“A un certo punto, sicuramente non lo si potrà più aprire, se si continua con questi inverni ‘miti'”. Gilbert Cardin si preoccupa per il futuro del “suo” ponte di ghiaccio, che prepara e mantiene, ogni anno, sul fiume, quando gela, a ovest di Montreal, Quebec, Canada. Sotto il sole, nel centro del corso del fiume Outaouais, punta la lama della sua motosega per misurare lo spessore del ghiaccio, mentre i trucioli del ghiaccio si disperdono davanti ai suoi piedi. Alla fine, ritaglia ed estrae un blocco di ghiaccio, e lo misura. “Quattordici pollici di spessore – (poco piu’ di 35 centimetri e mezzo) – dice all’inviato dell’agenzia France Presse. Bastano a permettere il transito delle auto, ma non sono sufficienti per i camion, contrariamente a quanto accaduto in altri inverni, quando la coltre gelata arrivava al metro
Dal 14 febbraio, il suo tracciato, lungo 900 metri, opportunamente ripulito dalla neve fresca e dai resti delle conifere circostanti che vi si ammassano – permette agli automobilisti di raggiungere facilmente, i due villaggi di Pointe-Fortune e St-André-d’Argenteuil, posti l’uno di fronte all’altro, al confine con l’Ontario. Siamo, impedimenti fisici a parte, poco meno di ottanta chilometri a Ovest di Montreal. D’estate, a collegare i due siti, provvedono i ferry. Ma tra dicembre e aprile, il servizio via acqua non potrebbe operare: il percorso, senza il contributo del ponte, si allungherebbe di oltre quaranta chilometri. Dei tre ponti di ghiaccio “ufficiali” della regione di Montreal, è l’unico che ha potuto funzionare quest’inverno. “Ma con un mese di ritardo”, spiega desolato il proprietario. Colpa del riscaldamento globale, e di un inverno che ha avuto un avvio particolarmente mite, spiega Cardin, che ha 54 anni e fa l’autotrasportatore.
Quebec, il ponte di ghiaccio è al capolinea: il riscaldamento non lo farà più costruire
In realtà problemi con lo spessore del ghiacio se ne tano “da 25 anni”, tanti quanti ne ha l’idea di Gilbert. “Non c’è mai stato un anno simile al precedente o al seguente – racconta -, tuttavia gli ultimi 10 anni sono stati più complicati, con casi di disgelo più frequenti. Il tutto non impedisce di aprire la “struttura” in media per cinque settimane l’anno. Gli estremi? Il record assoluto del 1997, 12 settimane, e totale impossibiltà di aprire, nel 2018. E questo 2021 ha tutte le caratteristiche di “un anno da dimenticare”, con l’apertura tardiva cui dovrebbe fare seguito un arrivo imminente della primavera, che costringerà alla chiusura definitiva entro qualche settimana. Nel frattempo, Gilbert libera incessantemente il tracciato dalla neve fresca. In caso contrario, i fiocchi, che agiscono da isolante, impedirebbero al ghiaccio “di ispessirsi spontaneamente – finché la temperatura esterna lo permette – al ritmo di 2,5 centimetri al giorno”.
Sin dall’epoca della Nuova Francia – secoli XVI-XVII – queste “scorciatoie invernali”, come le definiscono i quebecois, erano assai comuni lungo il San Lorenzo e i suoi affluenti, quale è l’Outaouais, che è il più importante. Negli anni ’80 dell’Ottocento, uno di questi aveva addirittura supportato una linea ferroviaria tra l’Isola di Montreal e la riva destra del San Lorenzo. Oggi, solo una dozzina di queste reminescenze degli inverni passati sopravvivono nell’intero Canada, di cui circa la metà nello stato francofono. Molti sono messi a repentaglio dagli umori del clima, soprattutto a sud.
Proprietario di un altro ponte, più a valle lungo l’Outaouais, Claude Desjardins racconta ad Afp di non averlo potuto mettere in servizio, quest’anno. Le condizioni del ghiaccio del suo tracciato, che si estende per 2 chilometri tra i villaggi di Hudson e di Oka, non sono “sicuri”, spiega. Una situazione che gli si era già presentata nel 2017 e nel 2018. Gilber, intanto, incrocia le dita per le prossime settimane, sperando che il freddo resista. “Se il ghiaccio non si ispessisce alla svelta e arriva il caldo, si va presto a casa”. Non sarà comunque una stagione prospera, perché “i clienti non ci sono: per via del Covid, non c’è nessuno sulle autostrade, tutti fanno telelavoro”, si lamenta aggungendo che nella giornata, ha visto transitare una trentina di persone, contro le cento che passano nelle annate normali.
“Quando ho visto che era aperto, ed ero a Blainville (sobborgo settentrionale di Montreal, a una cinquantina di chilometri da St-André-d’Argenteuil, l’estremità nord – quella più facilmente accessibile, sulla rive gauche – del ponte. n. d. r.) mi sono subito detto che dovevo passare di qui – spiega ad Afp Eric Deschamps, un habitué del sito. Il biglietto per transitare sul ponte – c’è anche il sito web con orari e stato di apertura aggiornati – gli è costato 7 dollari canadesi (4,6 euro circa) – ma evita una deviazione considerevole. “E costa meno della benzina, specie per chi guida un pick-up”, conclude.