Gli scienziati la chiamano “carne colturale”, molti la considerano una scelta “sostenibile”, per gli ambientalisti è una soluzione etica (non si uccide nessun animale). Eppure la carne coltivata, creata da cellule animali fatte proliferare all’interno di bioreattori (lo stesso procedimento con cui si prende un germoglio e lo si fa crescere in una serra) in Italia continua a provocare polemiche e proteste. L’ultima sarà una manifestazione nazionale indetta per il 19 marzo a Parma dalla Coldiretti davanti alla sede dell’Efsa (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) con lo slogan #facciamoluce. Nonostante il governo italiano abbia varato una legge in vigore nel dicembre scorso con cui ne vieta sia la produzione che l’immissione sul mercato e che gli unici Paesi al mondo ad averne autorizzato il consumo sono fuori dell’Unione europea: Singapore e Israele. In Europa esistono solo startup che si occupano di carne coltivata e solo alcuni Paesi come la Germania, la Spagna e i Paesi Bassi hanno destinato fondi pubblici alla ricerca. Allora cosa ha scatenato la reazione della Coldiretti?

Il dossier sul “novel food”

La questione, un po’ complicata, è questa. L’associazione degli agricoltori, invocando il principio di “precauzione” nei confronti dell’Unione europea, ha deciso di riaprire il dossier “novel food” (che include anche la carne creata su base cellulare) lanciando un appello perché il cibo artificiale venga considerato al pari di una sostanza farmaceutica, invece che un alimento. La sola possibilità che anche la carne coltivata possa essere inserita dall’Efsa tra i nuovi cibi ha spinto la Coldiretti prima sostenitrice della sua messa a bando, insieme al ministro dell’Agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida, a scendere in piazza a Parma. La città non è stata scelta a caso: oltre ad essere il cuore della Food Valley italiana è la sede dell’autorità europea per la sicurezza alimentare, l’unica agenzia europea presente in Italia.

Lanciando richiami alla difesa dell’identità nazionale e della sicurezza alimentare nell’ambito delle politiche comunitarie, evocando “rischi non esclusi” per la salute, e di effetti “non ancora escludibili” la manifestazione attraverserà il centro della città con le bandiere gialle dell’associazione. In testa, assicurano gli agricoltori, ci saranno il presidente nazionale Ettore Prandini e il segretario generale Vincenzo Gesmundo. Obiettivo: manifestare a favore dell’Europa e sollecitare l’Efsa ad una maggiore attenzione al rapporto cibo-salute quando si parla di cibi nuovi. Ma i toni si sono talmente alzati che i dirigenti dell’Efsa hanno deciso di chiudere la sede “per ragioni di sicurezza” e di far rimanere a casa i circa 800 dipendenti.

Tra scienza e politica

Al centro della contesa tra scienza e politica, la carne coltivata secondo la Coldiretti, deve essere considerata come un farmaco e quindi passare attraverso lo stesso iter di un medicinale destinato a curare patologie gravi. Per questo motivo chiedono all’ente europeo di rivedere i criteri di valutazione. Si fa anche riferimento ad un documento apparso sul sito del ministero della Salute in cui alcuni ricercatori dell’università di Tor Vergata chiedono proprio all’Efsa che vengano introdotti test clinici e pre clinici obbligatori per i novel food.

Di battaglia “più culturale che economica” parla Beatrice Mautino, divulgatrice scientifica che difende l’ente scientifico europeo e la sua indipendenza. “In Europa siamo riusciti ad avere standard di sicurezza elevati proprio grazie all’Efsa che essendo un ente scientifico non deve subire pressioni di nessun genere. Non solo. Questo documento non è firmato, ma rimanda ad un tavolo tecnico interministeriale di cui non abbiamo trovato traccia. In pratica, la Coldiretti chiede ai ricercatori di cambiare le regole di valutazione della sicurezza alimentare sui cibi a base cellulare. Due i punti critici. Il primo è il fatto che il ministero non chieda il parere alla comunità scientifica, ma ad un singolo team di scienziati, come invece avviene in altri Paesi. Secondo che la Coldiretti vada a protestare contro un ente scientifico indipendente. Gli chiede di diventare dipendente da un sindacato e non di lavorare nell’interesse dei cittadini. Questa è una forzatura: voler scardinare l’indipendenza dell’Efsa”.

I motivi dei sostenitori della carne coltivata

La carne coltivata potrebbe ridurre fino al 99% l’uso del suolo, fino al 96% l’uso di acqua e fino al 96% le emissioni di gas serra derivanti dalla produzione di carne. Un altro motivo è il calo del consumo di carne legato alla crescente attenzione al benessere degli animali che sta convincendo i produttori a valutare metodi di produzione alternativi per restare nel mercato. Infine, con la carne coltivata si limiterebbero le patologie associate al consumo di carne rossa, i casi di zoonosi e la contaminazione della carne da parte di agenti patogeni, associati all’intensità dell’allevamento del bestiame. Infine. Secondo i sostenitori la carne coltivata rappresenta una delle possibili risposte all’impatto ambientale degli allevamenti.