Preoccupati per il futuro del Pianeta, i bambini italiani soffrono di eco-ansia. È quanto emerge dallo studio nell’ambito del progetto “A scuola di acqua – Sete di futuro”, in collaborazione con TriplePact, il laboratorio di Psicologia della Salute del Dipartimento di Scienze del Sistema Nervoso e del Comportamento dell’Università di Pavia. Coinvolti 973 alunni tra i 5 e gli 11 anni e 507 insegnanti delle scuole primarie in tutta Italia.

Il fenomeno, noto come eco-ansia, non è necessariamente legato a esperienze dirette di eventi climatici estremi, ma piuttosto alimentato dall’esposizione mediatica alle notizie sui danni ambientali – spiegano i ricercatori – La semplice conoscenza delle conseguenze dei cambiamenti climatici sembra quindi sufficiente a influenzare negativamente la salute mentale dei più piccoli che però, nonostante la preoccupazione, si sentono strettamente legati all’ambiente e motivati ad agire. Considerandosi direttamente responsabili della situazione attuale”. 

L’iniziativa

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Il 95% è preoccupato per il futuro

Le emozioni più associate all’ansia dai bambini sono la preoccupazione, la tristezza, la rabbia. Il 95% tra bambine e bambini intervistati si dichiara dunque preoccupato per il futuro dell’ambiente e più di uno su 3 (pari al 40%) riferisce di aver fatto un brutto sogno sul cambiamento climatico e di aver fatto fatica a dormire o mangiare a causa di questo pensiero. Il 97,2% pensa che il proprio contributo faccia la differenza, mentre il 72% dice di riporre fiducia negli adulti e vogliono contribuire attivamente alla salute del pianeta. 

 

La ricerca – che ha previsto la somministrazione di una survey realizzata con metodologia Cawi (Computer assisted web interview) – sottolinea l’importanza di promuovere iniziative formative e di sensibilizzazione, per affrontare l’eco-ansia e favorire comportamenti sostenibili. Serena Barello, coordinatrice scientifica della ricerca: “Investire su iniziative formative può proteggere le persone dall’esperienza di eco-ansia, che rappresenta un fattore di rischio per disturbi della salute mentale”.