Un lago che si estende per miglia, nel cuore del deserto della Valle della Morte. Questa la sorpresa – almeno per i meno informati – che i turisti e gli occasionali passanti troveranno lungo il Badwater Basin. Conseguenza delle piogge record provocate nello scorso agosto dalla tempesta tropicale Hilary, che ha causato al parco nazionale della Death Valley californiana la chiusura più lunga della sua storia, i visitatori riammessi da qualche giorno potranno osservare in una versione quasi esclusiva uno dei luoghi aridi più popolari del pianeta – forse non il più secco in assoluto ma verosimilmente il più caldo, che solo qualche settimana prima dell’inondazione aveva praticamente eguagliato – ma per chi reputa fallace il record del luglio 1913 addirittura battuto – il primato della temperatura più alta mai rilevata sulla Terra – che in un modo o nell’altro sempre nella landa californiana era stato registrato.
Profondo non più di “qualche pollice”, come ha scritto in una nota il soprintendente del Death Valley National Park, Mike Reynolds (1 pollice = 2,52 cm) e destinato a prosciugarsi in qualche settimana.
In un giorno tanta pioggia come in un anno
Seppure forse non al livello degli allagamenti del Salar de Ulyuni boliviano, dove le – usuali – piogge del periodo estivo australe allagano la piana di sale per decine di chilometri, generando un’immensa area speculare e inducendo una vera e propria metamorfosi rispetto al paesaggio secco dell’inverno, la Death Valley di questi giorni è sicuramente una visuale da non perdere, per chiunque si trovasse tra Los Angeles, San Francisco e San Diego, o magari fosse impegnato nel classico road-trip attraverso le meraviglie di California, Arizona, Nevada, Utah, e/o dei vicini – almeno per gli standard nordamericani – Colorado e Nuovo Messico.
Ennesima attestazione del cambiamento climatico in atto, la tempesta del 20 agosto ha riversato nell’area che anche chi non ha consuetudine diretta con il paesaggio del Southwest statunitense ritroverà facilmente nelle innumerevoli citazioni, tra cinema, video musicali e pubblicità – da Zabriskie Point di Antonioni al primo Kill Biil di Tarantino, per citarne solo due – ha riversato sulla stazione meteo di Furnace Creek, il punto più basso della Valle, quello dove si rilevano le temperature monstre – 56 millimetri di pioggia, 43 dei quali – valore record – in un giorno. Per avere un’idea, l’area mediamente riceve circa 53 mm di precipitazioni all’anno.
Riapertura solo parziale
L’apertura non è totale. Molte delle strade che si dipanano lungo la vallata erano già state pesantemente danneggiate – e riparate – dopo gli allagamenti dell’estate 2022. Al momento, l’accesso è consentito soltanto attraverso la State Road 190, via Lone Pine da ovest e attraverso Death Valley Junction da est. Il transito non è proprio lineare: numerose tratte sono regolate da semafori che permettono il transito soltanto a senso unico alternato. Molte delle strade rimarranno chiuse, alcune piste sterrate, come la Titus Canyon Road, sono state letteralmente cancellate dagli allagamenti.
Tra le attrazioni, le dune di sabbia di Mesquite Flat, lo Zabriskie Point, il Golden Canyon e le distese di sale di Badwater sono regolarmente visitabili. Alloggio, cibo e carburante sono regolarmente offerti al Panamint Spring Resort, allo Stovepipe Wells Village e alla Oasis at Death Valley. Anche diversi campeggi hanno riaperto.