar. Tuttavia, è convinzione diffusa che servirsi di questi dispositivi sia poco sostenibile dal punto di vista ambientale. Un’affermazione che non sarebbe, però, corroborata dalle ricerche più recenti. Per esempio, uno studio realizzato dai ricercatori dell’Università del Quebec a Chicoutimi, in Canada, nel 2023, sostiene che — essendo la fase produttiva del caffè la maggiore responsabile delle emissioni di gas serra (40-80% del totale) — è cruciale non sprecare la materia prima. E, di fatto, utilizzare una macchina a cialde o capsule anziché la moka consente di risparmiare circa 11 grammi di polvere per dose, per produrre i quali vengono generati 59 grammi di anidride carbonica.

Per quanto riguarda poi l’energia, la potenza di un apparecchio automatico può variare, in media, tra gli 800 e i 1.200 watt. Una quota, per intenderci, inferiore rispetto a quella di altri piccoli elettrodomestici, come la friggitrice ad aria (tra i 1.400 e i 2.000 watt) e il phon (tra i 600 e i 2.400 watt). Per ridurre ulteriormente i consumi, è consigliabile scegliere una macchina dotata della funzione di spegnimento automatico. Lasciandola nella modalità stand-by, quindi non completamente spenta, assorbe, infatti, circa 1 watt ogni ora: uno spreco, dato che i modelli attuali si scaldano in pochi secondi.