La seconda vita dei siti industriali italiani. Dopo avere ospitato per decenni officine, fonderie, catene di montaggio, miniere, centrali elettriche, villaggi operai, stazioni di pompaggio e uffici, parte del patrimonio industriale italiano si è riconvertito in meta turistica, con le fabbriche dismesse musealizzate, riconvertite a nuove funzioni o trasformate in archivi aziendali capaci di disegnare la geografia del made in Italy.
Centinaia di siti sparsi per tutta la penisola, spesso rimasti ai margini dei tradizionali circuiti turistici, che illustrano lo stretto legame tra le produzioni di ogni tipo e i territori e le culture di appartenenza, sono oggi in parte esplorati dal geografo Jacopo Ibello nella Guida al Turismo Industriale (Morellini Editore, 17,90 euro). Quasi trecento schede accompagnano il lettore alla scoperta di altrettanti ex siti industriali aperti al pubblico, capaci di raccontare la storia socio-economica della nostra Penisola. Il viaggio inizia a Torino, dove si può vagabondare tra diverse testimonianze dell’attività industriale, dal Museo Nazionale dell’Automobile, situato all’interno di un edificio di architettura moderna progettato nel 1960, al parco Dora, nato nel 2011 dalla riqualificazione delle Ferriere Fiat e della Michelin.
Uscendo dalla città della Fiat ecco il Villaggio Leumann di Collegno, realizzato dal 1875 al 1912 attorno a un cotonificio, e l’ecomuseo del Dinamitificio Nobel di Avigliana, dove sono stati recuperati macchinari, documenti, il rifugio antiaereo e le camere di scoppio. Si prosegue con la Lombardia, dalla Fondazione Prada nata dal recupero dell’ex distilleria della Società Italiana Spiriti di inizio Novecento, al Museo Civico del Setificio Ponti di Abbadia Lariana, sul lago di Como, con i tre torcitoi rettangolari, ancora al loro posto, e la roggia che alimentava già nel Seicento una piccola follatura da cui sarebbe poi nata questa fabbrica.
Scendendo verso sud ecco il Museo della Bonifica di Argenta, che racconta il delicato equilibrio idraulico del bacino del Reno, il fiume più lungo dell’Emilia-Romagna, e le antiche miniere, da quella di zolfo di Cabernardi, nella Marche, a quella di Gavorrano in Toscana. In Lazio troviamo la celebre Centrale Montemartini di Roma, con i capolavori dell’arte classica romana esposti tra gli imponenti motori diesel che davano elettricità a questa angolo della capitale, le cartiere di Isola del Liri e la grande torre idrica di Pontinia.
Che dire poi della Pontificia Fonderia Marinelli in Molise, dove si producevano campane per le chiese, o dell’imponente complesso metallurgico destinato alla manutenzione e alla produzione di locomotive creato agli inizi dell’Ottocento da Ferdinando II a Pietrarsa , vicino a Napoli, e oggi trasformato in Museo Nazionale Ferroviario. In Puglia si va della Salina di Margherita di Savoia, con il suo museo storico, al confettificio storico Mucci di Andria, fino alla Distilleria De Giorgio, alle porte di Lecce, trasformata in centro di residenze artistiche.
Poi vengono le due grandi isole. Dalla Sicilia delle solfatare ai Cantieri Culturali Alla Zisa, ospitati nelle ottocentesche officine del designer Vittorio Ducrot, autore di alcuni dei più splendidi arredi Liberty del tempo, fino alle tante miniere sarde. La segnalazione dei quasi trecento visitabili è accompagnata da una precisa collocazione geografica attraverso le coordinate Gps, dai contatti utili al visitatore per ottenere ulteriori informazioni, dalle modalità di visita, gli orari di apertura e la bigliettazione. La guida elenca anche le principali iniziative nazionali dedicate alla cultura industriale.