Un aeroporto da 7 milioni di passeggeri l’anno. Che ne potrà accogliere 12 milioni fra una decade e mezza. Per un solo sito turistico. Lo hanno inaugurato ieri in Cambogia, a Siem Reap, che altro non è che la città-campo base da cui si può facilmente raggiungere il sito di Angor Wat, l’area degli antichi templi khmer, ormai stabilmente ai vertici delle classifiche dei luoghi da non perdere, delle meraviglie del mondo, nonché ovviamente in quella dei siti Unesco World Heritage.
Ieri le prime operazioni commerciali, nel nuovo scalo internazionale Siem Reap-Angkor. Un volo Bangkok Airways è stato il primo dei 17 previsti nella giornata inaugurale di un complesso che è stato creato su un’area di 700 ettari al costo di circa un miliardo di euro, a una quarantina di chilometri a est del sito templare, e alloggia una pista da 3,6 km. La neonata infrastruttura, costruita a partire dal 2020, va a sostituire il vecchio scalo, che si trovava a soli 5 km dall’area templare. Una delle ragioni della dismissione è il timore dei danni che le vibrazioni dei sempre più frequenti transiti aerei avrebbero potuto arrecare a templi quasi millenari (risalgono perlopiù agli anni 1110-1150), alcuni dei quali letteralmente ingabbiati da alberi e radici non di molto più giovani.
L’altra, inevitabilmente, ha a che vedere con la prevedibile ulteriore crescita dei flussi turistici nell’area archeologica, visitata da 2,7 milioni di turisti l’anno negli ultimi anni pre-covid, ma con potenzialità attrattive enormi, visti anche i numeri che possono mettere in gioco il vicinissimo di casa cinese e il non distante indiano. Per dare un’idea, 7 milioni di passeggeri l’anno (12 dal 2040) sono grossomodo quelli transitati nel 2022 a Palermo, Linate e Bari; superano quelli transitati complessivamente tra Pisa e Firenze, e non sono così distanti dai 9,2 miliioni di Venezia. Considerato che le realtà italiane citate hanno un background economico ben diverso da quello della citata Siem Reap, i cui 250 mila abitanti per ragioni meramente economiche viaggiano e volano molto meno dei cittadini di Firenze o di Mestre – si può ragionevolmente affermare che Angor Wat abbia da ieri uno degli aeroporti turistici dedicati più grandi del pianeta.
Chi avesse residui dubbi sull’interesse economico-turistico di Pechino, che lo scalo è stato costruito nel quadro di un progetto BOT (build-operate-transfer) di 55 anni tra Cambogia e Cina. Tanto che, come affermato ieri dal viceprimominisro cambogiano, Vongsey Vissoth, che ha dato il via alle operazioni nello scalo, all’inaugurazione ufficiale, fissata il 16 novembre prossimo, il primo ministro di Phnom Penh, Hun Manet, sarà accompagnato da altissimi funzionari cinesi.
Per sostenere la ripresa e l’ulteriore crescita del turismo – fonte d’introito fondamentale per la Cambogia, che ancora deve avvicinare i 6,5 milioni di arrivi internazionali annui del pre-covid, con cifre che per i primi 8 mesi del 2023 sono ancora ferme a quota 3,5 miliori – un altro nuovo scalo è in arrivo. Sovvenzionato a sua volta da Pechino, servirà la capitale Pnomh Penh a partire dal 2024. Costruito su 2.600 ettari, è per il momento noto come Techo International Airport.