Era un poligono di tiro, una caserma militare abbandonata in mezzo alla laguna. Degrado e inquinamento, sterpaglie e immondizie, dopo essere stata per tanti secoli convento e punto di sosta dei pellegrini diretti in Terrasanta come le tante isole dell’arcipelago lagunare. Conventi e bastioni per la difesa.
Oggi l’isola della Certosa, 15 ettari a due passi dal Lido e da Sant’Elena, è diventata un parco urbano e un centro della nautica. Ma soprattutto, la capitale dell’ecosostenibilità. Proprio alla Certosa infatti sono funzionanti da qualche mese i sistemi per l’impianto di energia alimentata dal sole e dal vento. Il più grande di Venezia, dove si cominciano a sistemare pannelli sui tetti delle case, in accordo con la Soprintendenza e con grande attenzione al delicato ambiente veneziano. 1200 metri quadrati di pannelli garantiscono alle attività dell’isola 250 Kilowattore. E una riserva di energia per le ore notturne. La tipolgia dei pannelli, color tegole, consente di non notare troppo ala differenza con i tetti tradizionali.
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Sono uno dei punti di un progetto che fa dell’isola veneziana un’eccellenza delle energìe rinnovabili a livello nazionale. Merito di Alberto Sonino, 45 anni, veneziano campione di vela che dopo aver girato mezzo mondo a un certo punto ha scelto la strada dell’imprenditore. Ha preso in concessione dal Demanio l’isola abbandonata, ha ottenuto finanziamenti europei e ha aperto attività di cantieristica, con un’officina meccanica, rimessaggi per le barche, un piccolo ristorante, un alberghetto vicino all’antica cisterna dell’acqua.
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Vento di Venezia, si chiama e adesso è giunto a una svolta. Con l’ultimazione della bonifica bellica, il risanamento del verde dopo la tromba d’aria che nel 2013 aveva abbattuto decine di piante e con l’approvazione del progetto da parte di Comune e Regione, la Certosa è diventato il primo parco urbano della laguna. Ettari di verde e sentieri percorribili. Ma anche attività economiche compatibili, casette nel bosco con vista laguna in legno, scuole di vela e di kajak. Scoperte archeologiche, come l’antico chiostro dei Certosini ora in parte restaurato, una natura selvaggia a pochi minuti di vaporetto – o di barca – da piazza San Marco. Un laboratorio di sostenibilità.
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“Mi piacerebbe che il grande progetto di Venezia capitale mondiale della sostenibilità varato pochi giorni fa dal governo e dagli enti locali passasse anche da qui”, dice Sonino. Nell’isola tutto è pensato in funzione della sostenibilità. Un progetto che si ispira al principio DNHS (Do not significant harm). Spiega Sonino: “Per me questo principio consiste nell’evitare a monte la necessità di compensazioni e mitigazioni che non annullino l’impatto delle opere, evitando ogni intervento importante non reversibile”.
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Così, nell’isola funziona un sistema di teleriscaldamento che utilizza con un sistema centralizzato l’acqua dei pozzi artesiani, evitando l’uso di combustibili fossili. L’acqua viene poi riutilizzata per l’irrigazione. E per la creazione di orti e coltivazioni, e soprattutto della vite, com’era nell’antica tradizione monastica della Certosa. Nell’isola ci sono i primi esemplari di barche elettriche funzionanti. Silenziose e non inquinanti, che qualcuno vorrebbe estese a tutta la laguna. E sistemi futuribili per la raccolta differenziata dei rifiuti.
Come il drone ‘spazzino’ che raccoglie dall’alto i rifiuti galleggianti in acqua. Anche lo scavo dei canali, manutenzione necessaria, e a volte inquinante, viene fatto con il riutilizzo dei sedimenti che dopo essere stati purificati vengono utilizzati per la ricostruzione delle barene, tipiche conformazioni di terra emersa delle lagune.
E poi l’idrogeno. Le macchinette elettriche per spostarsi in un’isola dalle dimensioni importanti. Un sogno che in parte è già diventato realtà e può fare scuola: nell’isola della Certosa l’energìa si ricava dal vento e dal sole.